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Comptes-rendus

Emilio Salgari, Il Ciclo del Corsaro Nero

Vittorio Frigerio
Référence(s) :

Emilio Salgari, Il Ciclo del Corsaro Nero, Introduzione di Luciano Curreri, Torino, Einaudi, ISBN: 978-88-06-20721-2

Texte intégral

1Gli avvenimenti che hanno marcato quest’anno il centesimo anniversario della scomparsa dello scrittore veronese Emilio Salgari sono stati numerosissimi, tra convegni, mostre fisse o itineranti, volumi di studi e numeri speciali di riviste, più le rievocazioni massmediatiche nelle loro diverse forme. L’editore Einaudi ha scelto di celebrare il ricordo di colui che è stato chiamato “il padre degli eroi perdenti” nel modo probabilmente più indicato: riproponendo al pubblico di oggi, in un volumone dalla copertina azzurra del colore del cielo in un bel giorno estivo, i tre romanzi che compongono il “Ciclo del Corsaro Nero”, sarebbe a dire, appunto, Il Corsaro Nero, seguito da La regina dei Caraibi e da Jolanda, la figlia del Corsaro Nero. Questi romanzi, tra i più conosciuti di Salgari, sovente ripubblicati anche se troppo spesso in edizioni poco rispettose dell’originale, sono tra i primi a contare in quel canone “popolare” che ha contribuito a formare l’immaginazione di generazioni d’Italiani, e anche solamente in quanto tali meriterebbero abbondantemente la media minima di una bella edizione per generazione alfine di rivelare ai giovani lettori l’origine di una sensibilità, di un’estetica, ma anche di un’etica che hanno intriso in modo molto più sistematico di quanto si sia voluto generalmente ammettere lo spazio mentale del Belpaese. Questa edizione, curata e ben rilegata (val la pena di notarlo al tempo dei libri “leggi e getta”) si situa con eleganza sulla frontiera fra il “popolare” e il colto fin dalla copertina (che riproduce la bellissima illustrazione della vecchia edizione Vallardi, ma solo parzialmente, come una finestra che si apre in alto su chissà quali orizzonti, e dove anche il famoso struzzo einaudiano sembra, per contaminazione, scappato da qualche vecchia china di Gamba o D’Amato) e soprattutto grazie a uno studio introduttivo di Luciano Curreri intitolato “I cannóni del cànone salgariano”.

2Il posto di Salgari nel quadro della letterature italiana – lettura quasi di cui vergognarsi, sconsigliata dai maestri del gusto e svalutata da scuole e istituzioni – è sempre stato abbastanza precario da meritare abbondanti discorsi, valutazioni e rivalutazioni, per cercare di determinare l’arco della sua influenza reale, la sua portata e la sua penetrazione, al contempo discreta e profonda. Curreri, con un certo gusto della provocazione, apre alla lettura dell’opera suggerendo “che il romanzo di formazione di Renzo Tramaglino e quello d’avventura di Emilio di Roccanera, alias il Corsaro Nero, si diano un po’ la mano, mettendo in comunicazione l’inizio e la fine della nostra narrativa ottocentesca più di quanto lo faccia il tema del ‘piccolo mondo’, da Manzoni a Fogazzaro, da I promessi sposi a Piccolo mondo antico.” Storia da un lato, storia mischiata a mito dall’altro. Un nemico comune, la Spagna, una fanciulla rapita per romanzo (Lucia e Honorata, anche se la seconda pare dapprima più vittima del tragico e fatale eroe “negativo” che love interest ottocentesco alla ricerca d’un salvatore; e poi è tanto più plastica: vedasi come s’adatta bene al ruolo di regina di tribù cannibali nella Florida...). Curreri, provando che spirito critico e divertissement (nel senso doppio, compreso quello della composizione strumentale, con grancasse e rombi di cannoni) non sono sempre obbligatoriamente opposti, si diverte e ci diverte rievocando il “sincretismo di luoghi ed eroi, fitti e oscuri, di rovine e tombe” e oltre a quello anche le avventure postume e critiche del nostro eroe della penna, riveduto ed interpretato “tra « ingegneria narrativa» e « comunicazioni di massa», narratologia, semiotica e sociologia, « retorica e ideologia», storia delle idee e cultura popolare, « psicoanalisi e paraletteratura», ma anche tra filologia e « carte inedite»”. Un tesoro per la critica, di quelli inesauribili, dove ogni approccio trova una sponda. E così saltano in ballo Bergson, Deleuze, Bachelard, senza scordare Omar Calabrese e tanti altri critici nostrani, ma più che altro – ce ne se accorge dopo con piacere – per lamentarsi dell’imbalsamazione progressiva della vitalità antica dello scrittore, schiacciata tra le pagine degli studi come una volta le rose delle alpi tra i fogli dei romanzi, dai quali cadevano, al toglierli dagli scaffali, come pallidi spettri, lasciando sulla carta solo ombre sfumate.

3Il parallelismo tra Emilio (l’eroe, non lo scrittore !) e Renzo, converge alla fine del percorso di Curreri in un’apparizione speculare della misericordia divina che riavvicina Salgari a Manzoni, allontanandolo dalla narrativa d’avventura anglosassone. Dumas, dal canto suo, straparlava volentieri di Provvidenza, pur non dando al termine alcun valore mistico identificabile. Le frontiere sono labili tra finzione “popolare” e ideologia e le parole circolano, alleggerite talvolta del loro significato da dizionario.

4Bisogna dar ragione a Curreri quando suggerisce che “l'immaginario non si nutre di edizioni critiche né di cànoni”, ma ciò non diminuisce il merito di questa bella nuova riedizione, che fa sperare che per un po’ di tempo ancora si rinnovi l’antica tradizione di nonne e zie che regalavano a Natale romanzi di Salgari ai loro nipotini... Per fortuna non ancora sull’ iPad.

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Pour citer cet article

Référence électronique

Vittorio Frigerio, « Emilio Salgari, Il Ciclo del Corsaro Nero »Belphégor [En ligne], 10-3 | 2011, mis en ligne le 10 janvier 2013, consulté le 16 mars 2025. URL : http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/belphegor/415 ; DOI : https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/belphegor.415

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