Introduzione
Texte intégral
1Sono passati più di tre anni da quando, in un reparto di un ospedale parigino che, per una crudele ironia della sorte, portava il nome di uno dei pittori da lei tanto amati, Laura Malvano lasciava anzitempo familiari, amici e colleghi. L’idea di reagire allo smarrimento prodotto da questa dolorosa partenza con scritti che attestassero le tracce profonde da lei lasciate venne lanciata solo qualche mese dopo. Venne suggerito ad amici e colleghi che, direttamente o indirettamente, avessero dimestichezza con il fatto artistico di cimentarsi in un saggio che, pur collocandosi nell’ambito degli interessi propri di ciascuno, entrasse in sintonia con qualcuno dei molteplici centri di interesse di Laura. L’iniziativa ebbe un successo che superò presto le aspettative, anche le più ottimistiche. Se la concretizzazione editoriale si è fatta attendere più di quanto inizialmente previsto ciò è, sia pure solo in parte, dovuto anche all’ampiezza di tale successo. Esso ha infatti visto coinvolte tante persone di paesi e lingue diverse che ha finito con l’imporsi la decisione di pubblicare non uno ma due volumi di omaggio alla sua vita e alla sua opera. Tutti e due usciranno in Francia, paese dove Laura ha trascorso stabilmente gli ultimi quaranta anni della sua vita. In uno, di imminente pubblicazione presso l’editore L’Harmattan a cura dell’amica e collega Françoise Py, saranno raccolti i contributi in lingua francese. In questo sono invece raccolti, ad eccezione di un contributo presente anche nell’altro volume, gli scritti in italiano e in inglese.
2Diremo più avanti del posto occupato dagli scritti d’arte di Laura per la stampa periodica nell’insieme del suo percorso. Qui vorremmo presentare gli altri saggi presenti nel volume, sia pure senza citarli uno per uno e rinviando agli abstract trilingui che li accompagnano perché il lettore possa farsi una prima idea degli argomenti trattati. Cominceremo con l’osservare che, pur essendo stata data agli amici e colleghi piena libertà nella scelta del tema da trattare, molti sono i saggi che di fatto interagiscono con interessi e preoccupazioni che hanno accompagnato Laura Malvano lungo tutto il suo percorso di studiosa. Questo è ovvio per i saggi che si soffermano sulle dimensioni familiari della vocazione di Laura per il fatto artistico. Anche i saggi del capitolo più nutrito, tuttavia, che vertono su un ampio arco cronologico, toccano temi o artisti che, più o meno direttamente, per periodi più o meno lunghi, hanno attratto l’attenzione di Laura. Quanto, infine, ai due ultimi capitoli del volume, l’uno dedicato allo scavo di alcune traiettorie artistiche singolari nel loro vario intreccio con temi e discipline, l’altro a due mostre, essi rinviano ad alcune delle tante sfaccettature di un interesse per la complessità del rapporto novecentesco al fatto artistico che in Laura non si è mai smentito. Di questa capacità mostrata dai vari saggi di entrare generosamente in sintonia con l’universo mentale ed affettivo di Laura, i curatori del volume sono estremamente grati agli autori perché questo attesta quanto viva resti ancora la presenza di Laura presso chi ha avuto il privilegio di conoscerla e frequentarla.
- 1 L. Malvano, «Salvare i giorni della vita dalla dimenticanza». Pittura e scrittura nell’opera di Nel (...)
- 2 P. Mantovani (a cura di), Daphne Maugham-Francesco Casorati. Un incontro di vita ed arte III, catal (...)
- 3 F. Casorati in L. Riccio (a cura di), Nella Marchesini, Torino, Le Immagini, 1988, p. 16.
3Fra gli aneddoti della sua vita, più o meno pittoreschi, che Laura era solita raccontare con un piacere contagioso, ne spicca uno particolarmente emblematico del suo percorso. Si tratta dell’incontro, da collocarsi nei primi tempi del suo soggiorno parigino, con una voyante al cui invito Laura non aveva saputo resistere. «Vedo quadri nelle linee della sua mano — osservò perplessa la signora — ma non è lei che li dipinge». La pittura, in effetti, era stato il terreno d’incontro dei suoi genitori e aveva occupato un gran posto nella loro vita fino alla precoce scomparsa di entrambi, intrecciandosi non senza tensioni con la cura dei figli («Che ardire è mai questo? / Lanciare in zuffa / la donna di casa e l’artista?» scriverà la madre)1. In uno dei testi presenti in questo volume, Pino Mantovani traccia con empatia e maestria la singolarità delle traiettorie artistiche di ciascuno di loro. Nonostante l’auspicio formulato da Felice Casorati in una lettera ai genitori scritta il giorno della sua nascita («Bravi! Sono molto lieto per la nascita di Laura. Ne faremo una pittrice? Una grande pittrice che raccoglierà tutte le nostre dolorose esperienze di gioia e di gloria […]»)2, la tentazione di ripercorrerne la strada in quanto artista non sfiorò tuttavia mai Laura. Si riteneva del tutto negata all’esercizio in proprio di quella disciplina. Meno facile fu sottrarsi all’impronta lasciata su di lei dall’universo d’immagini che l’avevano accompagnata fin dall’infanzia. Non solo quelle degli innumerevoli quadri e disegni del padre e della madre («La sua arte è stata tutta la sua vita, della sua vita ha tutto coinvolto, tutto dominato, tutto sommerso», avrebbe scritto sempre Casorati qualche anno dopo la morte della madre in occasione di una mostra postuma a lei dedicata)3, ma anche quelle degli artisti da essi frequentati e quelle dei grandi artisti di un passato più o meno lontano, italiano e non, che erano stati i loro punti di riferimento, presenti al di là di un filtro complesso e diverso per ciascuno dei due.
4Certo, il precoce impegno politico (che dai 18 anni in poi e per circa 20 anni aveva preso la forma di una milizia nelle file del PCI sia pure segnata da una distanza critica vieppiù crescente con il passare del tempo) l’aveva in un primo tempo allontanata da quell’universo spingendola a iscriversi alla Facoltà di Giurisprudenza. Si trattò, tuttavia, di una digressione di breve durata ché presto la troviamo impegnata in una tesi di laurea di storia dell’arte sul pittore del tardo trecento italiano Barnaba da Modena per la quale rinviamo alle osservazioni, in questo volume, di Giovanni Romano.
5Da allora, siamo alla metà degli anni cinquanta, l’interesse per la critica e la storia dell’arte non si sarebbe mai smentito, sia pure con un maggiore o minore prevalere di una o l’altra delle due discipline a seconda dei periodi e delle servitù e contingenze della vita. Così, negli anni immediatamente a ridosso della laurea l’orientamento verso la storia dell’arte sembra prevalere; infatti la vediamo partire con una borsa di studio di qualche mese per la Spagna sulle tracce del pittore sul quale si era laureata e adoperarsi poi senza successo per proseguire su quella stessa strada grazie ad una borsa di studio per un’università americana. Sono anche gli anni in cui insegna storia dell’arte nei licei italiani.
6Questa traiettoria viene bruscamente interrotta, nel 1960, per poco meno di dieci anni, in seguito alla decisione di insediarsi in Francia. Non è questa la sede per indagare il complesso di motivi che la spinsero in questa direzione né d’altronde chi scrive sarebbe in grado di fare intera luce sulla questione. Si può star certi, comunque, che un ruolo non secondario ebbe l’eco dei racconti di suo padre Ugo per il quale due lunghi soggiorni parigini, prima e dopo la Grande Guerra, erano stati una tappa importante del suo percorso di formazione e di pratica artistica.
7Non sorprenderà quindi che Laura, una volta installatasi a Parigi, abbia seguito a suo modo, conformemente alle sue attitudini e alla sua formazione, le orme del padre. L’interesse per l’approfondimento filologico e storico intorno ai singoli artisti o alle correnti artistiche del passato non sarà mai completamente abbandonato, ma è certo che la curiosità mai smentita per la pratica artistica a lei contemporanea, o comunque pienamente iscritta nell’universo novecentesco, occupa a lungo il primo piano. La collaborazione regolare a «l’Unità», giornale di partito, da un lato, in continuità quindi con la militanza di cui abbiamo detto sopra e, dall’altro, alla «Rivista d’arte antica e moderna», oltre a collaborazioni saltuarie con altri quotidiani e riviste, contribuiscono a conferire alle tracce scritte di questa curiosità un carattere semi-professionale. Occorre, tuttavia, rilevare che, di fatto, Laura non viveva di queste collaborazioni la cui frequenza o importanza variava più in funzione dell’interesse in lei suscitato da quanto aveva o avrebbe visto che da necessità economiche. A soddisfare queste ultime, infatti, era sufficiente l’insegnamento dell’italiano prima in qualità di assistente nei licei, poi, nella seconda metà degli anni sessanta, in qualità di lettrice di italiano all’università di Lille.
8In questo volume viene presentata una scelta di articoli risalenti tutti a questo primo decennio del lungo soggiorno francese di Laura. Si tratta solo di una piccola parte di un corpus molto ricco di testi della stessa natura. Il criterio della selezione è stato quello di mostrare la vastità di interessi di Laura, sia pure sullo sfondo di una passione dominante per l’arte contemporanea. Si è avuto cura anche di fare in modo che quasi tutti gli anni di quel decennio fossero rappresentati. Si è infine scelto di pubblicare alcuni articoli in grado di far emergere come già nel corso del suo periodo di critica militante maturassero in Laura preoccupazioni, interessi, scavi che avrebbero dato luogo poi a opere di maggior respiro nel periodo successivo. Emblematico da questo punto di vista il relativamente lungo (si ricordi che si tratta spesso di articoli apparsi su quotidiani nei quali sottrarsi alla tirannia dello spazio era particolarmente difficile) articolo consacrato a Courbet. Non solo, infatti, esso prelude alla monografia su Courbet alla quale Laura stava lavorando in quello stesso anno e che sarebbe apparsa nella fortunata collana dei maestri del colore dei fratelli Fabbri, tradotta poi, al pari di quella su Pissarro, in parecchie lingue, ma vi si trovano — sia pure solo di sfuggita e come per inciso — alcuni temi che saranno al centro di tanti suoi lavori di caratura universitaria e specialistica degli anni successivi: il concetto di realismo e l’interazione problematica che intorno ad esso si ebbe tra pratica artistica e pratica discorsiva dei critici d’arte (sul tema si sarebbe cimentata nel lungo saggio Naturalismo e realismo molto impegnativo, più volte citato nella letteratura specialistica e uscito nel 1971 come voce dell’Enciclopedia d’arte Feltrinelli-Fischer); il rapporto tra avvenimento politico, inteso soprattutto nella sua eccezionalità rispetto al corso ordinario delle cose, e il ridisegnarsi della mappa dei generi artistici tanto nei loro linguaggi quanto nei loro destinatari e fruitori; l’arte sociale, infine, tema che l’avrebbe occupata e, in un certo senso tormentata, fino alla fine. Dico tormentata perché su questo tema Laura si è molto spesa, ha fatto ricerche approfondite per anni, raccogliendo un materiale ingente per lo più sconosciuto fino ad allora e non è riuscita, per contingenze varie sulle quali non possiamo qui soffermarci, a trovare lo sbocco editoriale che, ai suoi occhi, tutto questo lavoro meritava. Non poter vedere stampata e quindi sottoposta al vaglio della critica un’antologia di testi relativi al dibattito tra critici e artisti sul tema in questione negli anni della Monarchia di luglio è stato un suo grande cruccio.
9Al di là di questo registro, questi scritti rivelano un aspetto del rapporto di Laura con il fatto artistico che avrebbe continuato a permeare il suo insegnamento ma che si sarebbe ritirato in secondo piano nei suoi scritti di natura saggistico-universitaria: la sua capacità, cioè, di misurarsi in un intenso e personalissimo corps-à-corps con un grande numero di artisti molto diversi l’uno dall’altro ma per i quali la sua empatia e curiosità non venivano mai meno. Esemplari, da questo punto di vista, ci sono sembrati gli articoli su de Staël (il primo sul quale abbia scritto, e pittore da lei molto amato e sul quale sarebbe tornata a più riprese), su Giacometti e, infine, su Bonnard amato forse più di ogni altro e sul quale non a caso avrebbe scritto una lunga e bella monografia rimasta purtroppo inedita.
- 4 Al termine di questa introduzione mi siano consentite alcune parole di ringraziamento alle molte pe (...)
10Alla fine del presente volume figura una bibliografia articolata cronologicamente degli scritti di Laura Malvano. Anche un rapido sguardo permette di realizzare fino a che punto la sua attività di critica militante non rappresenti che una piccola parte della sua produzione di studiosa. Se qui abbiamo deciso di presentare degli esempi solo di questa è perché della sua attività successiva vorremmo offrire una scelta ben più ampia in seguito. Essa dovrebbe far emergere la vastità dei suoi interessi e delle sue preoccupazioni e riunire testi pubblicati in riviste molto diverse e divenuti per lo più introvabili. Tra i raggruppamenti possibili dei suoi lavori una sua pertinenza l’avrebbe anche quello che separasse i lavori relativi all’Italia, e segnatamente all’Italia fascista, da quelli relativi a questioni di ordine più generale, e che hanno il più delle volte la Francia come referente e come terreno principali. Se non altro questa bipartizione, accanto, ripeto, ad altre ugualmente pertinenti, renderebbe conto di un aspetto importante della sua traiettoria di studiosa: dopo essere stata prevalentemente una critica militante, Laura Malvano è stata certo e costantemente una storica dell’arte, ma anche una storica dell’arte italianista, che per quasi vent’anni ha insegnato in un dipartimento di italiano e che di fronte ad una giuria composta di italianisti, storici dell’arte e storici tout court, ha discusso il suo dottorato. Soltanto negli ultimi dieci anni della sua attività universitaria Laura si è occupata, sul terreno dell’insegnamento, di temi artistici per un pubblico composto esclusivamente di futuri artisti o critici d’arte4.
Notes
1 L. Malvano, «Salvare i giorni della vita dalla dimenticanza». Pittura e scrittura nell’opera di Nella Marchesini Malvano, in A. Malvano, L. Malvano e P. Mantovani (a cura di), Nella Marchesini, catalogo della mostra di Torino, 9 febbraio-31 marzo 2006, Torino, Moglia s.r.l. Tipolitografia, s.d. (ma 2006), p. 21.
2 P. Mantovani (a cura di), Daphne Maugham-Francesco Casorati. Un incontro di vita ed arte III, catalogo della mostra di Villa Valero-Rivarolo Canavese, 16 aprile 2011-12 giugno 2011, Moncalieri (Torino), Cast, s.d. (ma 2011), p. 36.
3 F. Casorati in L. Riccio (a cura di), Nella Marchesini, Torino, Le Immagini, 1988, p. 16.
4 Al termine di questa introduzione mi siano consentite alcune parole di ringraziamento alle molte persone che hanno dato il loro contributo perché questa pubblicazione potesse vedere la luce. In primo luogo agli amici che hanno risposto con generosità e prontezza alle mie sollecitazioni ed hanno fatto pervenire contributi che si distinguono per rigore e acribia oltre ad essere, come già ricordato, il più delle volte in sintonia con tanti temi che erano stati al centro dell’attenzione di Laura. Un ringraziamento particolare va inoltre a Enzo Neppi, direttore della pubblicazione, che non solo ha accolto generosamente la proposta di una pubblicazione in omaggio a Laura ma che ha speso senza contare il suo tempo con una rilettura estremamente attenta e rigorosa di tutti i testi e è stato prodigo di consigli più che assennati. Un ringraziamento, infine, a Ilka Milanov, responsabile delle pubblicazioni alle ELLUG, senza la cui collaborazione efficace il volume non avrebbe visto la luce.
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Référence papier
Antonio Bechelloni, « Introduzione », Cahiers d’études italiennes, 18 | 2014, 5-10.
Référence électronique
Antonio Bechelloni, « Introduzione », Cahiers d’études italiennes [En ligne], 18 | 2014, mis en ligne le 30 septembre 2015, consulté le 09 décembre 2024. URL : http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/cei/1451 ; DOI : https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/cei.1451
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