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Revisitations, adaptations et confrontations d’ouvrages

La scomparsa di Majorana: il saggio-inchiesta di Sciascia e la rivisitazione grafica di Riccioni-Rocchi a confronto

Inge Lanslots
p. 128-141

Résumés

Negli anni Settanta, in piena guerra fredda, Leonardo Sciascia, lo scrittore critico-polemico di Racalmuto, si interroga sulla minaccia nucleare e la responsabilità scientifica di chi aveva contribuito alla realizzazione della bomba atomica. Come riferito da vari critici, La scomparsa di Majorana, prima pubblicato su «La Stampa» (in sette puntate, dal 31 agosto al 7 settembre), si presenta come un’inchiesta filosofica, ma fortemente contestata per la sua inesattezza storica: secondo storici e altri critici Majorana non avrebbe potuto prevedere la realizzazione della bomba atomica e la sua intransigenza non sarebbe stato il segno di una neutralità assoluta. Lo stesso testo però viene al contempo apprezzato per la finzionalizzazione del contesto storico tipica della scrittura sciasciana.

Nel 2015, proprio quarant’anni dopo la pubblicazione dell’opera di Sciascia, Francesca Riccioni e Silvia Rocchi rimettono in questione il contributo scientifico e la scomparsa del fisico siciliano trasponendo la storia di Majorana in un contesto contemporaneo. Sulla scia di Sciascia Riccioni e Rocchi valorizzano la scoperta del fermione, «da subito definito anche “particella fantasma” proprio in riferimento alla difficoltà di registrarne la presenza nello spazio» (citazione tratta dalla quarta di copertina). Nel loro romanzo grafico intitolato Il segreto di Majorana la cosiddetta particella fantasma offre poi la perfetta analogia per rinarrare la scomparsa del suo ideatore. Agli interrogativi di Sciascia Riccioni e Rocchi ci aggiungono altri avanzando la congettura che la scomparsa di Majorana potrebbe diventare il modello per chi vorrebbe cancellare le proprie tracce in un mondo in cui l’interconnettività sembra onnipresente e persistente.

Dato questo contesto, il presente contributo si propone di mettere a confronto il testo di partenza sciasciano e l’adattamento grafico di Riccioni e Rocchi. Ci si soffermerà sulla specificità delle strategie narratologiche adoperate per (ri)raccontare l’inchiesta metafisica, quelle letterarie e prettamente multimodali. Tale confronto si incentrerà sulla commistione di materiali storici, sulla tecnica della mise-en-abyme che evidenzia la collaborazione tra scrittore e lettore e sulla spazialità, una «paratopia» che rende il rapporto problematico dei protagonisti con la realtà rimettendo in rilievo l’attualità e la pertinenza dell’approccio sciasciano.

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Texte intégral

Premessa: gli anniversari e l’eredità di Sciascia

1In occasione del trentesimo anniversario della morte di Leonardo Sciascia si vide un interesse rinnovato nella figura biografica, nonché nelle pubblicazioni e altre attività dello scrittore racalmutese. Due anni dopo, con la commemorazione del centenario della nascita dello stesso Sciascia, l’interesse si rafforzò, soprattutto in ambito accademico, mentre nei media l’anniversario riscosse poca attenzione, soprattutto rispetto agli anniversari di altri autori canonici1. Che la sua casa si sia inserita nel percorso turistico-culturale, la cosiddetta «Strada degli Scrittori» che collega i «luoghi vissuti e amati dagli scrittori e quelli descritti nei romanzi»2, è una magra consolazione – Sciascia si trova nella compagnia di Luigi Pirandello, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Antonio Russello, Rosso di San Secondo e Andrea Camilleri. La domanda rimane poi se l’eredità di Sciascia la si riscontri lungo questa strada detta letteraria.

  • 3 Lo illustrano già i titoli dei saggi seguenti: Il tenace concetto. Leonardo Sciascia: la letteratur (...)

2L’eredità sta invece nel riconoscimento che Sciascia sia stato uno dei protagonisti del dibattito politico-culturale italiano in cui lo scrittore si è sempre mostrato anticonformista, polemico, tenace e scomodo3. Gli studiosi, infatti, concordano sul fatto che Sciascia sia un demistificatore di verità e di assunzioni, che verso la fine della vita si sarebbe isolato per la malattia e le rotture con gli amici più stretti. Nel suo saggio che si focalizza sul ruolo dell’intellettuale in società in correlazione con il giallo-noir, Angelo Castagnino sintetizza la posizione dell’intellettuale come indagatore della società tramite la fiction nel modo seguente:

Sciascia is representative of the isolation suffered by those who, from the miracolo economico to the Eighties, tried to uncover and denounce the many mysteries connected with historical events in Italy, and the narrative transformation of a character increasingly detached from the rest of society finds a historical correspondence that cannot be ignored [Castagnino 2014, 64].

3Secondo Castagnino la posizione eccentrica di un intellettuale-indagatore «carries the value of truth that, for the good of society should not be lost, as it provides alternative views in opposition to the often deficient and manipulated official history» [181].

4Date queste premesse, il presente contributo privilegerà l’analisi di un unico mistero italiano, quello della scomparsa di Ettore Majorana, mettendo a confronto l’indagine di Sciascia, La scomparsa di Majorana (1975), e un suo adattamento grafico, Il segreto di Majorana (2015), di Francesca Riccioni e Silvia Rocchi. Ci si soffermerà sulla specificità delle strategie narratologiche adoperate per (ri)raccontare, quelle letterarie e prettamente multimodali. Le due opere si avvicinano per la commistione di materiali storici e di elementi di finzione, per la mise-en-abyme della figura dell’indagatore e del lettore e sulla tecnica della mise-en-abyme che evidenzia la collaborazione tra scrittore e lettore e per l’incapacità dei protagonisti di rapportarsi alla realtà che risulta in una spazialità paratopica.

Sciascia e il mistero della scomparsa di Majorana

  • 4 Il saggio edito presso l’Einaudi contiene le note che sul giornale avrebbero appesantito la lettura

5Va innanzitutto ricordato che negli anni Settanta, in piena guerra fredda, Leonardo Sciascia si interroga sulla minaccia nucleare e la responsabilità scientifica di chi aveva contribuito alla realizzazione della bomba atomica. Tale interrogazione viene approfondita nel saggio La scomparsa di Majorana, prima pubblicato su «La Stampa» in sette puntate, dal 31 agosto al 7 settembre 1975, poi edito da Einaudi nel mese successivo4. Come riferito da vari critici, quali Domenica Perrone e Joseph Farrell, La scomparsa di Majorana si presenta come un’inchiesta filosofica, ma fortemente contestata per la sua inesattezza storica, che ciò nonostante andrebbe inserita nel filone investigativo che spesso viene limitato alla produzione giallesca dello scrittore racalmutese.

  • 5 Dopo la pubblicazione del saggio sciasciano si sono aggiunte altre piste. Per maggiori informazioni (...)

6Il saggio sciasciano si propone come una ricostruzione del come e del perché si siano perse le tracce del fisico siciliano che il 25 marzo 1938 lasciò Napoli con un piroscafo per Palermo ma che dall’indomani fu introvabile. Nel corso degli anni si erano (e sono) avanzate le ipotesi più variegate, che vanno da quella del rapimento di Ettore Majorana da parte dei nazisti, attraverso quella del lavoro segreto del fisico al servizio degli stessi nazisti e quella della fuga nell’America del Sud (in Argentina o in Venezuela), a quella del ritiro volontario in monastero, fino alla pista del suicidio5.

  • 6 Alfredo Ravelli, un imprenditore (fallito) e appassionato di matematica, si rifà alle parole di Rol (...)
  • 7 Leonardo Sciascia, La scomparsa di Majorana, a cura di Lea Ritter Santini, pp. 53-54. L’edizione de (...)

7La pista seguita da Sciascia, che d’altronde è in linea con le prime voci circolanti all’epoca, è quella del ritiro monastico perché Majorana, noto per la sua intelligenza e la sua natura sia scontrosa che schiva, avrebbe anticipato gli effetti devastanti della bomba atomica, pista ripresa poi da Alfredo Ravelli in ben tre pubblicazioni6. Il ritiro di Majorana, sempre secondo Sciascia andrebbe interpretato come il rifiuto del fisico della scienza moderna a cui egli stesso aveva fornito un contributo di grande rilievo nell’ambito dell’antimateria. A Majorana, la cui intransigenza sarebbe indizio di una neutralità assoluta, viene attribuito il ruolo del «paladino buono» [Francese 2012, 76]. In quanto tale Majorana, dopo aver rifiutato prestigiose cariche accademiche all’estero, si sarebbe opposto agli altri membri del gruppo di via Panisperna, il gruppo di scienziati legati a Enrico Fermi e alle altre attività di ricerca nell’Istituto di Fisica di Napoli. Ed è proprio per questo motivo che l’inchiesta filosofica di Sciascia si trasforma in un racconto-pamphlet che riecheggia quello intrapreso da Bertolt Brecht che prima di Sciascia, in un suo saggio dedicato a Galilei, aveva messo in questione la responsabilità della scienza nei confronti delle istanze del potere7 [Sciascia 2006, 53-54]. Infatti, come afferma Lea Ritter Santini nella sua analisi del saggio-inchiesta sciasciano, lo scrittore racalmutese continua a riproporre

il tema dei rapporti fra gli occulti meccanismi del potere e la coscienza del singolo, fra la responsabilità individuale e il decorso della storia, [e] la sua finzione letteraria può apparire prima estraniante e incredibile, deformata ed estrema sino all’inverosimile, per finire poi imitata o addirittura superata dalla realtà. Il principio della sua struttura narrativa è determinato dall’intenzione di presentare, in una composizione dal carattere documentario, all’apparenza un’impartecipe raccolta di materiale – il più delle volte ricavato dalla realtà di avvenimenti storici –, i fatti e la loro successione nella nudità di un rapporto [Ritter Santini in Sciascia 2006, 49].

8Nei loro rispettivi saggi, The Ethics of Science: Leonardo Sciascia and the Majorana Case (2007) e Leonardo Sciascia e la funzione sociale degli intellettuali (2012), Joseph Farrell e Joseph Francese ricordano poi quanto i protagonisti sciasciani si vedano costretti a sfidare l’establishment e in tale veste essi richiamano la figura integra del loro ideatore [Francese 2012, 85]. In altre parole, essi valorizzano l’«immagine [di Sciascia] come un pensatore “eretico”, scrittore sempre in opposizione, intransigente a tutte le “ortodossie”» [85], ovvero un commentatore militante che propone controinchieste della realtà [Farrell 2022, 63].

9Che Sciascia abbia modellato la figura di un Majorana anticonformista e irriducibile sulla propria immagine de-storicizzando quella dello scienziato siciliano fu una delle critiche più risentite al momento della prima pubblicazione di La scomparsa di Majorana (1975), ma a mio parere è proprio uno dei punti forti del testo sciasciano nella misura in cui la costruzione letterario-finzionale dell’indagatore Sciascia favorisca il coinvolgimento del lettore. Nella collaborazione tra scrittore e lettore, quest’ultimo farebbe «da controparte» [Francese 2012, 82], da Watson, l’indagatore inferiore ma indispensabile, il non esperto che si interroga sulle trovate a prima vista inconfutabili di Sherlock Holmes. Nella sua inchiesta Sciascia stesso si fa allievo di altri indagatori letterari alla ricerca della verità, quali Brecht e Poe, ma anche Manzoni e Borges – per gli stessi o altri versi Sciascia si ispirò a Pirandello e a Shakespeare, autori pure cari a Majorana. Grazie ai rimandi intertestuali e alla costruzione testuale della coppia scrittore-lettore si assiste a una serie di mises-en-abyme.

Sciascia e Majorana revisited

  • 8 Si noti che nel volume, come in molti romanzi grafici, manca la numerazione delle pagine. Conviene (...)
  • 9 Francesca Vennarucci, Ettore Majorana e il mito del rifiuto della scienza, pp. 131-152.

10Tale scelta stilistica si riscontra anche nell’adattamento grafico dell’indagine sciasciana, Il segreto di Majorana di Francesca Riccioni e Silvia Rocchi8. Il romanzo grafico pubblicato nel 2015 si interroga apertamente sul dramma interiore dello scienziato mentre gli autori si promettono di rendere tale dramma emblematico del disagio esistenziale e filosofico dell’uomo novecentesco che viene confrontato con una realtà cangiante e ingannevole9. L’interrogazione si trova proprio nella parte centrale del romanzo grafico in cui si evidenzia il desiderio di solitudine e addirittura di isolamento.

11Il volume suggerisce quanto segue:

Il problema della perdita della propria identità, dell’alienante estraneità dell’individuo in un mondo che gli appare fittizio e minaccioso, l’inesorabile e tormentoso interrogativo dei rapporti fra la propria esistenza e i riflessi che di essa vengano – da altri – percepiti, è legato nella letteratura moderna al nome del siciliano Luigi Pirandello [Sciascia 2006, 49].

12In Il segreto di Majorana il lettore vede lo scienziato siciliano muoversi tra Roma, Napoli e la Sicilia mentre il suo desiderio di solitudine e isolamento si visualizza in vedute panoramiche e spazi vuoti, ma anche se in compagnia dei compagni di via Panisperna Majorana se ne sta leggermente in disparte, contemplativo o impensierito. Il personaggio crea delle barriere tra lui e il mondo fisico, quale la spiaggia, il giardino pubblico, le strade di Catania e il teatro dei pupi. Tali spazi si sottraggono alla realtà rappresentata trasformandosi poi in un limbo.

13In questa “frangia” della narrazione spunta l’ipotesi del suicidio che si sviluppa in più tavole, tra cui quella con il messaggio d’addio di Majorana messo in didascalia in bianco su uno sfondo scuro che accennerebbe al mare che avrebbe inghiottito il fisico. Nella pagina il messaggio, tratto da una lettera indirizzata ad Antonio Carelli, il direttore dell’Istituto di Fisica di Napoli, quasi quasi ondeggia sullo sfondo-mare:

Ti prego anche di ricordarmi
a coloro che ho imparato a
conoscere e ad apprezzare
nel tuo istituto, dei quali
tutti conserverò un caro ricordo
almeno fino alle undici di questa
sera, e possibilmente anche dopo.

14Il suicidio stesso non viene esplicitato ma viene prefigurato da una sequenza in spiaggia in cui un amico spinge Majorana, che è ancora tutto vestito, nell’acqua. Majorana viene accompagnato dal libro che sta leggendo. Contrariamente al suicidio, il tuffo involontario di Majorana si esplicita, ma di nuovo in un limbo, non lo spazio circostante, in altre parole «fuori dall’ordine della realtà» [Palumbo Mosca 2021, 743].

  • 10 Termine proposto da Dominique Maingueneau in Le discours littéraire. Paratopie et scène d’énonciati (...)

15 Proprio questo limbo in cui si situano Majorana, il suo desiderio di isolamento e quello di solitudine è indizio della sua non appartenenza, non della non esistenza dello spazio. Majorana, infatti, non sa rapportarsi a se stesso, né allo spaziotempo in cui vive. Lo spazio di Majorana è quindi paradossale, una «paratopia»10 che nel romanzo grafico è resa maggiormente a livello visivo. Inoltre, la paratopia majoraniana comporta un’interrogazione della realtà che Giorgio Agamben avanza nel suo saggio Che cos’è reale? La scomparsa di Majorana (2016):

Majorana ha fatto della sua stessa persona la cifra esemplare dello statuto del reale nell’universo probabilistico della fisica contemporanea e ha prodotto in questo modo un evento insieme assolutamente reale e assolutamente improbabile. Decidendo, quella sera di marzo del 1938, di sparire nel nulla e di confondere ogni traccia sperimentalmente rilevabile della sua scomparsa, egli ha posto alla scienza la domanda che aspetta ancora la sua inesigibile e, tuttavia, ineludibile risposta: che cos’è reale? [Agamben 2016, 52-53].

16Pure Leonardo e Amanda, i protagonisti di Il segreto di Majorana, si muovono in uno spazio paratopico reso graficamente in varie sequenze nel senso che il campus, la spiaggia e le strade tendono a scomparire in alcune di esse e gli appigli temporali sono scarsi – fa eccezione il flashback che ci riporta dal 2012 dell’incipit alle proteste a Seattle nel 2000 a cui avevano partecipato Leo e Amanda. La non-appartenenza, il distacco dalla realtà o piuttosto il rapporto problematico con la realtà si manifestano tramite il loro linguaggio corporeo: come il personaggio di Majorana, i protagonisti, appena abbozzati, si presentano sempre di profilo o danno le spalle al lettore, come se volessero sottrarsi allo sguardo di quest’ultimo. La paratopia circonda innanzitutto il giovane Leonardo, chiamato Leo, un ovvio riferimento allo scrittore racalmutese, con cui apre il volume. Leo è un fisico affascinato dall’antimateria che rivede Amanda, studiosa di letteratura altrettanto interessata alla materia fisica. Durante i loro incontri o le loro chiamate Leo e Amanda si interrogano sulla vita di Majorana e sull’antimateria pur volendo rivivere il loro vecchio rapporto, ma non riescono a confessare il proprio amore nel mondo in cui vivono. Solo nelle “frange”, nelle varie occorrenze del limbo, pieno di tracciati, si connettono più punti. I punti sarebbero le particelle subatomiche discusse dallo stesso Leo in una sua relazione.

17 Nel romanzo grafico il lettore assiste quindi a una serie di mises-en-abyme che lo rendono complice dei due autori – e dei due protagonisti – nel decifrare il mistero di Majorana. Il lettore viene assistito da dialoghi tra personaggi, digressioni didascaliche e riferimenti intertestuali, e nella narrazione vede poi alternarsi vari schemi di coloritura, con pastelli e pennelli. Un grigio e nero freddo segnano la storia dell’antimateria, un blu e un verde freddi caratterizzano la storia di Leo e Amanda mentre Majorana si muove in spazi dove un giallo e un rosso caldi predominano, ma si registrano incursioni degli schemi nelle altre parti della narrazione del resto molto rigorosa. Ciò culmina nella parte finale di Il segreto di Majorana quando, nonostante tutti i tentativi di ricerca di Leo, si perdono le tracce di Amanda. La sua scomparsa, che riecheggia quella di Majorana e i finali aperti delle inchieste sciasciane, è inaspettata perché nel corso della narrazione il lettore è incline a credere che tale sorte sarebbe toccata a Leo perché apparentemente ancora più solitario e isolato di Amanda. Così, in Il segreto di Majorana, Amanda si fa il simbolo dell’incomunicabilità e dell’incompatibilità prefigurata da Majorana.

18Nella postfazione al romanzo grafico, La scomparsa di Majorana ai tempi dei social media, Tiziano Bonini aggiunge un’altra dimensione alla narrazione interrogandosi ulteriormente sulla possibilità di scomparire in un’epoca in cui i social media sembrano capaci di rintracciare individui e le loro azioni. Tale affermazione viene corroborata da Francesca Riccioni, la sceneggiatrice, proprio nell’ultima pagina di Il segreto di Majorana:

Questo è un libro sulla scomparsa. Non solo quella di Majorana, ma la scomparsa potenziale di chiunque, genio o signor nessuno che sia. Ettore Majorana è diventato un mito del Novecento anche perché incarna un desiderio che tutti, una volta nella vita, hanno accarezzato: quello di andarsene, riuscendoci; il bisogno di ipotizzare altre vite possibili, da cui nessuno è immune. Non ho voluto indagare le ragioni dietro le sue azioni, né giudicarne le scelte, ma solo invitare i lettori a vivere, ognuno nel proprio modo – come fanno Leo e Amanda, i due protagonisti di questa storia – gli effetti di un’assenza su una collettività che magari avrebbe finto per definire dei confini a una possibile esistenza attuale. Confini che Ettore non avrebbe mai potuto accettare, di qualunque tipo fossero stati [2015].

19Il lettore concluderà che il romanzo grafico in sé non raggiunge necessariamente l’obiettivo di teorizzare sull’eventuale scomparsa di qualsiasi individuo anche se gli autori si rifanno a modelli scientifici e letterari, ma sosterrà che la forza di Il segreto di Majorana risieda proprio nell’uso strategico della mise-en-abyme e delle specificità grafiche. La strategia narrativa collega i tre livelli della narrazione, quello della storia di Majorana, quello della storia di Leo e Amanda, e quello della storia della fisica. La prima e la seconda storia si leggono come una biografia intima, mentre l’ultima gira attorno al fermione di Majorana, la particella uguale alla sua antiparticella, che come si legge in quarta di copertina «da subito definito anche “particella fantasma” proprio in riferimento alla difficoltà di registrarne la presenza nello spazio». Così, tramite Il segreto di Majorana gli autori e il lettore continuano l’approccio investigativo di Sciascia. Il romanzo grafico poi colpisce per la sua artigianalità, la manualità e la stratificazione del lavoro. Come sintetizzato da Silvia Rocchi, la fumettista di Il segreto di Majorana:

  • 11 Valerio Stivé, Nello studio di Silvia Rocchi, in «Fumettologica», 28 aprile 2015. Cfr. Serena Di Vi (...)

Come vedi dalle foto in analogico uso di tutto, matite, grafite, pastelli, acrilici, inchiostri ad acqua e ad olio. Come tecniche grafiche oltre a quelle strettamente pittoriche, lavoro facendo delle tracce su plastiche inchiostrate uniformemente (monotipia) e in incisione su legno (xilografia).11

  • 12 Cfr. Natalie Dupré e Inge Lanslots, Remediating Photography in Second-Generation Graphic Narratives (...)
  • 13 Benedetta Grasso, «Il segreto di Majorana»: a Graphic Novel on the Elusive Life of the Sicilian Sci (...)

20Tale combinazione e sovrapposizione di materiali conferiscono uno spessore tangibile alla lettura nella misura in cui la narrazione visiva attiva un’esperienza multisensoriale12, sempre inquietante. A tali caratteristiche formali si aggiungono quelle dell’irrequietezza dello stile13 e dell’impaginazione originale ma efficace, nonché l’irregolarità delle gabbie (il reticolo), che facilitano il passaggio da una storia all’altra.

  • 14 Cfr. la tipologia proposta da Scott McCloud in Understanding Comics. The Invisible Art, pp. 153-155
  • 15 Cfr. Leonardo Sciascia, La scomparsa di Majorana, a cura di Lea Ritter Santini, p. 49.

21 In conclusione a questa analisi va sottolineato che è proprio il livello visivo a inquadrare la narrazione, cioè sono le immagini a portare l’andamento di Il segreto di Majorana cosicché può essere definito come «image-specific»14. In quanto tale il romanzo grafico ricontestualizza e riscrive la finzionalizzazione del segreto della storia dello scienziato, riportando alla luce l’importanza dell’approccio sciasciano che propone i tasselli di un mosaico da riordinare a seconda della possibile verità da esplorare15. Riccioni e Rocchi non solo propongono simultaneamente una rilettura e una rewriting di La scomparsa di Majorana, ma il loro lavoro si iscrive in un filone di romanzi bio-grafici dedicati a scienziati da esplorare in futuro.

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Bibliographie

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Siti Internet

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Di Virgilio, Serena, “Il segreto di Majorana”: fumetto tra storia e attualità, in «Panorama», 19 maggio 2015, <https://www.panorama.it/il-segreto-di-majorana-fumetto-tra-storia-e-attualita> (consultato il 10 novembre 2021).

Grasso, Benedetta, Il Segreto di Majorana: a Graphic Novel on the Elusive Life of the Sicilian Scientist , in «i˖Italy», 16 dicembre 2015, <https://www.iitaly.org/magazine/focus/art-culture/article/il-segreto-di-majorana-graphic-novel-elusive-life-sicilian> (consultato il 10 ottobre 2021).

La Strada degli scrittori, <https://www.stradadegliscrittori.com/> (consultato il 20 settembre 2021).

La Trama, <http://tramette.blogspot.com/> (consultato il 10 ottobre 2021).

Stivé, Valerio, Nello studio di Silvia Rocchi, in «Fumettologica», 28 aprile 2015, <https://www.fumettologica.it/2015/04/nello-studio-di-silvia-rocchi/> (consultato il 10 ottobre 2021).

Filmografia

Eronico, Egidio, Nessuno mi troverà, Italia, Film Italia-Istituto Luce Cinecittà, 2016.

Mieli, Paolo, La seconda vita di Majorana, Italia, Rai (Rai Storia), 2019, <https://www.raiplay.it/video/2019/01/Italiani-con-Paolo-Mieli-La-seconda-vita-di-Majorana-add06b3f-3005-4deb-9782-b6ed27d7bf5e.html> (ultimo accesso il 20 ottobre 2021).

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Notes

1 A circa venti anni dall’anniversario della morte, in occasione di un convegno tenutosi a Napoli il 6 e 7 maggio 2010, si era già tentato di fare il punto dell’eredità di Sciascia, tentativo tradottosi poi negli atti curati da Caterina De Caprio e Carlo Vecce, L’eredità di Leonardo Sciascia. Atti dell’incontro di studi, 2012. Nell’ambito del presente contributo si vorrebbe attirare l’attenzione sui contributi di Domenica Perrone, Scrittura e verità, pp. 31-40, e di Pietro Frassica, Ettore Majorana, come per caso, reporter, pp. 41-47.

2 La Strada degli Scrittori <https://www.stradadegliscrittori.com/>

3 Lo illustrano già i titoli dei saggi seguenti: Il tenace concetto. Leonardo Sciascia: la letteratura, la conoscenza, l’impegno civile (2021), di Fabrizio Catalano, Alfonso Amendola ed Ercole Giap Parini, e Sciascia eretico. Storie di un siciliano scomodo (2019) di Felice Cavallaro.

4 Il saggio edito presso l’Einaudi contiene le note che sul giornale avrebbero appesantito la lettura.

5 Dopo la pubblicazione del saggio sciasciano si sono aggiunte altre piste. Per maggiori informazioni si consultino La scomparsa di Majorana: le ipotesi sul destino del fisico di Cecilia Bressanelli, in «Corriere della Sera», 29 giugno 2016, e La seconda vita di Majorana (2016) di Andrea Sceresini, Giuseppe Borello e Lorenzo Giroffi.
Nel saggio biografico di Sceresini, Borello e Giroffi si esplora del resto la pista apertasi dopo le rivelazioni fatte in una trasmissione di Chi l’ha visto?. Il saggio ha poi portato al documentario omonimo di Paolo Mieli trasmesso su Rai Storia (2019). L’anno precedente un testimone anonimo aveva rivelato che Majorana sarebbe morto il 12 ottobre 1997 dopo aver vissuto come senzatetto a Roma.

6 Alfredo Ravelli, un imprenditore (fallito) e appassionato di matematica, si rifà alle parole di Rolando Pelizza che da sempre sostiene di essere stato allievo di Majorana e di averlo incontrato in un convento nel 1958. Secondo Pelizza Majorana, che dal 1937 occupava la cattedra di professore di Fisica teorica all’Università degli Studi di Napoli, si sarebbe ritirato nella Certosa di Serra San Bruno in Calabria proprio per questa prefigurazione degli effetti disastrosi della bomba atomica. La storia della pista del ritiro si iscrive d’altronde nella storia della cosiddetta Macchina Majorana-Pelizza. La macchina, presumibilmente teorizzata da Majorana e costruita da Pelizza, avrebbe avuto la capacità di creare l’energia dal nulla senza essere collegata a nessuna fonte d’energia [Si vedano le tre pubblicazioni di Alfredo Ravelli: Il dito di Dio. Parte prima. Il fatto (2013); Il segreto di Majorana. Due uomini, una macchina (2015); 2006: Majorana era vivo! Le ultime lettere di Ettore Majorana a Rolando Pelizza (2017)]. Per una ricostruzione della vicenda postuma di Majorana si consultino, per esempio, i saggi di Giovanni Cavagnini e di Erasmo Recami, riportati nella bibliografia. Va aggiunto che nel suo saggio Cavagnini sottolinea come e quanto la memoria dello scienziato sia stata interpretata ma anche sfruttata come «simbolo di cause, idee e problemi di varia natura: la civiltà siciliana, il genio italiano, l’impegno civile dello scienziato, l’inquietudine esistenziale, la paranoia nucleare, ecc.» [Giovanni Cavagnini, Il genio introvabile. Note sulle origini del mito di Majorana (1938-75), p. 199].

7 Leonardo Sciascia, La scomparsa di Majorana, a cura di Lea Ritter Santini, pp. 53-54. L’edizione dell’Adelphi del 1997 include la traduzione in italiano della postfazione di Lea Ritter Santini all’edizione in tedesco, Der Fall Majorana. Ein philosophischer Kriminalroman, 1980.

8 Si noti che nel volume, come in molti romanzi grafici, manca la numerazione delle pagine. Conviene poi includere in questa nota una breve presentazione biobibliografica dei due autori.
Francesca Riccioni, livornese, laureatasi in fisica e comunicazione della scienza, è autrice di Galileo! Un dialogo impossibile (2009) e Enigma. La strana vita di Alan Turing (2012). Scrive di arte con lo pseudonimo Francesca Holsenn.
Silvia Rocchi, pisana, è co-fondatrice del collettivo La Trama e autrice unica di due biografie a fumetti, Alda Merini. Ci sono notti che non accadono mai (2019) e L’esistenza delle formiche (2013), quest’ultima dedicata al giornalista-autore Tiziano Terzani. Nel 2015 Rocchi ha vinto il premio Nuove Strade per Il segreto di Majorana – il Nuove Strade viene assegnato ai giovani disegnatori dal festival Napoli Comicon. (Nella bibliografia sono stati inclusi in modo leggermente sparso i titoli più rappresentativi dei due autori nella misura in cui i loro testi sono nati in seno a varie costellazioni).
Va osservato poi che in uno studio comparativo più complessivo sulla scomparsa di Majorana andrebbe incluso il documentario di Egidio Eronico, Nessuno mi troverà, nel senso che questo comprende sequenze grafiche in nero e color sabbia, cioè da film d’animazione, che fungono sia da titoli di coda che da transizione tra le altre componenti del film, quali interviste, fotografie, filmati di repertorio, lettere e saggi, componenti visive accompagnate dalla voce fuori campo che in quanto narratore extradiegetico ricostruisce la storia di Majorana, quella della scomparsa e le interpretazioni da parte di più esperti.

9 Francesca Vennarucci, Ettore Majorana e il mito del rifiuto della scienza, pp. 131-152.

10 Termine proposto da Dominique Maingueneau in Le discours littéraire. Paratopie et scène d’énonciation, pp. 52-53 e 86-87.

11 Valerio Stivé, Nello studio di Silvia Rocchi, in «Fumettologica», 28 aprile 2015. Cfr. Serena Di Virgilio, «Il segreto di Majorana»: fumetto tra storia e attualità, in «Panorama», 19 maggio 2015.

12 Cfr. Natalie Dupré e Inge Lanslots, Remediating Photography in Second-Generation Graphic Narratives: Haptic Imaginaries and Genealogies, in «New Readings», 2022, 18, pp. 134-147. La tangibilità della lettura si è prolungata nella disposizione della mostra tenutasi dal 15 maggio al 5 giugno 2015 nella galleria Adiacenze a Bologna in occasione della pubblicazione del romanzo grafico: l’istallazione e i materiali appesi si sono collegati tramite fili segnando nuovi rapporti e percorsi tra le immagini del graphic novel.

13 Benedetta Grasso, «Il segreto di Majorana»: a Graphic Novel on the Elusive Life of the Sicilian Scientist, in «i˖Italy», 16 dicembre 2015.

14 Cfr. la tipologia proposta da Scott McCloud in Understanding Comics. The Invisible Art, pp. 153-155.

15 Cfr. Leonardo Sciascia, La scomparsa di Majorana, a cura di Lea Ritter Santini, p. 49.

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Pour citer cet article

Référence papier

Inge Lanslots, « La scomparsa di Majorana: il saggio-inchiesta di Sciascia e la rivisitazione grafica di Riccioni-Rocchi a confronto »Babel, 48 | 2023, 128-141.

Référence électronique

Inge Lanslots, « La scomparsa di Majorana: il saggio-inchiesta di Sciascia e la rivisitazione grafica di Riccioni-Rocchi a confronto »Babel [En ligne], 48 | 2023, mis en ligne le 31 décembre 2023, consulté le 06 octobre 2024. URL : http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/babel/15002 ; DOI : https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/babel.15002

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Auteur

Inge Lanslots

Università di Lovanio (KU Leuven)
VICT (Traduttologia, Traduzione e Transfer interculturale)

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