Navigation – Plan du site

AccueilNuméros36Lire, relire la bibliothèque des ...La syngheneia giudaico-spartana l...

Lire, relire la bibliothèque des sciences de l’Antiquité

La syngheneia giudaico-spartana letta da Arnaldo Momigliano

Giuseppina Marano
p. 261-268

Texte intégral

  • 1 A. Momigliano, Prime linee di storia della tradizione maccabaica, Torino, 1931, p. 171- 172.

1«Se la storia dei Maccabei ha un’importanza decisiva nella storia dell’umanità,
perché mette per la prima volta di fronte paganesimo ed ebraismo,
anche la storia di ciò che si è pensato o fantasticato su di loro ha un valore effettivo e profondo.
[…] era in ogni caso una testimonianza della propria fede».1

  • 2 Al termine di quell’anno accademico De Sanctis si trasferì all’Università di Roma e Momigliano lo (...)
  • 3 L’opera ha visto tre diverse pubblicazioni; comparve nel 1930 per la Società Editrice del “Foro I (...)

2Nel 1930, ad un solo anno di distanza dalla laurea sotto la supervisione di Gaetano De Sanctis2, Arnaldo Momigliano predispone le basi per un progetto di studio di storia maccabaica, che purtroppo non vedrà mai la luce. Quello che rimane è una monografia, le Prime linee di storia della tradizione maccabaica3, pensata in origine come uno scritto preparatorio ad una Storia dei Maccabei. Fin dall’introduzione Momigliano tiene a chiarire che non si tratta di un lavoro di divulgazione, ma di una monografia dedicata alla soluzione di problematiche storico-filologiche sull’autorialità e la dipendenza tra le fonti di 1 e 2Maccabei.

  • 4 1Mac 12, 6-23; 14, 20-23. Per una lettura recente cf. C. Orrieux, «La ‘parenté’ entre Juifs et Sp (...)

3Nelle pagine che seguono ci si focalizza su una dibattuta questione storico-filologica, ossia la tradizione della syngheneia giudaico-spartana in 1Maccabei4, che Momigliano affronta in uno dei quattro saggi della monografia, lasciando un’impronta problematica nella storia degli studi. Vediamo dapprima quali sono le fonti in proposito.

4Due lettere, contenute una nell’altra, raccontano di una parentela tra Ebrei e Spartani attraverso la stirpe di Abramo, scoperta dagli Spartani e, nello specifico, sotto il regno di Areo I (309-265 a.C. ca.). Una lettera di Jonathan Maccabeo (161-143 a.C.) agli Spartani presuppone e cita un’altra lettera inviata al Sommo Sacerdote Onia dal re spartano Areo, attestante la syngheneia dei due popoli. Questa lettera offre una completa condivisione di beni, mentre nella lettera di Jonathan vengono accettate symmachia kai philia, che la lettera di Areo non cita affatto e vengono inviati di conseguenza a Sparta i due ambasciatori Numenio e Antipatro. In seconda battuta, quindi, è riportata la lettera di Areo a Onia, secondo la quale gli Spartani in uno scritto non meglio precisato avrebbero scoperto le origini comuni dei due popoli4.

  • 5 Si sono occupati del commento alla lettera gli editori delle Scritture o dell’opera di Giuseppe F (...)
  • 6 Il mito di Anteo presente in un frammento di Alessandro Polistore e riportato da Giuseppe Flavio (...)
  • 7 Il lessico di Stefano di Bisanzio (FGrHist 788 F 4) presenta un eponimo della Giudea, Ioudaios, c (...)
  • 8 Gen 25, 1.

5Già la critica settecentesca si è proposta di sciogliere il nodo dell’origine della leggenda secondo cui Ebrei e Spartani discenderebbero da un’unica stirpe attraverso lo studio dei miti di fondazioni spartane nel Mediterraneo, prima tra tutte Cirene, nel cui ambiente in età ellenistica ben si fondono i due elementi5. Le varianti mitiche prese in esame per spiegare la diffusione della notizia della parentela, come quella del mito di Anteo presente in Alessandro Polistore6, o quella del lessico bizantino di Stefano di Bisanzio7, pur note al Momigliano, non costituiscono il focus d’interesse del suo studio. Il saggio momiglianeo si concentra sull’analisi delle informazioni date dalle fonti e sul confronto delle testimonianze complementari, atte alla dimostrazione dell’assunto di base: entrambe le lettere sono false, quella di Jonathan redatta in contesto filomaccabaico, quella di Areo in ambito cirenaico, teoria non del tutto ancora sostenibile. Le tradizioni mitiche sono descritte rapidamente da Momigliano e non viene proposto un approfondimento sui contesti, i contenuti e i rapporti tra le tradizioni; manca ugualmente un accenno alla derivazione biblica delle informazioni di Alessandro Polistore sulla discendenza abramica8.

  • 9 Gli argomenti usati da Momigliano per provare la falsità dei due documenti non sono in tutti i ca (...)
  • 10 Jos., AJ 14, 145-146.
  • 11 1Mac 15, 16-17.
  • 12 A. Momigliano, Prime linee, Torino, 1931, p. 153.

6Il vero punto di interesse del saggio è rappresentato dalla dimostrazione della non autenticità dei due documenti presi in esame. Essa passa attraverso la ricostruzione delle informazioni date nelle due lettere e nell’incoerenza cronologica e contenutistica interna ai testi9. In particolare, l’attenzione di Momigliano si concentra sulla dipendenza nelle fonti di specifiche informazioni date nella lettera di Jonathan. Essa conosce i nomi degli ambasciatori mandati a Roma, due dei quali, Numenio e Antipatro, possono nel ritorno essersi fermati a Sparta. Difatti, Giuseppe ricorda questi nomi in un documento10, che trova riscontro in un altro passo di 1Mac11, soltanto che in Giuseppe figura come senatusconsultum, mentre in 1Mac si parla di una lettera di un «console» Lucio con ogni probabilità il pretore Lucio Valerio di Giuseppe. Momigliano risolve la diatriba in favore del senatoconsulto di Giuseppe, sebbene il ragionamento risulti aperto a più interpretazioni e, dunque, non dirimente12. Ben più solida risulta la teoria secondo cui la falsificazione non sia avvenuta a livello prettamente letterario, ma abbia una gestazione vicina e ad appannaggio del governo asmoneo, quindi legata a quegli ambienti filomaccabaici, cui dimostra di partecipare anche l’autore di 1Mac.

  • 13 Cf. M. Gargiulo, «Sulla parentela tra Ebrei e Spartani», Materia giudaica 9/1-2 (2004), p. 167-17 (...)

7Quello che nella conclusione di Momigliano andrebbe sviluppato è il fatto che la creazione di un documento, come la lettera di Jonathan, per testimoniare su un piano diplomatico l’esistenza di legami con una realtà occidentale quale Sparta sia il risultato della politica di apertura verso l’Occidente romano da parte del governo asmoneo, al quale è possibile rapportare la genesi dei due documenti. Questo bisogno di creare un legame ideologico con Sparta è stato ben individuato e reso da M. Gargiulo con un’icastica immagine: si può ritenere che la tradizione della parentela serva a costruire un passato facilmente spendibile in un contesto romano, quasi come una sorta di «patente» politico-culturale13.

  • 14 La recensione apparve in SMSR 7 (1931), p. 238-247. Inoltre, Pincherle nel 1928 entrò all’Enciclo (...)

8D’altro canto, però, non può non meravigliare che il saggio di Momigliano non abbia avuto un’ampia ricezione, nonostante rappresenti una delle pochissime trattazioni moderne e complete sull’argomento. Gran parte della critica moderna sembra non conoscere l’opera o non tener conto del carattere pionieristico del tipo di ricerca svolta da Momigliano nell’ambito della storia ellenistica e giudaica. Il dispiego di energie nel confrontare le versioni dei testi e nell’esegesi dei passi è riconosciuto, invece, anche dal primo recensore della monografia, Alberto Pincherle14, allora docente di Storia del Cristianesimo a Roma, poi rifugiatosi in Perù in quanto ebreo dopo le leggi razziali del 1938.

  • 15 A. Pincherle, SMSR 7 (1931), p. 38: «Questo libro, armonico e ben concepito, notevolissimo già pe (...)
  • 16 Ibid, p. 238.

9Il suo giudizio è particolarmente positivo15, anche se non manca di sottolineare una caratteristica evidente di questa prima opera dello storico torinese: la tendenza a intricare il discorso, a renderlo quasi illeggibile a chi non sia pratico di questioni storiche e filologiche di ampio respiro. I quattro saggi delle Prime linee si propongono come prove di bravura perfettamente riuscite e testimonianza della già grande abilità di Momigliano a districarsi tra passi, richiami e riferimenti. Difatti, nel commentare questo aspetto Pincherle scrive: «Forse l’unico appunto che si potrebbe rivolgere al Momigliano è quello di essere anche troppo acuto e troppo bravo, si ha talvolta l’impressione che egli quasi si diverta ad arruffare sempre di più la matassa, per mostrare la propria abilità nello sbrogliarla; che si compiaccia di aggravare le difficoltà per il gusto di risolverle»16.

  • 17 E. Bickerman, «Momigliano, Prime linee di storia della tradizione maccabaica», MGWJ 78 (1934), p (...)
  • 18 Una trattazione dettagliata del rapporto esistente tra i due storici è presente in A.I. Baumgarte (...)
  • 19 E. Bickerman, MGWJ 78 (1934), 312: «Durchaus Recht muß ich übrigens M. geben, wenn er gegen eine, (...)
  • 20 E. Bickerman, Studies in Jewish and Christian History, Leiden – Boston, 2007, p. 303-304: «False (...)
  • 21 Cf. E. Bickerman, From Ezra to the Last of the Maccabees, New York, 1962, p. 156; «Faux littérair (...)

10Negli stessi anni l’opera riceve la recensione di Elias Bickerman17, corrispondente dagli anni 30 e amico di Momigliano dagli anni 60, dopo la presentazione avvenuta a Londra per tramite di Emilio Gabba18. Lo sguardo di Bickerman è rivolto alle conclusioni del Momigliano sulla datazione e sull’ambiente politico-culturale dei Libri dei Maccabei. Ammette di ritenere più convincente delle ipotesi allora esistenti l’idea di Momigliano di guardare a 1Maccabei come ad un prodotto del regno di Giovanni Ircano (135-105 a.C.)19. Quasi nulla nella recensione alla monografia momiglianea è detto dallo storico del giudaismo ellenistico sulla tradizione della syngheneia, che sarà oggetto dei suoi studi sui Maccabei, ma che non confluirà mai in uno studio dettagliato e complessivo. Dalle rapide trattazioni nelle opere di Bickerman si può sostenere che egli sia in accordo con Momigliano sui rapporti tra le fonti e la costruzione ad hoc delle lettere20, ma in maniera più netta riesce ad individuare le tracce di tale tradizione e a inserirla nel quadro dei fenomeni di appropriazione e rielaborazione etnica ben testimoniati in età ellenistica21.

  • 22 Su Beloch cf. L. Polverini (ed.), Aspetti della storiografia di Giulio Beloch, Napoli, 1990; G.W. (...)
  • 23 Cf. G. Sasso, «Il ‘contributo’ di Arnaldo Momigliano (1976)», in Il guardiano della storiografia,(...)

11È ben evidente che l’intera monografia di Momigliano sia sintomatica dei suoi orientamenti culturali di quegli anni, degli indirizzi ideologici cui può essere rapportata la sua prima formazione. Egli eredita da De Sanctis il metodo della Quellenkritik, forgiata dalla storiografia tedesca dell’Ottocento, che a sua volta era stata tramandata allo storico dal suo maestro, K.J. Beloch22. Queste influenze permeano il metodo di ricerca e gli orientamenti intellettuali di Momigliano, com’è chiaro ad una prima lettura della monografia da cui è tratto il saggio scelto e com’è già stato notato per la monografia su Filippo il Macedone del 193423. L’opera è caratterizzata da una tensione irrisolta tra l’indagine più particolare, quella storico-filologica ancorata all’analisi delle fonti, e quella universalizzante, secondo cui i valori di un popolo o di un’epoca sono dialetticamente sviluppati e ripresi da quelle successive.

12Nel caso delle Prime linee di storia della tradizione maccabaica non è ancora avvenuto questo tentativo di far combaciare in un’analisi organica entrambe le istanze: egli realizza una monografia particolare, un’analisi storico-filologica, cui farà seguito una Storia dei Maccabei universale, già preparata da questo studio minuzioso sulle problematiche filologiche più ardue. Nella conclusione all’opera si riflette lo spirito con cui Momigliano immagina il rapporto tra queste due sfere, che in questo caso specifico sarebbero fisicamente separate in due libri differenti: «Molti secoli si sono portati appresso un bagaglio relativamente esiguo di tradizione storica; ma in compenso questa tradizione, conservata e trasformata non per compiacimento letterario ed erudito, bensì per intimo consentimento, era una forza operante, un esempio a cui riferirsi, una realtà da cui trarre speranza: in ogni caso una testimonianza della propria fede. In questo bagaglio le leggende che noi abbiamo cercato di studiare hanno trovato posto.».

  • 24 A. Momigliano, Prime linee, Torino, 1931, p. 171: «Questa duplice visione ha le sue salde radici (...)

13Nella visione momiglianea i primi due Libri dei Maccabei rappresentano due differenti istanze religiose, il primo più vicino all’Ebraismo, il secondo più vicino ai germi farisaici che fioriranno in terreno cristiano ed è in quest’ottica di contatto e confronto delle due opere che l’argomento riveste particolare importanza24. È probabilmente questo il motivo che spinge lo storico ad interessarsi alla realizzazione di una storia universale e particolare delle vicende maccabaiche, poiché esse si presentano già come uno dei primi spazi o una prima finestra di dialogo di istanze diverse (il Cristianesimo, l’Ebraismo, l’Impero romano) che variamente si confronteranno nella storia successiva.

14Con ogni probabilità l’esperimento in due tempi per la realizzazione di un’opera storica capace di analizzare l’universale tanto quanto il particolare fu abbandonato dal Momigliano al sopraggiungere di un progetto ben più audace: costruire un’analisi storica, come quella su Filippo, che possedesse in maniera organica e ben distribuita entrambe le caratteristiche. Questi due momenti, sia quello delle Prime linee e della Storia dei Maccabei non realizzata, ossia della separazione tra analisi storico-filologiche e opera storica universale di divulgazione, sia quello della monografia su Filippo, ossia della costruzione di un’opera che coniugasse i due diversi piani di analisi, rappresentano il percorso evolutivo del metodo momiglianeo, destinato a modificarsi e perfezionarsi negli anni successivi e, allo stesso tempo, regalano un’immagine a tinte forti della storiografia italiana di quegli anni ancora molto legata all’Altertumswissenschaft tedesca, ma già in procinto di trovare un proprio ruolo e posto nella storia degli studi.

Haut de page

Notes

1 A. Momigliano, Prime linee di storia della tradizione maccabaica, Torino, 1931, p. 171- 172.

2 Al termine di quell’anno accademico De Sanctis si trasferì all’Università di Roma e Momigliano lo seguì. Nel 1930 Momigliano fu nominato assistente, nel 1931 conseguì la libera docenza in Storia antica e dal 1932 al 1936 a lui fu poi affidato l’insegnamento di Storia greca per incarico. Sui rapporti tra De Sanctis e Momigliano e bibliografia in merito cf. L. Polverini, «Momigliano e De Sanctis», in Arnaldo Momigliano nella storiografia del Novecento, (a cura di) L. Polverini, Roma, 2006, p. 11-35.

3 L’opera ha visto tre diverse pubblicazioni; comparve nel 1930 per la Società Editrice del “Foro Italiano”; una seconda pubblicazione seguì subito la prima nel 1931 per Chiantore Editore, a Torino, prima che la casa editrice modificasse il nome in onore del fondatore (Hermann Loescher), mentre la terza fu una ristampa successiva del 1968 a cura della casa editrice Hakkert ad Amsterdam.

4 1Mac 12, 6-23; 14, 20-23. Per una lettura recente cf. C. Orrieux, «La ‘parenté’ entre Juifs et Spartiates», in R. Lonis (ed.), L’étranger dans le monde grec. Actes du colloque organisé par l’Institut d’études anciennes, Nancy, mai 1987, Nancy, 1988, p. 169-191; O. Curty, «À propos de la parenté entre Juifs et Spartiates», Historia 41 (1992), p. 246-248.

5 Si sono occupati del commento alla lettera gli editori delle Scritture o dell’opera di Giuseppe Flavio. Cf. Adnotationes in Vetus et Novum Testamentum, Amstelodami, 1641-1650 di Jean Barbeyrac, traduttore in francese dell’opera di Hugo Grotius; oppure il più recente commentario su Antico e Nuovo Testamento di Augustin Calmet (Commentaire littéral sur tous les livres de l’Ancien et du Nouveau Testament, Paris, 1707-1716). Una specifica trattazione della lettera di Areo I di Sparta spunta in un lavoro erudito composto agli inizi dell’Ottocento, che si propone di essere un esame diplomatico-storico del Conte di Barletta, nobile bolognese e napoletano, accademico pontaniano, Trojano Marulli. Il lavoro, pur stampato nel 1821, ebbe una circolazione molto bassa, considerando le poche citazioni e lo scarso numero di copie possedute dalle biblioteche italiane, ma di certo figura come il primo lavoro completo, atto a dimostrare che il documento sia realmente esistito ed abbia avuto una sua funzione specifica al di là del fine propagandistico del testo biblico e che la copia realmente fedele a quella originale sia quella di Giuseppe e non quella di 1Mac, che pure è cronologicamente precedente. Cf. T. Marulli, Esame diplomatico-storico della Lettera di Areo, re di Laconia, ad Onia II, Sommo Sacerdote degli Ebrei, del Conte Trojano Marulli, dedicato a Sua Eccellenza, il Signor D. Antonio Capece Minutolo, Principe di Canosa, ecc., Napoli, 1821.

6 Il mito di Anteo presente in un frammento di Alessandro Polistore e riportato da Giuseppe Flavio nelle AJ (FGrHist 273 F 102 = Jos., AJ 1, 239-241) è estrapolato da una variante che Alessandro dice di aver tratto dall’opera di un non meglio noto autore di nome Cleodemo o Malco. Si veda su Alessandro: Suda (Adler) I, 104, n. 1129; l’unica monografia redatta sul Polistore è quella di Freudenthal (J. Freudenthal, Alexander Polyhistor und die von ihm erhaltenen Reste jüdischer und samaritanischer Geschichtswerke, Breslau, 1875), che sebbene superata in interpretazione delle problematiche storico-filologiche, rimane ancora oggi l’opera più ampia redatta sull’autore. Per un commento più recente e complessivo sull’autore cf. W. Adler, «Alexander Polyhistor’s ‘Peri Ioudaiōn’ and literary culture in Republican Rome», in S. Inowlocki and C. Zamagni (ed.) Reconsidering Eusebius: collected papers on literary, historical, and theological issues (Supplements to Vigiliae Christianae 107), Leiden – Boston, 2011, p. 225-240. Sulla figura di Cleodemo cf. A.M. Denis (ed.), Introduction à la littérature religieuse judéo-hellénistique: (Pseudépigraphes de l’Ancien Testament), Turnhout, 2000, p. 1150-1153; O. Amitay, «Kleodemos Malchos and the origins of Africa», Mouseion 11 (2011), p. 191-219. Per quanto riguarda la variante del mito di Anteo, cf. O. Amitay, «Vagantibus Graeciae Fabulis: The North African Wandering of Antaios and Herakles», in Mediterranean Historical Review 29/1 (2014), p. 1-28, debitore di una rapida trattazione in I. Malkin, Myth and territory in the Spartan Mediterranean, Cambridge, New York, 1994, p. 181-187.

7 Il lessico di Stefano di Bisanzio (FGrHist 788 F 4) presenta un eponimo della Giudea, Ioudaios, come uno spartano; egli cita la sua fonte, un non ben attestato Claudio Iolao, ma non ne spiega l’origine mitica. Entrambe le tradizioni localizzano in ambito nordafricano storie di contatto tra l’elemento spartano e quello giudaico.

8 Gen 25, 1.

9 Gli argomenti usati da Momigliano per provare la falsità dei due documenti non sono in tutti i casi ancora sostenibili. Le due lettere (1Mac 12, 6-23) riportate l’una nell’altra anzitutto presentano un’importante discrepanza cronologica: la risposta di Jonathan perverrebbe circa 150 anni dopo la corrispondenza esistente tra Areo e Onia con un vacuum di comunicazioni e di rapporti eccessivo per risultare credibile. Sul piano contenutistico la lettera di Jonathan accetta symmachia kai philia dagli Spartani, laddove dalla lettera di Areo si evince chiaramente che gli Spartani abbiano offerto agli Ebrei fratellanza e comunanza di beni; inoltre, secondo Momigliano sarebbe rilevante che la scoperta della parentela nella lettera di Areo venga rimandata ad uno scritto non meglio noto (ἐν γραφῇ), in quanto indice della sua stessa indeterminatezza. Infine, la lettera non è presupposta dalla missiva degli Spartani a Simone Maccabeo (1Mac 14,20), considerata dal Momigliano vera. A questi argomenti, in parte accolti, in parte superati, si aggiungono oggi numerose considerazioni sulle intestazioni delle lettere e il carattere estremamente personalistico della lettera di Areo che scriverebbe da solo, a nome proprio, rompendo con i modelli delle epistole ufficiali di età ellenistica. Per uno sguardo più recente sulla falsità dei documenti, cf. C. Orrieux, «La ‘parenté’ entre Juifs et Spartiates», 169-191; O. Curty, «À propos de la parenté entre Juifs et Spartiates», p. 246-248.

10 Jos., AJ 14, 145-146.

11 1Mac 15, 16-17.

12 A. Momigliano, Prime linee, Torino, 1931, p. 153.

13 Cf. M. Gargiulo, «Sulla parentela tra Ebrei e Spartani», Materia giudaica 9/1-2 (2004), p. 167-174.

14 La recensione apparve in SMSR 7 (1931), p. 238-247. Inoltre, Pincherle nel 1928 entrò all’Enciclopedia Italiana (vi rimase sino al 1937), dove ricoprì l’incarico di direttore della sezione di Storia delle religioni e folklore e responsabile dell’Ufficio schedario. L’iniziativa raccolse adesioni da parte di buona parte degli intellettuali italiani di qualsiasi orientamento politico, nonostante il progetto di Giovanni Gentile fosse deputato a dar lustro al fascismo e all’Italia. Momigliano cominciò a collaborarvi già dal 1930 e il suo apporto crebbe e nel 1936 divenne redattore della sezione “storia antica”, fino al termine dell’impresa, nel 1937. Il suo impegno produsse più di 200 voci, tra piccole e grandi, particolarmente importanti furono quelle sull’ellenismo e sull’Impero Romano. Sull’Enciclopedia Italiana cf. G. Turi, «Il progetto della Enciclopedia», Studi storici 13, 1972, p. 129-130; O.P. Faracovi, «Scienza e filosofia nell’Encilopedia Italiana (1929-1937)», in A. Vigorelli; M. Zanantoni (a cura di), La filosofia italiana di fronte al fascismo, Milano, 2000, p. 175-176; G. Turi, Il mecenate, il filosofo e il gesuita. L’“Encilopedia Italiana” specchio della nazione, Bologna, 2002. Negli anni successivi seguirono le recensioni alle Prime linee di W. Baumgartner, Orientalistische Literaturzeitung, Berlin, 1933, p. 101 e di W. Kappler, Gnomon, München 1934, p. 214.

15 A. Pincherle, SMSR 7 (1931), p. 38: «Questo libro, armonico e ben concepito, notevolissimo già per se stesso, empie poi di meraviglia se si pensa che l’autore – discepolo di Gaetano de Sanctis – è nato nel 1908 e ha già scritto importanti articoli sparsi per varie riviste, e dimostra ora di possedere già quasi tutti i requisiti necessari ad affrontare ricerche storico–filologiche di grande difficoltà, e a valersi dei risultati conseguiti come mezzo per la ricostruzione storica vera e propria. Questioni di autenticità di documenti, di cronologie, di rapporti tra le fonti, di determinazione del loro carattere, sulle quali si è esercitata l’acribia di studiosi di gran fama, sono da lui riproposte e risolte in maniera per lo più originale, sempre con grande indipendenza di giudizio e di freschezza di osservazioni e di trattazioni, con dottrina e con acume.»

16 Ibid, p. 238.

17 E. Bickerman, «Momigliano, Prime linee di storia della tradizione maccabaica», MGWJ 78 (1934), p. 310-312.

18 Una trattazione dettagliata del rapporto esistente tra i due storici è presente in A.I. Baumgarten, Elias Bickerman as a historian of the Jews: a twentieth century tale (Texte und Studien zum Antiken Judentum = Texts and Studies in Ancient Judaism, 131), Tübingen, 2010. Gabba dedicò le sue Sather Lectures (E. Gabba, «Dionysius and the History of Archaic Rome», Berkeley, 1994) ad “Elias Bickerman/Arnaldo Momigliano/ magistris et amicis”.

19 E. Bickerman, MGWJ 78 (1934), 312: «Durchaus Recht muß ich übrigens M. geben, wenn er gegen eine, auch von mir seinerzeit geteilte Annahme daran festhält, daß I Macc. noch unter Hyrkanos I (135-105) entstanden sein muß.»

20 E. Bickerman, Studies in Jewish and Christian History, Leiden – Boston, 2007, p. 303-304: «False genealogies of this kind, associating one or other barbarian people with a city in Greece, were common in the period of Greek domination; but the author of the letter of Arius is exaggerating. In this text, which adopts the “laconic” style, the Lacedaemonians present themselves as descendants of Abraham. This is surely a little too much attery of Jewish pride.»

21 Cf. E. Bickerman, From Ezra to the Last of the Maccabees, New York, 1962, p. 156; «Faux littéraires», Rivista di Filologia e di Istruzione Classica, 101 (1973), p. 22-41; Studies in Jewish and Christian History, Leiden – Boston, 2007, p. 303-312. Dagli studi di Bickerman la syngheneia giudaico-spartana è inserita nel quadro delle altre parentele di età ellenistiche, ma egli nota che a differenza delle altre, di cui cita la pretesa parentela eneica di Romolo, in questo caso non è l’elemento barbaro che rivendica una discendenza ellenica, ma l’opposto. Ciò è spiegato da Bickerman con il forte impulso ellenizzante del partito riformatore, che aveva come obiettivo quello di assimilare la Torah all’Ellenismo; difatti, si legge in From Ezra to the Last of Maccabees, p. 156: «The reform party wished to assimilate the Torah to Hellenism; the Maccabees wished to incorporate Hellenic culture in the Torah.»

22 Su Beloch cf. L. Polverini (ed.), Aspetti della storiografia di Giulio Beloch, Napoli, 1990; G.W. Bowersock, «Beloch and the Birth of Demography», TAPhA 127 (1997), p. 373-379; F. Senatore (ed.), Pompei, Capri e la Penisola Sorrentina, Capri, 2004; L. Polverini, «Una lettera di Beloch a Mommsen (e l’iscrizione CIL X 3702)», Athenaeum 98 (2010), p. 267-270; dossier tematico su Beloch nella rivista Incidenza dell’antico 16 (2018), p. 93-302.

23 Cf. G. Sasso, «Il ‘contributo’ di Arnaldo Momigliano (1976)», in Il guardiano della storiografia, Napoli, 1985, p. 189-256. Per l’opera su Filippo, cf. A. Momigliano, Filippo il Macedone: saggio sulla storia greca del 4. secolo a.C., Firenze, 1934; ristampa anastatica con una nuova Prefazione, Milano, Guerrini & associati, 1987.

24 A. Momigliano, Prime linee, Torino, 1931, p. 171: «Questa duplice visione ha le sue salde radici nelle due prime opere che ci hanno tramandato la storia dei Maccabei, delle quali l’una, improntata a maggiore tradizionalismo, legata alla famiglia degli Asmonei, poteva essere direttamente o indirettamente più accetta agli Ebrei, l’altra libera da interessi dinastici, preoccupata solo della vita religiosa, aveva germi, che, come tanti altri germi farisaici, fiorirono non certo esclusivamente, ma soprattutto in terreno cristiano o, se si preferisce, quando fiorirono, divennero cristiani.»

Haut de page

Pour citer cet article

Référence papier

Giuseppina Marano, « La syngheneia giudaico-spartana letta da Arnaldo Momigliano »Anabases, 36 | 2022, 261-268.

Référence électronique

Giuseppina Marano, « La syngheneia giudaico-spartana letta da Arnaldo Momigliano »Anabases [En ligne], 36 | 2022, mis en ligne le 02 novembre 2024, consulté le 14 février 2025. URL : http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/anabases/14989 ; DOI : https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/anabases.14989

Haut de page

Auteur

Giuseppina Marano

Université Toulouse – Jean Jaurès
PLH-ERASME
Doctorante du projet ERC MAP
giuseppina.marano@univ-tlse2.fr

Haut de page

Droits d’auteur

CC-BY-NC-ND-4.0

Le texte seul est utilisable sous licence CC BY-NC-ND 4.0. Les autres éléments (illustrations, fichiers annexes importés) sont « Tous droits réservés », sauf mention contraire.

Haut de page
Rechercher dans OpenEdition Search

Vous allez être redirigé vers OpenEdition Search