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Comptes rendus

William H.F. Altman (éd.), Brill’s Companion to the Reception of Cicero

Amedeo Alessandro Raschieri
p. 219-220
Référence(s) :

William H.F. Altman (éd.), Brill’s Companion to the Reception of Cicero, Leiden – Boston, Brill, 2015, 402 p.,
149 euros /
isbn 978-90-04-23526-7

Texte intégral

1Chi cercherà una trattazione esaustiva sul problema della ricezione ciceroniana nel corso dei secoli, certo non sarà soddisfatto dal volume in esame. Chi invece vorrà trovare una guida per esplorare la questione, non potrà che considerare i saggi qui raccolti come un punto di riferimento fondamentale, soprattutto in vista di ulteriori approfondimenti. La regia di William H.F. Altman è riuscita a costruire un percorso che, nonostante l’assenza di un ordine cronologico, presenta in modo chiaro vari punti di vista inseriti in un orizzonte coerente.

2In generale, si può osservare che il confronto con Cicerone ha trovato in ogni epoca le sue ragioni più profonde non tanto nell’interesse erudito ma soprattutto nell’urgenza della contemporaneità. Da ciò derivano le diverse prospettive, raggruppate in cinque sezioni, che strutturano il volume: il rapporto ambiguo tra imitazione e critica, lo sfondo politico delle riletture ciceroniane, gli sguardi focalizzati su Francia e Germania, le dinamiche bipartite di alcuni momenti della ricezione ciceroniana e, infine, una riflessione sui momenti in cui l’opera ciceroniana costituisce il fondamento della modernità filosofica e letteraria.

3Dopo l’introduzione del curatore, il contributo di M. McLaughlin (Petrarch and Cicero. Adulation and Critical Distance) approfondisce la presenza ciceroniana nell’opera di Petrarca e conclude con la constatazione che l’umanista rappresenta il fondamento della fortuna di Cicerone nel mondo moderno. Il passo successivo porta a Montaigne: K. Eden (Cicero’s Portion of Montaigne’s Acclaim) riconosce l’influenza ciceroniana sull’autore francese non solo a livello filosofico ma anche nella costruzione retorica degli Essais. L’ultimo saggio della prima sezione riporta indietro nel tempo alla presenza di Cicerone nell’opera di Lattanzio (Lactantius as Christian Cicero, Cicero as Shadow-like Instructor): G. Kendeffy sottolinea che il pensatore cristiano consi­derava Cicerone come un terreno comune tra pagani e cristiani, funzionale alla dimo­strazione che il paganesimo fosse una falsa versione del cristianesimo.

4Si passa poi al ruolo di Cicerone nel Settecento inglese: R.G. Ingram (Conyers Middleton’s Cicero. Enlightenment, Scho­lar­ship, and Polemic) mostra come in C. Middleton l’attenzione per la figura storica e il pensiero di Cicerone nascesse dalle aspre polemiche religiose del tempo. Con il contributo di C. J. Richard (Cicero and the American Founders) dalla religione si giunge alla politica e, in particolare, all’importanza di Cicerone nel sistema educativo americano settecentesco e nella fondazione del sistema costituzionale degli Stati Uniti d’America. Per chiudere la sezione, si torna ancora una volta all’antichità e alla ricostruzione di un ruolo politico per Cicerone che A. Dessler (Cicero’s Quarrels. Reception and Modernity from Horace to Tacitus) riconosce nel Dialogus de oratoribus di Tacito e, in particolare, nella polemica tra antichi e moderni attraverso la tappa intermedia di Orazio.

5Come esempi di ricezione ciceroniana in Francia sono scelti i casi di J. Derrida e J. Carcopino. P. A. Miller (Cicero Reads Derrida Reading Cicero. A Politics and a Friendship to Come) concentra la sua attenzione sul libro Politiques de l’amitié (1994) di Derrida, in cui il filosofo offre una lettura personale del De amicitia di Cicerone e mostra una profonda sintonia con il pensatore romano. Segue la riproposizione di un saggio di C. Lévy (Ancient Texts, Contemporary Stakes. J. Carcopino as Reader of Cicero’s Letters), già pubblicato in francese nel 2006. Lo studioso, con grande passione politica e altrettanta sensibilità storica, mostra come il giudizio di J. Carcopino su Cicerone fosse influenzato dalle proprie vicende personali e dal suo ruolo pubblico durante il governo di Vichy.

6Per quanto riguarda l’ambito tedesco con un’appendice nel mondo anglosassone, W. H. F. Altman (Cicero and the Fourth Triumvirate. Gruen, Syme, and Strasburger) individua una triade di studiosi – E. S. Gruen, H. Strasburger, R. Syme – che hanno negativamente condizionato l’interpretazione della figura storica di Cicerone nel Novecento attraverso la sua contrapposizione all’azione politica di Cesare. In seguito, E. Begemann (Damaged Go(o)ds. Cicero’s Theological Triad in the Wake of German Historicism) evidenzia i limiti degli studi tedeschi sul pensiero teologico di Cicerone tra il tardo Ottocento e la prima metà del Novecento soprattutto in merito al giudizio sull’originalità del pensiero ciceroniano in confronto con le fonti greche.

7Due sono i punti di vista sulle inter­pretazioni dicotomiche dell’opera cicero­niana. C. Bishop (Roman Plato or Roman Demosthenes? The Bifurcation of Cicero in Ancient Scholarship) analizza gli autori antichi che fornirono letture parziali di Cicerone come oratore (Quinto Asconio Pediano) o come filosofo (Macrobio). J. O. Ward (What the Middle Ages Missed of Cicero, and Why), invece, si concentra sui lettori medioevali di Cicerone (in particolare Guglielmo di Malmesbury e Giovanni di Salisbury) e spiega perché, a fronte di una supervalutazione di opere retoriche come il De inventione o la Rhetorica ad Herennium, riconosciuta come autenticamente cicero­niana, non fosse attribuita altrettanta importanza alla produzione filosofica di Cicerone.

8Il volume si chiude con due contributi che mettono in luce momenti in cui Cicerone diventa il modello per la riflessione filosofica e lo stile letterario. M. Sharpe (Cicero, Voltaire, and the Philosophes in the French Enlightenment), attraverso un’attenta lettura delle opere di Voltaire, mostra come Cicerone fosse un’autorità indiscussa anche per i pensatori dell’Illuminismo. Infine, J. DellaNeva (Following Their Own Genius. Debates on Ciceronianism in 16th-Century Italy) ripercorre la questione del ciceronianismo nell’umanesimo ita­liano attraverso il dibattito tra P. Bembo e G. Pico della Mirandola: quest’ultimo, sebbene prenda le distanze dagli imitatori pedissequi di Cicerone, risulta essere il più autenticamente ciceroniano.

9Da questa rassegna, si conferma il giudizio iniziale di un volume ricco e articolato che accompagna il lettore attraverso i problemi fondamentali della ricezione ciceroniana tra antichità ed età contemporanea, non senza qualche incoerenza cronologica e forzatura contenutistica. Da ultimo, è opportuno sottolineare che, sebbene la bibliografia sia ampia e comprenda studi scritti nelle principali lingue europee, gli autori, tranne rare ma autorevoli eccezioni (E. Begemann, G. Kendeffy, C. Lévy), provengano per lo più dal mondo anglosassone e, in particolare, si senta la mancanza dei punti di vista spagnolo e italiano.

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Pour citer cet article

Référence papier

Amedeo Alessandro Raschieri, « William H.F. Altman (éd.), Brill’s Companion to the Reception of Cicero »Anabases, 27 | 2018, 219-220.

Référence électronique

Amedeo Alessandro Raschieri, « William H.F. Altman (éd.), Brill’s Companion to the Reception of Cicero »Anabases [En ligne], 27 | 2018, mis en ligne le 01 avril 2018, consulté le 08 février 2025. URL : http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/anabases/7180 ; DOI : https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/anabases.7180

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