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La cultura filosofica di Girolamo Savonarola tra predicazione e umanesimo: Platone, Aristotele e la Sacra Scrittura

La culture philosophique de Jérôme Savonarole entre prédication et humanisme : Platon, Aristote et les Saintes Écritures
The Philosophical Culture of Girolamo Savonarola between Preaching and Humanism: Plato, Aristotle, and the Holy Writ
Lorenza Tromboni

Résumés

Le rapport entre la culture philosophique florentine du xve siècle et le frère dominicain Jérôme Savonarole est analysé grâce à ses deux collections de notes philosophiques, le De doctrina Aristotelis et le De doctrina Platonicorum. Les deux textes peuvent être considérés comme de petits répertoires en latin de philosophie ancienne utilisés pour enrichir les sermons avec des thèmes, des concepts et des exemples tirés des œuvres d’Aristote et de Platon qui sont cités en tant que représentants du plus haut point que la raison peut atteindre sans la foi chrétienne, porteurs d’une sagesse qui leur a permis d’étudier et de comprendre un grand nombre des questions fondamentales sur l’homme et sa relation avec les autres êtres créés.

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Texte intégral

  • 1 La più recente biografia è di D. Weinstein, Savonarola: Rise and Fall of a Renaissance Prophet, Lon (...)
  • 2 Jean-Louis Fournel e Jean-Claude Zancarini hanno privilegiato la prospettiva politica, ad esempio i (...)
  • 3 Basti pensare agli studi di G. Ciappelli, Il carnevale del Savonarola, in G. C. Garfagnini (a cura (...)
  • 4 Eugenio Garin e Cesare Vasoli da due punti di vista diversi: il primo include Savonarola in E. Gari (...)
  • 5 Gli editori delle sue opere, tra cui Armando F. Verde, Elettra Giaconi, Gian Carlo Garfagnini (le o (...)
  • 6 In vista del 1998, fu costituito un Comitato Nazionale per le celebrazioni del V centenario della m (...)
  • 7 Ricordiamo in particolare il monumentale lavoro di p. Armando Verde sulle annotazioni a margine del (...)
  • 8 Così G. M. Barbuto, Il pensiero politico del Rinascimento. Realismo e utopia, Roma, Carocci, 2008, (...)

1Ci sono molti modi di considerare la persona e la vita di Girolamo Savonarola, il frate domenicano di origine ferrarese protagonista di una delle stagioni più critiche della storia di Firenze, ovvero l’ultima decade del XV secolo1. Possiamo adottare la prospettiva politica o quella teologico-pastorale2; possiamo considerare il suo atteggiamento verso il popolo fiorentino, le sue iniziative per i bambini o per il decoro cittadino3, oppure i suoi rapporti con gli intellettuali del tempo4; possiamo infine considerarlo da un punto di vista strettamente autoriale e analizzare le sue opere dal versante filologico e filosofico5. Tutte queste strade sono state battute nel corso dei secoli, con maggiore o minore intensità: spesso ha prevalso un atteggiamento partigiano nella ricostruzione della vicenda savonaroliana, un inciampo dal quale la critica è uscita con grande fatica solo nel XX secolo, e un notevole contributo è arrivato dalla messe di studi promossi per il cinquecentenario della morte di Savonarola6. Tra queste pubblicazioni hanno avuto particolare importanza le edizioni di testi — molti dei quali a cura di P. Armando Felice Verde — nonché gli studi che hanno approfondito la conoscenza delle opere del frate: in questo modo, buona parte dei luoghi comuni storiografici sono stati portati alla luce e, in alcuni casi, notevolmente ridimensionati7. La figura e l’opera di Savonarola restano comunque al centro di un processo di esegesi che è sempre delicato e spesso critico, a causa del fatto che ognuna delle prospettive che abbiamo rammentato sopra è valida e complementare alle altre: Savonarola non è solo un autore, non è solo un predicatore, non è solo una figura politica, non è solo un profeta. Egli non può essere ridotto ad un’unica dimensione, ma tutte devono essere ben presenti allo studioso che si avvicina a questa figura tutt’ora molto carismatica, capace di dividere e di suscitare discussioni storiografiche accese. C’è, inoltre, un elemento geografico che talvolta viene sottovalutato nello studio degli autori del passato, per i quali, invece, il luogo in cui si trovano e la lingua che utilizzano sono determinanti, soprattutto nei casi in cui la sfera politica è così rilevante come per il nostro autore. Per Girolamo l’elemento fondante della sua azione riformatrice è la città di Firenze, che condiziona e informa molte delle sue scelte e delle posizioni da lui prese nel corso degli anni: «la vicenda savonaroliana risulta incomprensibile se si prescinde dal suo contesto fiorentino»8. Ed è giusto parlare di «vicenda» perché il termine rende conto della complessità e della molteplicità degli aspetti da considerare; volendo dare una rappresentazione grafica di questa storia, possiamo pensare ad uno schema dal movimento centripeto, in cui tutti i componenti dipendono dal nucleo centrale: il nucleo è il rinnovamento spirituale di Firenze, la sua salvezza e la sua elezione a guida per l’Italia intera, mentre la politica, le riforme, la predicazione, la profezia e ogni singola opera scritta da Savonarola hanno come scopo l’ottenimento di questo obiettivo centrale e orbitano attorno ad esso.

  • 9 Cfr. A. F. Verde, Girolamo Savonarola: il Quaresimale di S. Gimignano (1486). Rationes flagellorum (...)
  • 10 Cfr. G. C. Garfagnini, Savonarola. Democrazia, tirannide, profezia, Firenze, Sismel-Edizioni del Ga (...)
  • 11 G. Savonarola, Prediche sopra Aggeo, con il Trattato sopra il reggimento e governo della città di (...)

2Prendiamo ad esempio la profezia: a partire dal 1486, durante la predicazione nella città di San Gimignano, Savonarola comprende di avere una missione da portare avanti in un luogo preciso, che è destinato ad essere la culla del rinnovamento di tutta l’Italia e, idealmente, di tutta la cristianità9. Quando torna a Firenze nel 1490, il Domenicano è molto più consapevole della sua missione e sviluppa un apparato teorico intorno alla sua intuizione profetica: la città di Firenze, una delle città più ricche e importanti del tempo, luogo di commercio e di arte, è invasa dal vizio e dal peccato, ed ha urgente bisogno di essere riformata, rinnovata, deve rinascere10. Questa rinascita, però, non può avvenire senza un processo di punizione, pentimento e purificazione, un flagello, il segno che Dio vuole punire e redimere la città. La storia viene incontro a Savonarola, poiché il caso della campagna italiana di Carlo VIII tra il 1494 e il 1495 si presenta agli occhi del frate come la concretizzazione della punizione divina; ed è qui che l’elemento politico prende forza nella predicazione savonaroliana, la cui azione arriva concretamente a toccare la politica e la sorte della città del Fiore. La predicazione di questi anni, dal ciclo sul libro del profeta Aggeo in poi11, si concentra su questo, la lettura delle trascrizioni dei sermoni non lascia adito a dubbi. Del resto, è proprio la lettura non sistematica delle opere di Girolamo che ha condotto a giudizi affrettati sulla sua visione della politica, della civitas e della spiritualità: excerpta di sermoni o di trattati, citati fuori dal loro contesto, talvolta messi in parallelo con passi di Niccolò Machiavelli, hanno creato un corto circuito nella percezione di quello che il domenicano ha veramente fatto e scritto.

  • 12 Cfr. F. De Sanctis, Storia della letteratura italiana, Napoli, Morano, 1890, vol. XI, p. 416: «A tu (...)
  • 13 Si veda F. Bacchelli, Pico, Giovanni conte della Mirandola e Concordia, in Dizionario biografico de (...)
  • 14 G. Savonarola, Scritti filosofici, a cura di E. Garin e G. C. Garfagnini, 2 voll., Roma, Belardetti (...)
  • 15 G. Savonarola, Scritti filosofici, cit., vol. I. Su questo tema cfr. G. C. Garfagnini, La questione (...)
  • 16 I testi chiave per comprendere le posizioni dei due autori sono: Marsilio Ficino, De vita libri III (...)
  • 17 E. Garin, La cultura filosofica del Rinascimento italiano. Ricerche e documenti, Firenze, Sansoni, (...)
  • 18 A. F. Verde, La presenza della cultura scolastica nelle opere di fra’ Girolamo Savonarola, in Girol (...)
  • 19 Edizione in: Inter omnes Plato et Aristoteles. Gli appunti filosofici di Girolamo Savonarola. Intro (...)

3Un’altra questione che è stata rapidamente liquidata in passato, proprio grazie a questo metodo ‘a campione’ della lettura delle opere di Savonarola, è quella delle sue effettive conoscenze di letteratura e filosofia, una questione i cui limiti sono stati definiti in base all’assunto di De Sanctis12, per cui il frate era una scoria medievale nella Firenze del Rinascimento, dove si leggeva Platone, dove i Medici commissionavano opere d’arte e dove Giovanni Pico della Mirandola si era rifugiato dopo l’ultima delle sue avventurose fughe13. La contrapposizione tra il Medioevo, impersonato da Savonarola, e il Rinascimento, incarnato negli intellettuali del circolo laurenziano, si presentava alla storiografia come un facile schema con cui interpretare la storia del frate: facile e quantomai incompleto, questo schema soddisfaceva e dava una certa tranquillità, poiché permetteva di relegare Girolamo e la sua profezia politica nella categoria dell’eccezione, quasi dell’errore rispetto ad una periodizzazione che ha cominciato ad ammorbidirsi solo da pochi decenni. Una prima breccia però si è aperta negli anni ’80 del Novecento, quando Eugenio Garin e Gian Carlo Garfagnini hanno pubblicato l’edizione di una serie di scritti filosofici del nostro autore dai quali traspare una notevole conoscenza della filosofia classica, di Aristotele, di Platone e di Severino Boezio14. Non solo: tra questi scritti c’è anche il Trattato contra li astrologi, cioè un volgarizzamento semplificato delle Disputationes adversus astrologiam divinatricem di Giovanni Pico della Mirandola, un’opera che richiedeva senz’altro solide conoscenze di fonti, temi e concetti relativi alla discussione sull’astrologia15, considerata uno dei principali temi della filosofia rinascimentale, che aveva visto il Mirandolano contrapporsi alla dottrina di Marsilio Ficino sulla divinazione16. Già nel 1961, ad ogni modo, Garin aveva dedicato uno studio approfondito ad un codice savonaroliano della Biblioteca Nazionale di Firenze, il D.VIII.985; lo studioso si era soffermato su due raccolte di appunti filosofici di Girolamo — un compendio di filosofia aristotelica, più corposo, e un più breve compendio di filosofia platonica — e ne auspicava l’edizione17. Molti anni dopo, nel 1998, durante i lavori del cinquecentenario della morte del frate, p. Verde tornava ad accennare a questi due compendi e alla loro importanza per conoscere le fonti savonaroliane18: le due raccolte di appunti hanno atteso fino al 2012 per vedere la luce, quando sono stati pubblicati da chi scrive rispettivamente con il titolo di De doctrina Aristotelis e De doctrina Platonicorum19.

  • 20 Cfr. F. Bacchelli, Pico, Giovanni, conte di Mirandola e Concordia, cit.
  • 21 Per la precisione nel 1482, quando Pico si recò a Reggio per assistere alle dispute teologiche che (...)
  • 22 Pubblicata per la prima in Opere di Hieronymo Benivieni, Firenze, eredi di Filippo Giunti, 1519, si (...)
  • 23 Cfr. M. J. B. Allen, The Birth Day of Venus. Pico as Platonic Exegete in the Commento and the Hepta (...)

4A proposito di Pico, possiamo dire che egli rappresenta, in quel momento storico, uno dei legami più forti e particolari tra Girolamo e la cultura umanistica. I due si conobbero a Firenze, dove il conte aveva soggiornato a più riprese tra il 1485 e il 1488 e dove fece ritorno nell’88 dopo il suo arresto in Francia20; fu proprio Pico a chiedere a Lorenzo il Magnifico di far venire Savonarola a predicare in città, che in effetti tornò nel 1490 — dopo il suo primo soggiorno fiorentino del 1482-1487 — nel convento di San Marco. I due si erano incontrati in realtà anni addietro: Pico aveva avuto occasione di sentire una disputa a cui partecipava anche il frate ed era rimasto colpito dalla sua forza argomentativa21. Una volta ritrovatisi a Firenze, il loro rapporto si intensificò ed emersero alcuni punti di condivisione intellettuale molto forte, come l’opinione espressa da entrambi sull’astrologia divinatrice, che portò alla redazione da parte del frate del Trattato contra li astrologi, come detto sopra. Ma fu soprattutto l’interesse di Pico per la riflessione teologica che lo portò in questi anni ad avvicinarsi molto a Savonarola, il quale tentò senza successo di indurlo ad entrare nell’ordine domenicano. Questo rapporto di vicinanza intellettuale, ad ogni modo, ebbe un riflesso piuttosto evidente anche in una delle raccolte di appunti di cui ci occuperemo in questo contributo, cioè nel De doctrina Platonicorum. Il secondo paragrafo della raccolta è, infatti, dedicato al Commento sopra una canzona de amore composta da Girolamo Benivieni di Pico22: si tratta di un’opera in cui il Mirandolano si schiera apertamente contro la lettura della filosofia platonica data da Ficino, in particolare a proposito della dottrina dell’anima e della natura divina23. La presenza della Canzona nella raccolta platonica di Savonarola, insieme ad alcune brevi ma inequivocabili osservazioni critiche nei confronti di Ficino, lascia intendere la volontà del frate di tenersi ben a distanza dal platonismo di ispirazione ficiniana, pur nella necessità di utilizzarne le recentissime traduzioni dal greco, grazie anche alle quali questi appunti sono nati.

  • 24 Per la bibliografia su questi temi si rimanda alla rassegna bibliografica pubblicata annualmente ne (...)
  • 25 Sulla posizione di Ficino nei confronti del profetismo di Savonarola, cfr. M. Vanhaelen, Ficino’s C (...)

5Tuttavia, Marsilio Ficino costituisce senz’altro l’altro ramo principale del legame tra Savonarola e la cultura umanistica, un legame controverso che vide fasi positive e negative: il punto di maggiore differenza tra Ficino e Savonarola consisteva proprio nella concezione della filosofia classica e del sapere antico e pagano in generale; Marsilio era convinto che questo sapere si potesse fondere completamente con il Cristianesimo, una fusione che avrebbe permesso il rinnovamento stesso della religione. Al contrario, il frate concepiva ogni opera e ogni autore — antico, medievale e a lui contemporaneo — in funzione di un ritorno all’unica vera forma di sapere necessaria per i cristiani, ovvero la Sacra Scrittura24. Ricordiamo inoltre che dopo un momento di forte vicinanza all’idea di rinnovamento promossa da Savonarola, legata fortemente all’ispirazione profetica del frate, Marsilio Ficino cominciò a prendere progressivamente le distanze dal predicatore, fino a che, dopo la condanna e l’esecuzione del 1498, scrisse una Apologia contra Savonarolam, un’opera nella quale Ficino accusava Girolamo di essere addirittura l’Anticristo e di aver ingannato i cittadini di Firenze con le sue false profezie25.

  • 26 L’opera è edita in A. Gherardi, Nuovi documenti e studi intorno a Girolamo Savonarola, Firenze, San (...)
  • 27 G. Savonarola, Apologeticus de ratione poeticæ artis, in Id., Scritti filosofici, cit., pp. 264-265

6Un altro umanista con cui il nostro autore ebbe uno scambio di opinioni diretto è Ugolino Verino, autore del Carmen de christiana religione ac Vitæ monasticæ fœlicitate, notaio e poeta, esponente del cosiddetto ‘umanesimo cristiano’26. Verino, che come molti intellettuali del tempo era affascinato dalle prediche di Savonarola, con l’intenzione di avvalorare certe affermazioni del frate in merito al rapporto tra poesia e religione, aveva distinto nel Carmen la poesia sacra da quella licenziosa. Nell’Apologeticus de ragione poeticæ artis del 1491, però, Savonarola rifiutava nettamente questa presunta distinzione, affermando con decisione che sacro e profano non potevano in nessun caso essere accostati. Interessante è che per avvalorare questa differenza, Savonarola usava l’autorità di Platone: «Contra hoc poetarum genus Plato legem ferendam censuit quam nostri christiani hodie nec intelligere nec servare volunt, ut in die iudicii surgat Plato et infidelis homo christianorum capita condemnet»27.

  • 28 Bisogna dire che molti furono gli intellettuali fiorentini che si professarono apertamente savonaro (...)

7Ci pare utile portare un’ultima testimonianza, stavolta indiretta, del rapporto tra Savonarola e la cultura umanistica28: nel 1504 veniva pubblicato a Firenze il De honesta disciplina di Pietro Crinito, allievo di Poliziano e da questi introdotto nel circolo degli intellettuali laurenziani; Crinito aveva messo insieme numerosi scritti precedenti in cui si affrontavano temi filosofici in forma di dialogo tra personaggi della sua cerchia. Nel secondo capitolo del terzo libro, intitolato Disputatio habita inter Hieronymum Savonarolam et Picum Mirandulam de philosophia veterum cum Christiana academia, si trova un notevole scambio tra Pico, Savonarola e un certo Laurentianus, ambientato a Firenze nel giorno della morte di Pico, il 17 novembre 1494. La discussione verte sul rapporto tra il cristianesimo e la filosofia antica e la battuta pronunciata dal frate non lascia dubbi sulla sua posizione:

  • 29 P. Crinito, De honesta disciplina, a cura di C. Angeleri, Roma, Bocca, 1955, lib. III, 2, p. 104 (m (...)

Cave […] Laurentiane, ne verba pro rebus accipias. Nam qui veteres philosophos in academiam pertrahuntur perfacile quidem vel falluntur ipsi, vel alios fallunt. Plato enim ad animi insolentiam, Aristoteles vero ad impietatem instruit. Quo magis te […] hortamur, ut ab ipsis philosophie spatiis atque umbraculis ad Salomonis potius porticum deficias, in qua certissima vitae ratio atque veritas continentur29.

La filosofia rappresenta per il cristiano — qui impersonato da Laurentianus un pericolo, poiché Aristotele e Platone non possono insegnare le virtù che devono essere al centro dell’ottica religiosa di cui il frate si fa portatore; solo i più attenti e istruiti possono fare uso di certi ‘pericolosi’ oggetti, come la filosofia pagana e la cultura classica in generale.

8Proprio per questo gli appunti filosofici sono una testimonianza preziosa — e forse dirimente — della complessa personalità del frate e ci permettono di capire quale fosse la conoscenza di Savonarola della filosofia classica: leggerli equivale ad entrare nello studio del frate ed osservarlo mentre legge e annota concetti che può riutilizzare nella predicazione, temi, spunti, esempi che possano restare in mente ai suoi uditori; in secondo luogo, essi mostrano che il suo legame con la città di Firenze era anche intellettuale, culturale e, pur essendo interessato ad aspetti non precipuamente filosofici o letterari, Savonarola conosceva e faceva uso degli stessi strumenti usati da chi era convinto che il vero rinnovamento passasse eminentemente dalle pagine di Platone, Aristotele, Plotino o Cicerone. Una ‘cassetta degli attrezzi’ che Girolamo utilizzava a suo modo e per il suo scopo, che restava il nucleo centrale intorno al quale ruotava tutta la sua attività: la salvezza e la rinascita della cristianità, a partire dalla città di Firenze.

9Un passo che aiuta a comprendere il metodo con cui il frate conciliava filosofia classica e religione è contenuto nel primo dei sermoni sul salmo LXXII «Quam bonus Israel Deus his qui recto sunt corde», un ciclo di venticinque prediche in latino rimaste in un forma incompiuta:

  • 30 G. Savonarola, Sermoni sopra il salmo «Quam bonus», a cura di C. Leonardi, Roma, Belardetti, coll. (...)

Sermoni sopra il salmo «Quam bonus»: Quia naturalissimum est homini querere ultimum finem humane vite, inter cetera studia, in quibus homines ingenio excellentissimi sudarunt, maxime fuerunt soliciti circa hoc, ut videlicet finem ultimum hominis invenirent. Priores autem philosophi tamquam rudiores, non valentes elevare intellectum ad spiritualia bona, felicitatem hominis in bonis corporalibus esse dixerunt, unde quidam eam in divitiis, quidam in honoribus et gloria, quidam in dignitatibus, quidam vero in corporis voluptatibus eam constituerunt. Posteriores vero, tamquam perspicaciores, in bonis anime eam posuerunt secundum partem intellectivam, et quamvis diversi diversa dixerunt, tamen excellentissimi, inter omnes Plato et Aristoteles, in contemplatione divinorum beatitudinem esse voluerunt30.

  • 31 Si veda su questo tema il recente volume P. Delcorno, E. Lombardo e L. Tromboni (a cura di), I serm (...)

10Questi sermoni hanno in molti casi una struttura simile ad una quæstio disputata e, nel primo, Savonarola introduce il tema della beatitudine con un argomento di carattere filosofico, ovvero ponendo la distinzione cronologica e morale insieme, tra i «priores philosophi» e i «posteriores tanquam perspicaciores»: i primi filosofi, più legati alla corporeità, non davano importanza ai beni spirituali e all’elevazione dell’intelletto e credevano che la felicità risiedesse nella mera soddisfazione dei bisogni del corpo; i ‘posteriores’ al contrario, più perspicaci e raffinati, hanno capito che la vera felicità risiede nel bene dell’intelletto. Tra questi ultimi, sono Platone e Aristotele ad essersi elevati più degli altri al di sopra della materia e del corpo e si sono rivolti verso la contemplazione del divino. Per quanto sulle prime possa destare perplessità, in quanto difficile da conciliare con l’immagine di Savonarola che la tradizione ci ha consegnato, questo brano rappresenta la chiave per comprendere il senso della cultura filosofica del frate: sono, in effetti, molti i passaggi dei sermoni in cui si trova una caratterizzazione positiva di Platone e di Aristotele, considerati come coloro che hanno raggiunto il punto più alto che la ragione potesse toccare senza l’ausilio della fede cristiana, portatori di una saggezza che ha permesso loro di studiare e comprendere molte questioni fondamentali sull’uomo e la sua relazione con gli altri esseri viventi. È come se in questo suo approccio alla filosofia classica, Savonarola cercasse di separare il buono dal cattivo: se le prediche sono il cibo che i predicatori offrono ai fedeli31, possiamo dire che Girolamo cerca di separare la parte commestibile della filosofia da quella immangiabile e lo fa ora mettendo in luce i concetti filosofici nella loro accezione positiva, ora stigmatizzando i vizi dei filosofi, come la superbia propria di certi sapienti:

  • 32 G. Savonarola, Trattato contra li astrologi, cit., p. 298.

Certo Aristotele, che si sforzò di non lasciare imperfetta o intatta alcuna parte della filosofia, in questa parte [i.e. astrologia], se la fusse vera, averia troppo dormito, massime avendo scritto el libro de cælo et mundo, nel quale non ne fa parola alcuna, né in alcuno libro ne fa menzione; e questo è segno che lui non la reputò degna delle sue parole, cioè né di approbazione, perché è vanissima, né di reprobazione, perché è per sé manifesto che è una fabula. Platone ancora, maestro di Aristotele, non ne fa menzione, né tratta di simili cose in alcuno luogo. Pitagora non le prestò mai fede. Di Democrito si dice che se ne faceva beffe, e diceva: «l’uomo non intende pure quello che ha dinanzi alli piedi e crede di intendere le cose che sono in cielo». Plotino, platonico eccellentissimo, avendo dato opera efficace a questa astrologia, e ritrovando finalmente che era piena di vanità e di bugie, se ne rise, e confutandola totalmente la lasciò. Apuleio ancor la irrise e Favorino acerrimamente la confutò32.

11In questo brano che fa parte del Trattato contra li astrologi, egli si rivolge contro il vizio della superbia incarnato da alcuni uomini che si fanno chiamare filosofi, ma che sono in realtà solo dei ciarlatani: gli astrologi e tutti coloro che dicono di poter prevedere gli eventi contingenti. Da un lato la sapienza e la saggezza filosofica; dall’altro la fabula, vanissima, per usare le sue parole.

  • 33 Nei ff. 190r-205r del ms Biblioteca Nazionale di Firenze, Conv. soppr. D.VIII.985, proveniente dal (...)
  • 34 Ricordiamo che Savonarola aveva compilato tre compendi ad uso dei giovani frati: il Compendium phil (...)

12Avviciniamoci ora ai testi, dei quali daremo una descrizione insieme a qualche esempio che illustri quale era l’uso che il frate faceva di questi appunti filosofici. Cominciamo da quello che nell’unico codice attualmente conosciuto che li tramanda viene prima, ovvero il compendio di filosofia aristotelica, il De doctrina Aristotelis33; esso raccoglie citazioni e brevi sunti di opere aristoteliche e pseudo-aristoteliche in questo ordine: Metaphysica, Physica, De cœlo et mundo, De generatione et corruptione, Meteora, De anima, De somno et vigilia, De sensu et sensato, De memoria et reminiscentia, De longiore brevioreque vita, De iuventute et senectute, De phisionomia, De bona fortuna, De motu animalium, De causis proprietatum elementorum, De mundo ad Alexandrum regem, Epistola ad Alexandrum (Rhetorica ad Alexandrum), De pomo (ovvero la Vita Aristotelis), De inundatione Nili, De plantis, Liber de causis, Ethica Nicomachea, Politica, Rhetorica, De generatione animalium (libb. II, IV). Come si può facilmente vedere, le opere logiche mancano del tutto da questa compilazione, considerata la loro scarsa adattabilità al contesto della predicazione. La struttura del testo fa rigettare l’ipotesi che si tratti di uno scritto destinato alla divulgazione — e lo stesso possiamo dire per il De doctrina Platonicorum: ogni paragrafo è composto da brevi citazioni letterali alle quali si alternano appunti, riassunti e qualche osservazione; appaiono spesso espressioni come «inquit», «sic probat», «et probat multis rationibus», che sono riferite ad Aristotele e nell’intenzione di Savonarola hanno lo scopo di un segnaposto, come a condensare un ragionamento che può essere messo in secondo piano. Del resto, non pare si tratti nemmeno di uno strumento pensato per lo studio dei confratelli, data l’estrema frammentazione dei periodi e i salti repentini da un argomento all’altro34. Un esempio chiaro di quanto descritto è il primo paragrafo dello scritto, dedicato al primo libro della Metafisica, che riportiamo per intero:

<I.> In primo Met<aphysicorum>

  • 35 Inter omnes, pp. 141-142. Qui e in seguito, il corsivo indica le citazioni letterali dalle fonti pr (...)

Omnes homines natura scire desiderant, signum etc. Ex sensu memoria, ex qua experimentum, etc. Inter sapientiores sunt qui habent scientiam quia ‘propter quid’ dicunt et possunt docere, et universalia sciunt; inter artes ille <sunt> sapientiores que propter nullam utilitatem, et tales homines sunt in ammirationem: unde in Egypto sacerdotibus dabantur necessaria. Et speculative sunt sapientiores activis. Omnes existimant de sapientia omnia scire ut decet et difficilia et certe et per causam et sui gratia et principaliorem esse et ordinare artes. Difficillimum ad cognoscendum sunt universalissima; que magis extracta est sapientior, ut aritmeticorum, et sapientia deberet esse primorum principiorum. Omnia hec pertinent ad metafisicum, hec sui causa est et non iuste humana est possessio; non tamen divinum natum est invidere, ut dicitur Simonides, aliter essemus infortunati. Nulla honorabilior ista, est divina scientiarum. Necessariores quidem omnes etc. Philosophi primi potius causam materialem investigabant, ut aquam vel aerem circa; sed quia nihil facit se ipsum, coacti sunt querere moventem quasi ab ipsa veritate etc., et quia bonum est in natura et ordo, coacti ad veritatem posuerunt intellectum. Quidam amorem posuerunt primum principium, lucem etc., alii causam formalem tetigerunt, sed numeros posuerunt etc., contraria principia decem etc.; Platonici species, et vide quas causas tetigerunt; qui ponunt unum materiale principium tollunt motum et contrarios; disputat contra Pithagoricos, contra ideas argumenta multa. Primi filosofi balbutientes erant etc.35.

13L’incipit segue fedelmente l’inizio della Metafisica e le annotazioni riguardano per lo più la figura del sapiente, il problema della conoscenza e le riflessioni dei primi filosofi, temi ricorrenti nella predicazione del frate. Molti sono i passaggi in cui è possibile rintracciare la presenza di concetti che discendono da queste annotazioni, in particolare per quanto riguarda il valore della conoscenza, vista come un cammino ideale dagli effetti alle cause. Il 21 marzo 1495, ad esempio, durante una predica sul libro di Giobbe, Savonarola comincia a spiegare ai suoi uditori che il settimo capitolo di questo libro «Quamobrem non parcam ori meo […]» e alla fine della parafrasi, passa alla lettura morale di questo passo:

  • 36 G. Savonarola, Prediche sopra Giobbe, a cura di R. Ridolfi, 2 voll., Roma, Belardetti, coll. «Edizi (...)

Quapropter ego non parcam ori meo. Abbiamo ora a vedere che senso morale noi possiamo cavare di queste parole di Iob. Omnes homines natura scire desiderant. Tutti gli uomini per natura cercano sempre di sapere, e ognuno a questo è inclinato; e il sapere è conoscere la causa donde viene l’effetto; e però tu vedi ognuno che quando e’ sente dire qualche cosa, sempre dice e domanda: — perché, perché — cioè che vorrebbe sapere la causa donde nasce quello che gli è detto. E’ filosofi, da principio, per questo cominciorno a filosofare, perché vedendo quaggiù gli effetti delle cose naturali, cominciorno andare ricercando le cause donde quelli nascevano. Quod propter admirari inceperunt philosophari36.

14Come i primi filosofi hanno cercato le cause a partire dagli effetti, anche i cristiani devono prendere spunto dagli effetti della venuta di Cristo per fare della ‘buona filosofia’, ovvero per comprendere correttamente la natura del peccato e della redenzione. Il peccatore sente il bisogno di confessarsi per liberarsi dal suo fardello, ma qual è la causa del peccato? Come si possono convincere gli uomini privi di fede a pentirsi e i fedeli a proteggersi dalle insidie e dai vizi? Sono queste alcune delle domande che spingono il frate — in questa predica, ma possiamo dire in generale — a cercare delle risposte nella parte della filosofia ‘commestibile’ per i cristiani, ovvero nel ragionamento razionale che parte dagli effetti e conduce alle cause.

  • 37 Id., Prediche sopra Ezechiele, a cura di R. Ridolfi, 2 voll., Roma, Belardetti, coll. «Edizione Naz (...)

15Ancora, nel sermone del 17 febbraio 1497, sul quarto capitolo del libro del profeta Ezechiele, il frate richiama esplicitamente l’autorità dello Stagirita: «Primo, dice Aristotele nella Metafisica che ’l savio sappi tutte le cose difficile, che ne sia resoluto e che le sappi per causam; item si ricerca che le sappi bene ordinare»37. Il Filosofo rappresenta ancora una volta colui che è capace di elevarsi al punto più alto consentito alla ragione umana, ma è anche capace di fermarsi nel momento in cui raggiunge ciò che non è conoscibile con il solo intelletto.

16In questo contesto, si comprende quanto fosse importante per Savonarola far capire ai suoi fedeli come distinguere un vero sapiente da un ciarlatano, un falso sapiente, che egli spesso identifica con l’astrologo; abbiamo già visto che il tema dell’astrologia come falsa sapienza trova la sua collocazione nel Trattato contra li astrologi che risale al 1497, e proprio nel secondo libro di quest’opera troviamo la citazione di un brano del De doctrina Aristotelis, un passaggio del paragrafo sul primo libro della Metafisica:

  • 38 Inter omnes, p. 141.

De doctrina Aristotelis
<I.> In primo Met<aphysicorum>
Inter sapientiores sunt qui habent scientiam quia ‘propter quid’ dicunt et possunt docere, et universalia sciunt; inter artes ille <sunt> sapientiores que propter nullam utilitatem, et tales homines sunt in ammirationem38.

  • 39 Savonarola, Trattato contra li astrologi, cit., p. 301.

Trattato contra li astrologi, l. II
Certo, come dice Aristotele nel principio della sua Metafisica, la sapienzia fa l’uomo venire in ammirazione de’ popoli, e però, se questa astrologia fussi vera, tali uomini seriano in maggiore ammirazione di tutti li altri, perché dimonstreriano maggiore sapienzia se penetrassino con lo intelletto le cose future39.

  • 40 Edito in S. L. Vodraska, Ps.-Aristotle, De causis proprietatum et elementorum, London, Warburg Inst (...)

17Con i due testi vicini, è semplice capire come gli appunti filosofici siano confluiti nelle prediche e nei trattati: in questo caso per evidenziare il vizio della vanagloria ma, più in generale, si delinea un procedimento che accompagna tutta la produzione savonaroliana. L’interesse del frate, tuttavia, si amplia verso molte direzioni, non solo verso testi già adatti a contesti moralizzati: c’è ad esempio il caso degli appunti sul De causis proprietatum elementorum40 e di altre opere pseudo-epigrafe, così come i molti brevi incisi disseminati nei sermoni che creano una specie di sentiero filosofico che riporta dritto alle raccolte di appunti; c’è poi il caso dei passi tratti dalle opere fisiche e cosmologiche di Aristotele, nell’uso dei quali il frate dimostra una notevole abilità retorica.

18Prendiamo ad esempio la parte del De doctrina Aristotelis dedicata al De cælo et mundo, a partire dal XXI paragrafo, una parte del compendio che vanta un gran numero di passi citati da Girolamo soprattutto nei trattati quali Triumphus crucis, Triumphus fidei abreviatus e Trattato contra li astrologi.

19Il primo passo che vogliamo analizzare è l’incipit del paragrafo sul primo libro del De cælo et mundo, in cui Aristotele definisce le tre grandezze necessarie per misurare un corpo, facendo riferimento alle dottrine pitagoriche:

  • 41 Inter omnes, p. 158.

Corpora habent magnitudinem et continua et divisibilia sunt, et divisibile secundum unum est linea, secundum duo superficies et secundum tria corpus; non autem proceditur ulterius; omnia enim ex tribus constare videntur, et Pithagorici dicunt «omnia tribus determinata esse», scilicet in consumationem, medium et principium; et hoc in sanctificationes deorum transfertur a natura acceptum etc. In nominationibus quoque duo non dicimus omnes sed ambo verumtamen, omnes dicimus <de tribus> etc. Et omne et totum et perfectum, videlicet idem. Ideo corpus perfecta magnitudo et numerus perfectus quia ex omnibus constat etc.41.

  • 42 Editi in Girolamo Savonarola, Triumphus fidei abbreviatus, in Id., Scritti vari, a cura di A. F. Ve (...)
  • 43 Cfr. R. Ridolfi, Vita di Girolamo Savonarola, cit., p. 133; P. Burlamacchi (pseudo), La vita del be (...)
  • 44 G. Savonarola, Triumphus fidei abbreviatus, cit., p. 188.
  • 45 Ibid.

20Si tratta di un brano che trova almeno due collocazioni in due opere risalenti agli anni 1496-1497: il Triumphus fidei abbreviatus e il Triumphus crucis42. Il primo è la trascrizione di un sermone pronunciato da Savonarola nella vicina città di Prato nell’aprile del 1496, durante un ciclo di prediche tenute nella chiesa di San Domenico: tutto il ciclo riscosse un notevole successo, ma questo in particolare, tenuto nel refettorio del convento alla presenza di molti professori e studenti dello Studio pisano, trasferitosi temporaneamente in quella città43. Le «rationes fidei», cioè gli argomenti razionali che possono essere usati dal predicatore per convincere le persone della verità della fede cristiana, sono al centro del Triumphus fidei: proprio la razionalità senza l’ausilio della fede e della carità, rappresenta il punto di contatto tra un discorso religioso ed uno prettamente filosofico: ad esempio, parlando della Trinità, il frate imbastisce un’argomentazione a partire dall’idea che in ogni cosa creata si trova traccia di essa: «omnes creaturæ hoc [i.e. Trinitas] nobis suadent quia cum omnis effectus assimiletur suæ causæ et causa omnium sit Sancta Trinitas, in omnibus rebus invenitur vestigium Trinitatis»44. Tre sono le gerarchie angeliche e tre gli ordini in cui ognuna è divisa; tre sono i generi nelle cose corporali e ogni corpo ha tre dimensioni; nei corpi animati ci sono tre anime e secondo i Pitagorici — come riporta Aristotele — i tre momenti di fine, mezzo e principio comprendono tutte le cose: «His enim tribus secundum Pitagoricos, omnia perficiuntur et Aristoteles in libro De cælo in primo ternarium numerum laudat, unde dicit iuxta istum numerum celebrant antiqui Deum quasi naturali instinctu ducti ad honorandam Trinitatem»45.

  • 46 P. Viti, Savonarola traduttore di se stesso: il Triumphus crucis, in M. de Nichilo et al. (a cura d (...)

21Così Savonarola riesce ad impiegare un brano del De cælo et mundo in un contesto religioso, teologico, attraverso una sovrapposizione di piani che ha il punto di contatto nel numero tre e per analogia, nella Trinità. Lo stesso passaggio trova posto all’interno del trattato intitolato Triumphus crucis, datato 1497, scritto in latino e poi volgarizzato dall’autore stesso46:

  • 47 G. Savonarola, Triumphus crucis, cit., p. 138 (corsivo nel testo).

Cui dicto Peripateticorum princeps Aristoteles suffragari videtur, qui ratione, non fide, ductus in principio sui libri De cælo et mundo numerum trinarium commendans: Omnia inquit ex tribus constare videntur: ubi Pythagoricos affert dicentes omnia tribus esse determinata, videlicet principio, medio et consumatione; et hoc quoque, ait, ad sanctificationes Deorum a natura transfertur acceptum. Et in nominationibus duos non dicimus omnes; sed cum ad tertium perveneris, statim omnes dicere poteris. Omne autem et totum et perfectum idem esse videntur. Unde subinfert corpora perfectas esse magnitudines, quia tribus constant, videlicet longitudine, latitudine et profunditate47.

Con una fedeltà ancora maggiore ai suoi appunti, Girolamo ripropone il criterio della triade come chiave per l’interpretazione e la comprensione della Trinità, in continuità con le strutture fondamentali del creato.

22Tornando al Triumphus fidei abbreviatus, abbiamo la possibilità di apprezzare un brano che presenta una costruzione argomentativa in cui più passaggi degli appunti filosofici sono combinati, ancora una volta, per rafforzare il valore delle «rationes fidei»:

  • 48 Id., Triumphus fidei abbreviatus, cit., p. 169.

Præterea cum substantiam Dei quid sit ignoremus, multa sunt de Deo quae nequaquam homo intelligere potest. Impeditur enim et a passionibus et phantasmatibus et a multitudine opinionum et a necessitatibus vitæ praesentis et maxime cum homo habeat debilissimum lumen intellectuale, unde dicit Philosophus in 2o Metaphisicæ quod sicut se habet oculus noctuæ ad lumen solis etc. Haec ergo divina nobis magis innotescunt per revelationem Dei quam per rationes naturales. Non omnibus autem fit revelatio sed his potissimum qui se trahunt ad divina per purissimam vitam et continuas orationes et divinorum contemplationes. Talibus ergo credentum est quia, ut dicit Plato in Timeo, impossibile est deorum filiis fidem non habere, licet nec necessariis nec verisimilibus rationibus eorum ratio confirmetur, unde etiam Aristoteles in 2o De Caelo dicit oportet se exhibere antiquis bene persuasibilem et maxime patrum nostrorum veros credere esse sermones ut sit immortale aliquod et divinum48.

23La questione centrale discussa in questo passo è l’inconoscibilità, o meglio l’impossibilità di verificare tutte le opinioni che sono state tramandate come vere; non tutti gli aspetti della fede cristiana, infatti, possono essere spiegati agli uomini, a causa del limite nel quale si trova il loro intelletto. Qui Savonarola non solo richiama per due volte esplicitamente l’autorità di Aristotele, ma cita anche un passo dei suoi appunti sul Timeo di Platone, a proposito della necessità di credere a ciò che viene tramandato da lungo tempo come vero:

  • 49 Inter omnes, p. 258, citazione di Platone, Timeo, 40D-E.

De natura deorum loquens dicit: priscis viris in hac re credendum est qui diis geniti, ut ipsi dicebant, parentes suos optime noverant. Impossibile sane deorum filiis fidem non habere, licet nec necessariis nec verisimilibus rationibus eorum ratio confirmetur49.

  • 50 Plato, Opera, trad. Marsilio Ficino. [Con] Marsilio Ficino, Vita Platonis, Epitoma in Theætetum, Co (...)
  • 51 Sugli argumenta si veda: J. Hankins, Plato in the Italian Renaissance, 2 voll., Leiden-New York, E. (...)

24Preghiera, fede e ragionamento discorsivo trovano nel Triumphus fidei abbreviatus un punto di incontro, in un brano che — grazie alla presenza degli appunti sul Timeo  ci permette di passare alla descrizione del De doctrina Platonicorum. Questa seconda raccolta, come quella aristotelica, si può considerare a tutti gli effetti uno scritto per uso privato, dato che condivide con la prima raccolta la struttura e la finalità di uso: tuttavia, nel De doctrina Platonicorum trovano spazio anche almeno due diverse interpretazioni del platonismo rinascimentale, ovvero quella ficiniana e quella pichiana. Bisogna dire, infatti, che in questo compendio sono presenti in una certa forma sia Marsilio Ficino che Giovanni Pico della Mirandola: il primo è autore della prima traduzione integrale dei dialoghi platonici, che fu pubblicata nel 1484 a Firenze e fu seguita da una revisione nel 149150. Proprio dal lavoro di traduzione di Ficino dipendono gli appunti savonaroliani, che in certi casi sono presi dagli argumenta che precedono le traduzioni dei dialoghi51. Tra i paragrafi del De doctrina Platonicorum, inoltre, trovano posto anche un paragrafo sul Commentarium in Convivium e uno sulla Vita Platonis, entrambe opere di Ficino. Per quanto riguarda Pico, rimandiamo alle considerazioni fatte in precedenza sul Commento sopra una canzona de amore di Girolamo Benivieni che occupa il secondo paragrafo dell’opera savonaroliana.

25Seguendo l’ordine testuale, le opere riassunte e annotate nel De doctrina Platonicorum sono le seguenti: Vita Platonis di Marsilio Ficino, Commento sopra una canzona de amore di Pico, appunti su Teagete, Menone, Alcibiade I e II, Eutifrone, Minosse, Filebo, Teeteto, Ione, Politico, commento al Convivio di Marsilio Ficino, Convivio, Fedro, Apologia, Critone, Fedone, Repubblica, Timeo, Leggi (I, II, V, VI, IX, X), Epinomide, Epistole (II, IV); dell’Eutifrone e del Filebo Savonarola prende appunti solo dagli argumenta, mentre nei due paragrafi sul Politico e sul Fedone si trovano annotazioni dal dialogo e dai relativi argumenta.

  • 52 Plato, Opera, Firenze 1484-1485, I, cc. 3r-6v; Marsili Ficini Florentinii, Opera omnia, vol. II, cc (...)

26Aprono il compendio alcune annotazioni dalla Vita Platonis di Marsilio Ficino, un’operetta in forma epistolare scritta nel 1477 e inclusa nell’editio princeps del 1484 con poche modifiche52. Da questo primo paragrafo si percepisce lo stesso intento evidenziato nelle osservazioni fatte sopra, ovvero la volontà di mettere in luce elementi positivi della biografia platonica, aspetti che potevano costituire un terreno comune tra le virtù classiche pagane e quelle cristiane. Platone è descritto come un uomo dalle grandi qualità morali e intellettuali, fiero e schietto, posseduto da una sete di conoscenza che lo spinge a viaggiare anche a costo della propria vita e della propria libertà, come accade nel periodo in cui resta prigioniero di Dionigi tiranno di Siracusa, al quale non risparmia aspre critiche:

  • 53 Inter omnes, p. 239.

Propter sapientiam acquirendam peragravit multas regiones […] Cum Dyonisius iratus ex eius reprehensione diceret: «Verba tua ociosorum senum sunt, respondit: Et tua tyrannide sapiunt» […] Signum magne sapientie eius est quod cum ante illum omnes ad alias regiones irent ut discerent, <post Platonis tempora> alie regiones Athenas veniebant, et Aristoteles ipsum 20 annis audivit53.

Anche Platone, come Aristotele, rappresenta il punto più alto che la ragione può raggiungere senza la fede e in questa luce il Frate dipinge il filosofo nel sermone del 26 febbraio 1497, che fa parte delle prediche sul libro del profeta Ezechiele:

  • 54 G. Savonarola, Prediche sopra Ezechiele, cit., vol. I, p. 350.

E’ si legge di Platone che ringraziava Iddio che era nato in Grecia e a tempo di Socrate; quanto debbi tu ringraziare Iddio più tu di essere cristiano? Guarda, se uno pagano ha fatto questo, quanto più tu, che se’ nato qua, e non tra’ turchi e non innanzi che Cristo venissi, ma poi che egli è aperto il cielo e che gli è venuta la grazia in terra54?

  • 55 Ibid.

che è una citazione della seguente annotazione: «Deo gratias agebat [i.e. Plato] cotidie quod homo natus esset non brutum, quod grecus non barbarus, quod temporibus Socratis»55.

27Il contesto del sermone aiuta a chiarire il senso della citazione: in un momento di lotta politica accesa come nel 1497, con la neonata Repubblica fiorentina alle prese con violente lotte interne e dissidi, Savonarola invita i suoi uditori alla penitenza e a riscoprire il valore della misericordia di Dio che accoglie i peccatori nel suo seno; i cristiani, come facevano i saggi pagani, ovvero Platone, devono riconoscere quello che la Grazia divina ha concesso loro.

28Leggendo la parte dedicata ai dialoghi platonici degli appunti, si vede che il frate ha fatto una selezione di testi e concetti abbastanza precisa, pur non facendo di nessun dialogo una ricognizione completa, ma rimanendo sempre fedele al suo metodo di raccolta di excerpta. Tra i temi privilegiati ci sono quelli del demone socratico (in Teagete, Teeteto, Apologia e Critone) e dell’immortalità dell’anima (Fedro, Fedone, Leggi X), già affrontata negli appunti sulla Canzone di Pico. Alcuni dialoghi sono sorprendentemente condensati in poche righe, come ad esempio la Repubblica, per la quale abbiamo un’unica annotazione: «Socrates semper interrogabat et numquam respondere volebat. Dicit quod fabule honeste pueris essent discende, et docea<n>t eas nutrices et matres filiis etc. Contra poetas turpes et pictores dicit etc.», appunti che ritroviamo nel sermone del 13 dicembre 1494, dove il frate tratta la questione dei contenuti — diremmo oggi — per i giovani e i bambini:

  • 56 G. Savonarola, Prediche sopra Aggeo, con il Trattato circa il reggimento e governo della città di (...)

Bisogna che quella scrittura che ha allegoria sia cosa ferma e non favole e ch’el suo senso litterale sia vero e saldo, come è questa che ti esponiamo, che è istoria vera e registrata nella Sacra Scrittura. Non hanno allegoria né significato vero le favole de’ poeti, come alcuni dicano ed errano grandemente56.

29L’educazione dei fanciulli è stato uno dei temi centrali dell’azione savonaroliana, e non stupisce trovarne traccia anche qui, così come accade nel De doctrina Aristotelis all’interno degli appunti sui libri della Politica. Anche le storie e le leggende che si raccontano ai bambini devono avere una solida base reale, e non possono essere vuote invenzioni come le favole dei poeti; lo stesso vale per le immagini, anch’esse al centro delle preoccupazioni pedagogiche ed educative di Savonarola e dei suoi più fedeli confratelli, in particolare Domenico da Pescia. Il tema torna, infatti, alla fine degli appunti platonici, tra le annotazioni del secondo libro delle Leggi:

  • 57 Inter omnes, p. 259.

Legem habebant [i.e. Egiptii] circa picturas ut sic non aliter pingeretur nec excogitarentur unde, inquit, itaque si curiose rimaris invenies ibi que iam decem annorum milibus depicta fuerunt, nec pulchriora nec diversa noveris etc.57.

  • 58 Cfr. ad esempio I. Caiazzo, La materia nei commenti al Timeo del secolo XII, in C. Esposito e P. Po (...)

30La parte sul Timeo, che abbiamo già incontrato sopra, chiude il De doctrina Platonicorum: il Timeo era uno dei pochi dialoghi platonici ad essere letti durante il Medioevo, anche se non era conosciuta la sua versione completa, bensì il frammento tradotto e commentato da Calcidio58. I medievali avevano cercato alcuni punti di affinità tra la dottrina cristiana e quest’opera antichissima che trattava della divinità e della creazione del mondo, del demiurgo e dell’immortalità dell’anima. Ed è proprio il passo che abbiamo citato prima («Priscis viris […]») ad essere oggetto di più momenti di riflessione di Savonarola, che lo usa anche in un altro sermone, sempre del ciclo su Ezechiele:

  • 59 G. Savonarola, Prediche sopra Ezechiele, cit., vol. II, p. 149.

E’ sono stati dua e’ maggiori naturali che si trovino: l’uno Platone, l’altro Aristotele, l’uno maestro e l’altro suo discepolo; e’ quali dicono che quelle cose che non si possono provare con ragione naturale bisogna e dobbiamo credere a quelli che sono stati buoni e che le hanno dette. Dice Platone nel Timeo: Impossibile est a priscis discedere; cioè, dice Platone, che egli è necessario credere le cose che non si possono provare, a quelli che sono stati buoni e computati fra el numero delli dei: dice così perché allora quegli che erano eccellenti in qualche bontà gli domandavano dei59.

31Dallo studio di questi appunti in rapporto alle altre opere — trattati e prediche —, emerge che sono gli anni tra il 1494 e il 1497 quelli in cui il frate usa maggiormente le annotazioni: tuttavia, non è semplice trovare una data o un intervallo temporale per la datazione di queste due raccolte che potrebbero essere state compilate negli anni del primo soggiorno fiorentino, ovvero 1482-1487, insieme agli altri compendi di logica, filosofia morale e filosofia naturale, ma potrebbero essere anche il frutto di una stratificazione di materiale.

  • 60 Edizione critica: Les Auctoritates Aristotelis. Un florilège médiéval : étude historique et éd (...)

32Per completezza d’informazione, bisogna dire che le opere di Aristotele non sono l’unica fonte dei due testi: è stato messo in luce, infatti, che Savonarola ha fatto largamente uso anche di un florilegio che ebbe una larghissima diffusione nel Medioevo e in epoca moderna, conosciuto come Parvi flores, e diffuso a stampa anche con il titolo di Auctoritates Aristotelis60. Pur non cambiando la sostanza delle considerazioni fatte fino a qui riguardo al rapporto tra Girolamo e la filosofia classica, questo elemento rafforza l’idea che il frate avesse concepito e prodotto i due compendi per l’uso della sapienza pagana in ambito pastorale con grande attenzione alle fonti e agli strumenti intellettuali a sua disposizione.

33Come abbiamo cercato di dimostrare, la questione della cultura filosofica di Girolamo Savonarola non può più essere liquidata come in passato, quando testi come il De doctrina Aristotelis e il De doctrina Platonicorum erano semi sconosciuti e inediti: essi portano all’attenzione degli studiosi degli elementi che devono essere tenuti in considerazione ogni qual volta si discuta della forma e della sostanza della predicazione del Ferrarese. Non si tratta semplicemente di aggiungere alcune fonti alle letture di Savonarola, bensì di rendere più completo il quadro della vicenda savonaroliana, sia in sé, sia nel rapporto con il suo contesto storico e intellettuale. Proprio a Firenze nel Quattrocento riprende vita l’esigenza di tradurre e commentare i testi di Platone e di Aristotele: le opere dello Stagirita avevano cominciato a circolare in latino già dal XIII secolo, ma si sentiva una forte necessità di rivedere con occhio umanistico le versioni medievali, considerate spesso inesatte e contaminate. Questo portava a nuovi commenti di questi testi, anche alla luce di una più diffusa conoscenza della lingua greca in Italia. Lo stesso succedeva, ma con un entusiasmo diverso, per le opere platoniche, insieme a tutte le dottrine di cui si facevano latrici. Savonarola non è impermeabile a questo fermento intellettuale, lo conosce e lo interpreta a suo modo, senza venir meno in nessun caso a quel nucleo attorno al quale ruota tutta la sua azione riformatrice.

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Bibliographie

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Savonarola Girolamo, Prediche sopra Aggeo, con il Trattato sopra il reggimento e governo della città di Firenze, a cura di L. Firpo, Roma, Belardetti, coll. «Edizione Nazionale delle Opere di Girolamo Savonarola», 1965.

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Weinstein Donald, Savonarola: Rise and Fall of a Renaissance Prophet, London-New Haven, Yale University Press, 2011 (trad. it. Bologna, il Mulino, 2013).

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Notes

1 La più recente biografia è di D. Weinstein, Savonarola: Rise and Fall of a Renaissance Prophet, London-New Haven, Yale University Press, 2011 (trad. it. Bologna, il Mulino, 2013), mentre ben più datata ma imprescindibile è quella di R. Ridolfi, Vita di Girolamo Savonarola, Firenze, Le Lettere, 19976.

2 Jean-Louis Fournel e Jean-Claude Zancarini hanno privilegiato la prospettiva politica, ad esempio in: J.-L. Fournel, Dire la rupture dans l’histoire républicaine après 1494 : un moment savonarolien ?, «Bruniana e Campanelliana», vol. XXII, 2016, pp. 164-168; J.-L. Fournel e J.-C. Zancarini, La politique de l’expérience. Savonarole, Guicciardini et le républicanisme florentin, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2002; mentre Claudio Leonardi quella teologico-spirituale, come emerge, tra l’altro, dall’introduzione all’edizione critica di G. Savonarola, De veritate prophetica, a cura di C. Leonardi, Firenze, Sismel-Edizioni del Galluzzo, coll. «Per verba», 1997.

3 Basti pensare agli studi di G. Ciappelli, Il carnevale del Savonarola, in G. C. Garfagnini (a cura di), Studi savonaroliani. Verso il V centenario, Firenze, Sismel-Edizioni del Galluzzo, coll. «Savonarola e la Toscana, 1», 1996, pp. 47-59; O. Niccoli, I bambini del Savonarola, in G. C. Garfagnini (a cura di), Studi savonaroliani, cit., pp. 279-288, e L. Polizzotto, Children of the Promise. The Confraternity of the Purification and the Socialization of Youths in Florence, 1427–1785, Oxford, Oxford University Press, 2004; Id., The Elect Nation. The Savonarolan Movement in Florence, 1494–1545, Oxord, Clarendon Press, 1994.

4 Eugenio Garin e Cesare Vasoli da due punti di vista diversi: il primo include Savonarola in E. Garin, Ritratti di umanisti. Sette protagonisti del Rinascimento, Firenze, Sansoni, 1967; C. Vasoli, Giovanni Nesi tra Donato Acciaiuoli e Girolamo Savonarola, «Memorie domenicane», vol. IV, 1973, pp. 103-179; Id., Savonarola e la cultura filosofica fiorentina, in G. C. Garfagnini (a cura di), Studi savonaroliani, cit., pp. 107-126.

5 Gli editori delle sue opere, tra cui Armando F. Verde, Elettra Giaconi, Gian Carlo Garfagnini (le opere di questi studiosi saranno citate nel corso dell’articolo) e Mario Ferrara che, oltre a preparare edizioni critiche, riuscì a dirimere la questione delle Bibbie di Savonarola, per cui cfr. M. Ferrara, La Bibbia savonaroliana di santa Maria degli Angeli, Firenze, Olschki, 1961; e Giulio Cattin per il suo lavoro sul codice Borromeo della Biblioteca Ambrosiana di Milano, S.P. II.5, cfr. G. Cattin, Il primo Savonarola. Poesie e prediche autografe dal Codice Borromeo, Firenze, L. S. Olschki, 1973.

6 In vista del 1998, fu costituito un Comitato Nazionale per le celebrazioni del V centenario della morte di Savonarola presieduto da C. Leonardi: il comitato dette vita a molti incontri, convegni, mostre e pubblicazioni per i tipi della Sismel-Edizioni del Galluzzo, che riguardarono ogni aspetto della vita del frate.

7 Ricordiamo in particolare il monumentale lavoro di p. Armando Verde sulle annotazioni a margine del breviario di Girolamo, l’incunabolo segnato Banco Rari 310, della Biblioteca Nazionale di Firenze, per cui cfr. G. Savonarola, Il Breviario di Frate Girolamo Savonarola. Postille autografe trascritte e commentate, a cura di A. F. Verde, Firenze, Sismel-Edizioni del Galluzzo, coll. «Savonarola e la Toscana. Atti e documenti, 6», 1999.

8 Così G. M. Barbuto, Il pensiero politico del Rinascimento. Realismo e utopia, Roma, Carocci, 2008, p. 19. Ma questa era già la prospettiva di D. Weinstein, Savonarola and Florence: Prophecy and Patriotism in the Renaissance, Princeton (NJ), Princeton University Press, 1970 (trad. it. Bologna, Patròn, 1976).

9 Cfr. A. F. Verde, Girolamo Savonarola: il Quaresimale di S. Gimignano (1486). Rationes flagellorum e rationes fidei, «Memorie domenicane», vol. XX, 1989, pp. 167-253.

10 Cfr. G. C. Garfagnini, Savonarola. Democrazia, tirannide, profezia, Firenze, Sismel-Edizioni del Galluzzo, coll. «Savonarola e la Toscana, Atti e documenti, 7», 1998.

11 G. Savonarola, Prediche sopra Aggeo, con il Trattato sopra il reggimento e governo della città di Firenze, a cura di L. Firpo, Roma, Belardetti, coll. «Edizione Nazionale delle Opere di Girolamo Savonarola», 1965; cfr. G. C. Garfagnini, La predicazione sopra Aggeo e i salmi, in Id. (a cura di), Savonarola e la politica, Firenze, Sismel-Edizioni del Galluzzo, coll. «Savonarola e la Toscana, 2», 1997, pp. 3-25; L. Tromboni, La restaurazione di Firenze e il mito di Gerusalemme nella predicazione di Girolamo Savonarola: le prediche sopra Aggeo e il Compendio di rivelazioni (1494-1495), in A. Benvenuti e P. Piatti (a cura di), Come a Gerusalemme. Evocazioni, riproduzioni, mimesi dei Luoghi Santi in Italia tra Medioevo ed Età Moderna, Firenze, Sismel-Edizioni del Galluzzo, coll. «Toscana sacra, 4», 2014, pp. 133-158.

12 Cfr. F. De Sanctis, Storia della letteratura italiana, Napoli, Morano, 1890, vol. XI, p. 416: «A turbare i baccanali sorse sullo scorcio del secolo frate Geronimo Savonarola, e parve l’ombra scura e vindice del medio evo che riapparisse improvviso nel mondo tra frati e plebe, e gitta nel rogo Petrarca, Boccaccio, Pulci, Poliziano, Lorenzo e gli altri peccatori, e rovescia il carro di Bacco e di Arianna, e ritta sul carro della Morte tende la mano minacciosa e con voce nunzia di sciagure grida agli uomini: Penitenza! Penitenza!».

13 Si veda F. Bacchelli, Pico, Giovanni conte della Mirandola e Concordia, in Dizionario biografico degli italiani, vol. LXXXIII, 2015.

14 G. Savonarola, Scritti filosofici, a cura di E. Garin e G. C. Garfagnini, 2 voll., Roma, Belardetti, «Edizione Nazionale delle opere di Girolamo Savonarola», 1982-1988. Anche Giovanfrancesco Pico — nipote di Giovanni — nel secondo capitolo della sua Vita di Savonarola loda le conoscenze e le doti intellettuali del frate; cfr. Giovanfrancesco Pico della Mirandola, Vita Hieronymi Savonarolae, a cura di E. Schisto, Firenze, L. S. Olschki, 1999, p. 112.

15 G. Savonarola, Scritti filosofici, cit., vol. I. Su questo tema cfr. G. C. Garfagnini, La questione astrologica tra Savonarola, Giovanni e Giovanfrancesco Pico, «Rinascimento», vol. XLIV, 2004, pp. 17-47; Id., La polemica antiastrologica del Savonarola ed i suoi precedenti tomistici, in G. Federici Vescovini e F. Barocelli (a cura di), Filosofia, scienza e astrologia nel Trecento europeo. Biagio Pelacani parmense, Atti del Ciclo di lezioni «Astrologia, scienza, filosofia e società nel Trecento Europeo» (Parma, 5-6 ottobre 1990), Padova, Il Poligrafo, 1992, pp. 155-179, pubblicato anche in Id., «Questa è la terra tua». Savonarola a Firenze, Firenze, Sismel-Edizioni del Galluzzo, coll. «Millennio medievale, 18; Studi, 4», 2000, pp. 149-172.

16 I testi chiave per comprendere le posizioni dei due autori sono: Marsilio Ficino, De vita libri III, Drei Bücher über das Leben, traduzione e edizione a cura di M. Boenke, München, W. Fink, 2012, e Giovanni Pico della Mirandola, Disputationes adversus astrologiam divinatricem, a cura di E. Garin, 2 voll., Firenze, Vallecchi, 1946-1952.

17 E. Garin, La cultura filosofica del Rinascimento italiano. Ricerche e documenti, Firenze, Sansoni, 1961, pp. 202-206.

18 A. F. Verde, La presenza della cultura scolastica nelle opere di fra’ Girolamo Savonarola, in Girolamo Savonarola. L’uomo e il frate, Atti del XXXV Convegno storico internazionale (Todi, 11-14 ottobre 1998), CISAM, Spoleto (PG), (Atti dei convegni del Centro italiano di studi sul basso Medioevo-Accademia Tudertina e del Centro di studi sulla spiritualità medievale. Nuova serie, 12), 1999, pp. 11-42 [18].

19 Edizione in: Inter omnes Plato et Aristoteles. Gli appunti filosofici di Girolamo Savonarola. Introduzione, edizione critica e commento, a cura di L. Tromboni, Porto, FIDEM, coll. «Textes et Études du Moyen Âge, 66», 2012 (da qui Inter omnes).

20 Cfr. F. Bacchelli, Pico, Giovanni, conte di Mirandola e Concordia, cit.

21 Per la precisione nel 1482, quando Pico si recò a Reggio per assistere alle dispute teologiche che si tenevano in occasione del Capitolo della congregazione domenicana lombarda.

22 Pubblicata per la prima in Opere di Hieronymo Benivieni, Firenze, eredi di Filippo Giunti, 1519, si trova edita in G. Pico della Mirandola, De homini digitate, Heptaplus, De ente et uno e scritti vari, a cura di E. Garin, Firenze, Vallecchi, 1942, pp. 443-581 (rist. Torino, Aragno, 2004).

23 Cfr. M. J. B. Allen, The Birth Day of Venus. Pico as Platonic Exegete in the Commento and the Heptaplus, in M. V. Dougherty (a cura di), Pico della Mirandola. New Essays, Cambridge-New York-Melbourne, Cambridge University Press, 2008, pp. 81-113; F. Bacchelli, Giovanni Pico e Pier Leone da Spoleto. Tra filosofia dell’amore e tradizione cabalistica, Firenze, L. S. Olschki, 2001, pp. 103-144. Si veda anche la parte introduttiva della traduzione inglese del Commento: Giovanni Pico della Mirandola, Commentary on a Canzone of Benivieni, a cura di S. Jayne, New York, P. Lang, 1984, pp. 21-47 e Inter omnes, pp. 66-73.

24 Per la bibliografia su questi temi si rimanda alla rassegna bibliografica pubblicata annualmente nella rivista «Accademia. Revue de la Société Marsile Ficin». Ricordiamo qui soltanto il fondamentale studio di P. O. Kristeller, Il pensiero filosofico di Marsilio Ficino, Firenze, Le Lettere, 1988 e alcuni recenti volumi quali: M. J. B. Allen (dir.), Studies in the Platonism of Marsilio Ficino and Giovanni Pico, New York, Routledge, 2017; J. Hankins e F. Meroi (a cura di), The Rebirth of Platonic Theology for Michael J. B. Allen, Proceedings of a conference held at the Harvard University Center for Italian Renaissance studies (Villa I Tatti) and the Istituto nazionale di studi sul Rinascimento (Firenze, 26-27 aprile 2007), Firenze, L. S. Olschki, 2013.

25 Sulla posizione di Ficino nei confronti del profetismo di Savonarola, cfr. M. Vanhaelen, Ficino’s Commentary on St Paul’s First Epistle to the Romans (1497): An Anti-Savonarolan Reading of Vision and Prophecy, in J. Hankins e F. Meroi (a cura di), The Rebirth of Platonic Theology, cit., pp. 205-223. L’Apologia è edita in P. O. Kristeller, Supplementum Ficinianum. Marsilii Ficini opuscula inedita et dispersa primum collegit et ex fontibus plerumque manuscriptis, 2 voll., Firenze, Olschki, 1937, vol. II, pp. 76-79, per cui cfr. D. Weinstein, Savonarola e Firenze. Profezia e patriottismo nel Rinascimento, Bologna, Patròn, 1976 (tit. orig., Prophecy and Patriotism in the Renaissance, Princeton (NJ) 1970), pp. 205-210; V. Wels (a cura di), The Antichrist Girolamo of Ferrara, Greatest of all Hypocrites: A Manuscript of Marsilio Ficino’s Apologia contra Savonarolam from the Collections at Bridwell Library, Dallas (TX), Bridwell Library, 2006.

26 L’opera è edita in A. Gherardi, Nuovi documenti e studi intorno a Girolamo Savonarola, Firenze, Sansoni, 1887. Cfr. F. Bausi, Ugolino Verino, Savonarola e la poesia religiosa tra quattro e cinquecento, in G. C. Garfagnini (a cura di), Studi savonaroliani, cit., pp. 127-35.

27 G. Savonarola, Apologeticus de ratione poeticæ artis, in Id., Scritti filosofici, cit., pp. 264-265.

28 Bisogna dire che molti furono gli intellettuali fiorentini che si professarono apertamente savonaroliani: tra questi, Girolamo e Domenico Benivieni, Giovanni Nesi, Giorgio Benigno Salviati (per alcuni anni), Zanobi Acciaiuoli, e più tardi Benedetto Luschino, Gianfrancesco Pico della Mirandola, nipote di Giovanni. Si veda il volume di S. Dall’Aglio, Savonarola e il savonarolismo, Bari, Cacucci, 2005.

29 P. Crinito, De honesta disciplina, a cura di C. Angeleri, Roma, Bocca, 1955, lib. III, 2, p. 104 (mio il corsivo); il passo si trova citato anche in D. P. Walker, The Ancient Theology. Studies in Christian Platonism from the Fifteenth to the Eighteenth Century, Ithaca (NY), Cornell University Press, 1972, p. 48.

30 G. Savonarola, Sermoni sopra il salmo «Quam bonus», a cura di C. Leonardi, Roma, Belardetti, coll. «Edizione Nazionale delle opere di Girolamo Savonarola», 1999, p. 3 (mio il corsivo).

31 Si veda su questo tema il recente volume P. Delcorno, E. Lombardo e L. Tromboni (a cura di), I sermoni quaresimali: digiuno del corpo banchetto dell’anima, «Memorie domenicane», vol. XLVIII, 2017, pp. 1-338 e in particolare L. Tromboni, La coturnice e la manna. Metafore del cibo nella predicazione quaresimale di Girolamo Savonarola, ivi, pp. 261-276.

32 G. Savonarola, Trattato contra li astrologi, cit., p. 298.

33 Nei ff. 190r-205r del ms Biblioteca Nazionale di Firenze, Conv. soppr. D.VIII.985, proveniente dal convento di Santa Maria Novella di Firenze che risulta, attualmente, l’unico testimone dei due scritti. Un frammento iniziale del De doctrina Platonicorum, è conservato anche nel f. 176r del ms. Chigiano E.IV.126 (XV sec.).

34 Ricordiamo che Savonarola aveva compilato tre compendi ad uso dei giovani frati: il Compendium philosophiæ moralis, il Compendium philosophiæ naturalis e il Compendium logicæ, pubblicati in E. Garin e G. C. Garfagnini, Scritti filosofici, cit.

35 Inter omnes, pp. 141-142. Qui e in seguito, il corsivo indica le citazioni letterali dalle fonti primarie.

36 G. Savonarola, Prediche sopra Giobbe, a cura di R. Ridolfi, 2 voll., Roma, Belardetti, coll. «Edizione Nazionale delle Opere di Girolamo Savonarola», 1957, vol. I, p. 350.

37 Id., Prediche sopra Ezechiele, a cura di R. Ridolfi, 2 voll., Roma, Belardetti, coll. «Edizione Nazionale delle Opere di Girolamo Savonarola», 1955, vol. I, p. 219, che ha la sua fonte in Aristotele, Metafisica 982a7-20.

38 Inter omnes, p. 141.

39 Savonarola, Trattato contra li astrologi, cit., p. 301.

40 Edito in S. L. Vodraska, Ps.-Aristotle, De causis proprietatum et elementorum, London, Warburg Institute (Dissertation), 1969. Non torno in questa sede su questo caso, sul quale ho già scritto in più occasioni, per cui cfr. L. Tromboni, A Preacher and His Notes: Pseudo-Aristotelian Works in Girolamo Savonarola’s De doctrina Aristotelis, «Rivista di Filosofia Neo-Scolastica», vol. IV, 2016, pp. 775-789.

41 Inter omnes, p. 158.

42 Editi in Girolamo Savonarola, Triumphus fidei abbreviatus, in Id., Scritti vari, a cura di A. F. Verde, Roma, Belardetti, coll. «Edizione Nazionale delle opere di Girolamo Savonarola», 1992, pp. 157-200; Id., Triumphus crucis, Testo latino e volgare, a cura di M. Ferrara, Roma, Belardetti, coll. «Edizione Nazionale delle opere di Girolamo Savonarola», 1961.

43 Cfr. R. Ridolfi, Vita di Girolamo Savonarola, cit., p. 133; P. Burlamacchi (pseudo), La vita del beato Ieronimo Savonarola, a cura del Principe P. Ginori Conti, Firenze, Olschki, 1937, pp. 86 e ss.

44 G. Savonarola, Triumphus fidei abbreviatus, cit., p. 188.

45 Ibid.

46 P. Viti, Savonarola traduttore di se stesso: il Triumphus crucis, in M. de Nichilo et al. (a cura di), Confini dell’Umanesimo letterario: studi in onore di Francesco Tateo, 3 voll., Roma, Roma nel Rinascimento, 2003, vol. III, pp. 1455-1483.

47 G. Savonarola, Triumphus crucis, cit., p. 138 (corsivo nel testo).

48 Id., Triumphus fidei abbreviatus, cit., p. 169.

49 Inter omnes, p. 258, citazione di Platone, Timeo, 40D-E.

50 Plato, Opera, trad. Marsilio Ficino. [Con] Marsilio Ficino, Vita Platonis, Epitoma in Theætetum, Commentarium in Convivium, Compendium in Timaeum. Naldus Naldius, Disticha in laudem operis. P. I. II. Firenze, Lorenzo d’Alopa, 1484-1485.

51 Sugli argumenta si veda: J. Hankins, Plato in the Italian Renaissance, 2 voll., Leiden-New York, E. J. Brill, 1990, vol. II, pp. 483-485 e il volume A. B. Neschke-Hentschke (a cura di), Argumenta in Dialogos Platonis. Platoninterpretation und ihre Hermeneutik von der antike bis zum Beginn des 19. Jahrhunderts, Akten des internationalen Symposion vom 27.-29. April 2006 im Istituto Svizzero di Roma, Basel, Schwabe, 2010.

52 Plato, Opera, Firenze 1484-1485, I, cc. 3r-6v; Marsili Ficini Florentinii, Opera omnia, vol. II, cc. 763-770 (secondo l’edizione del 1491); la lettera era indirizzata a Francesco Bandini per cui cfr. C. Vasoli, Bandini, Francesco, in Dizionario biografico degli italiani, vol. V, 1963, pp. 709-710; G. Hajnóczi, Un discepolo del Ficino a Buda. Francesco Bandini, «Verbum. Analecta neolatina», vol. I, 1999, pp. 13-20.

53 Inter omnes, p. 239.

54 G. Savonarola, Prediche sopra Ezechiele, cit., vol. I, p. 350.

55 Ibid.

56 G. Savonarola, Prediche sopra Aggeo, con il Trattato circa il reggimento e governo della città di Firenze, a cura di L. Firpo, Belardetti, Roma, coll. «Edizione Nazionale delle Opere di Girolamo Savonarola», 1965, p. 196.

57 Inter omnes, p. 259.

58 Cfr. ad esempio I. Caiazzo, La materia nei commenti al Timeo del secolo XII, in C. Esposito e P. Porro (a cura di), La materia. La matière. Die Materie. Matter, Turnhout, Brepols, 2007 = «Quaestio. Annuario di storia della metafisica», vol. VII, 2007, pp. 245-264. Il commento si legge in Calcidio, Commentario al Timeo di Platone. Testo latino a fronte, a cura di C. Moreschini, Milano, Bompiani, coll. «Il pensiero occidentale», 2003.

59 G. Savonarola, Prediche sopra Ezechiele, cit., vol. II, p. 149.

60 Edizione critica: Les Auctoritates Aristotelis. Un florilège médiéval : étude historique et édition critique, éd. J. Hamesse, Louvain-Paris, Publications universitaires-B. Neuwelaerts, coll. «Philosophes médiévaux, 17», 1974; L. Tromboni, Percorsi paralleli nella lettura dei classici. Girolamo Savonarola e le Auctoritates Aristotelis, in J. Hamesse e J. F. Meirinhos (a cura di), Les Auctoritates Aristotelis, leurs utilisation et leur influence chez les auteurs médiévaux. État de la question 40 ans après la publication, Barcelona-Madrid, FIDEM, coll. «Textes et Études du Moyen Âge, 83», 2015, pp. 221-241.

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Pour citer cet article

Référence électronique

Lorenza Tromboni, « La cultura filosofica di Girolamo Savonarola tra predicazione e umanesimo: Platone, Aristotele e la Sacra Scrittura »Cahiers d’études italiennes [En ligne], 29 | 2019, mis en ligne le 30 septembre 2019, consulté le 10 décembre 2024. URL : http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/cei/6184 ; DOI : https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/cei.6184

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Auteur

Lorenza Tromboni

Syracuse University in Florence.
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