‘E fantasie ‘e Pullecenella
Texte intégral
Cresco a Madonna dell’Arco, frazione di Sant’Anastasia, in provincia di Napoli. In piena “zona rossa”. La “zona rossa” è un’area ad alto rischio nel caso il nostro amato Vesuvio decida una qualche attività.
Madonna Dell’Arco prende il nome da una madonna che, operando una strana forma di miracolo, ha fatto sì che cinquecento anni fa nascesse uno dei santuari più conosciuti del meridione italiano ! Strana forma di miracolo : ad una donna del paese, Aurelia Del Prete detta “Cazzòla”, caddero i piedi in seguito alle laide bestemmie proferite all’indirizzo della Vergine.
È possibile ammirare i “bipodi”, perfettamente mantenuti sotto vuoto, in una teca del museo del centro studi di religiosità popolare del santuario. Il lunedì d’albis, il paese è raggiunto da migliaia di fedeli che, a piedi nudi, accorrono da ogni parte della regione a rendere e a chiedere grazia. Questi sono i “fujenti” o “battenti”, perché arrivano correndo e battendo i piedi.
Ho visto persone leccare, per ex voto, il sagrato in una giornata piovosa e, come colpite da sincopi vertiginose, strisciare vermiformi sin sotto l’altare. Ho visto squadre di “battenti” brandire bandiere ricolme di denaro in dono alla Madonna e, appena voltate le spalle, riportarsele a casa. Ho visto uomini, in questo santo giorno, tirare fuori dalle immacolate uniformi revolver e pugnali…
Comunità prevalentemente agricola Madonna dell’Arco, fino a qualche decennio fa, dove la terra, il ciclo delle stagioni, i riti dei contadini, le feste, si “giocano” tra il sacro e il profano, dove la dimensione religiosa insomma risente insomma di forti influenze pagane.
Ho imparato il “ballo sul tamburo” o “Tammurriata”, che è una forma coreutica accompagnata da voce e tamburo, le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Si parla di “fronne ‘e limone” (lett. “fronde di limone”) quando ci si riferisce a certi canti a distesa, ossia una sorta di primordiali annunci pubblicitari utilizzati dai venditori ambulanti, ma anche da contadini per alleviare le fatiche della terra, oppure dai carcerati per comunicare con l’esterno, finanche dagli “zingari”, nelle loro tipiche esibizioni.
Mi laureo in Farmacia all’Università Federico II di Napoli, con una tesi sull’utilizzo dei cannabinoidi in terapia. In contemporanea al corso di studi, scopro il “Gregorio Rocco”, una scuola di teatro nei pressi del santuario, dove apprendo i rudimenti della recitazione. La formazione scientifica si ritrova spesso nelle cose che scrivo, come per esempio nel tentativo di spiegare il “miracolo” della caduta dei piedi con un’intossicazione da ergot nel dramma “Per Grazia Ricevuta”, o per la commedia “Notturno in farmacia”.
La continua curiosità verso le tradizioni della città mi porta alla riscoperta della maschera simbolo di Napoli : Pulcinella.
In questa maschera sperimento la mia memoria ancestrale, ricerco “il passo di un popolo, i tratti presenti in ogni napoletano” : un Pulcinella che miscela la lingua “classica” a slang giovanili, che suona il putipù, strumento membranofono manipolato di solito dallo “scemo del paese”.
Un Pulcinella che gioca facendo roteare dischi a forma di pizza, recitando i suoi strambi proclami colmi di ironia di sberleffi e di verità !
Come il magma conserva in seno gli elementi fondamentali alla vita, così questo popolo cerca di trattenere la sua storia, le sue radici.
C.D.F.
Il passo di un popolo
1Pulcinella, attraversando i tempi, ricerca il passo di un popolo, i tratti presenti in ogni napoletano.
2- Se ne pigli’ ‘e penziere, comme pure ‘e mode ‘e fare ! È lo stesso delle Atellane, ancor prima, dei greci, o della Commedia dell’Arte, di Petito, di Eduardo… Pulcinella ! Oggi lo si vede di meno, soffre un po’ di “pucundria”, di quella melanconia legata all’aggressione delle tradizioni, prevaricazione della civiltà moderna :
‘O triato che aggio cunusciuto
ha chiuso baracca,
‘e malatie ‘e stu tiempe
s’hanno pigliato ‘o posto.
Guardanno ‘a strada,
‘a scena nun me diverte :
È sole d’acqua ! Nun scarfa, n’ asciutta !
Il teatro che ho conosciuto
ha chiuso baracca,
le malattie del tempo
hanno preso il posto.
Guardando la strada,
la scena non mi diverte :
È sole d’acqua ! Non scalda, non asciuga !
3Ma lo spirito è rimasto a nutrirsi, a pensare, a ricordare, a fissare emozioni.
4Pulcinella è come il magma che conserva in seno gli elementi fondamentali alla vita, quel magma che mormora “sott’ ‘a muntagna ‘e lava”, che sobbolle come il ragù, che erutta come il caffè…
5Pulcinella farà sentire sempre la sua presenza… nella voce di un ambulante, nel ghigno di un pazzo, negli sproloqui dei saccenti, nel cuore di chi ha cuore, nella disperata vitalità di questa città. Senza peli sulla lingua, sciorina liberamente il suo “rosario”, evocando ogni cosa lo aggradi, senza limiti, senza fune, facendo “comm’ ‘e creature, che nguàcchiano ‘e mure senza paura”. Con le sue goffe sentenze, strambi proclami, curiose deduzioni, lucide logiche… Basta che si parli ! – Pure di nocelle, ma parlate ! Sotto lo stesso cielo, per riempire le strade !
6Pulcinella usa la sua lingua : “Chesto è napulitano ! Lengua ‘e fuoco !
7T’accoglie, te coglie, t’arravoglia, sonora malìa… veloce, te piglia” ! Congeniale forma d’espressione. Quella lingua che con l’unità d’Italia, e col ventennio del secolo scorso, è stata considerata da certuni come fattore retrivo ed antiunitario, diventata poi, patrimonio dell’umanità.
8Il substrato di questo teatro è il Mediterraneo, anima, fucina di storie, mare di incroci, tesoro di vita.
9Luogo che unisce e divide… Pulcinella salendo le scale del tribunale diventa avvocato ! E quando va per mare diventa Polichinelle, Karagoz, Petrushka, Punch, Kasper, in relazione alla sponda cui approda.
10La faccia sporca di vino, come quelle bruciate dal sole… di chi parte, di chi forse arriva, di chi lascia tutto, di chi trova lutto.
Pour citer cet article
Référence papier
Camillo De Felice, « ‘E fantasie ‘e Pullecenella », Babel, 35 | 2017, 29-32.
Référence électronique
Camillo De Felice, « ‘E fantasie ‘e Pullecenella », Babel [En ligne], 35 | 2017, mis en ligne le 15 janvier 2018, consulté le 18 septembre 2024. URL : http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/babel/4732 ; DOI : https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/babel.4732
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