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Historiographie
Los estudios sobre la República romana en la actualidad en España, Francia, Italia y Alemania

Per una rassegna degli studi sulla politica repubblicana in Italia nell’ultimo quinquennio (2014-2019)

Elisabetta Todisco
p. 99-128

Résumés

Les études italiennes sur la République romaine peuvent compter sur une tradition très solide (Gaetano De Sanctis, Plinio Fraccaro, Arnaldo Momigliano, Gianfranco Tibiletti, Ettore Lepore, Filippo Cassola, Marta Sordi, Emilio Gabba, Umberto Laffi, Gino Bandelli, Mario Pani et Guido Clemente). Aujourd’hui la République romaine en Italie continue de recevoir une certaine attention de la part des savants. Il s’agit d’écrits nombreux et abordant différents domaines (comme la politique, l’organisation de l’Italie romaine, les mentalités, la société, l’historiographie) unis par la centralité qu’ils réservent aux sources anciennes. De manière spécifique cet article propose une revue des études d’histoire romaine consacrées à la politique républicaine publiées au cours des cinq dernières années (2014-2019). Il est organisé par paragraphes correspondant aux sujets d’intérêt. Il n’est qu’un point de départ pour commencer à réfléchir sur la trajectoire scientifique des études sur la politique romaine républicaine en Italie et en Europe dans un avenir prochain.

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Texte intégral

1In Italia l’attuale tradizione di studi sull’età repubblicana poggia sul contributo scientifico apportato nel secolo scorso da Gaetano De Sanctis, Plinio Fraccaro, Arnaldo Momigliano, Gianfranco Tibiletti, Ettore Lepore, Filippo Càssola, Marta Sordi, Emilio Gabba, e dunque dall’ultima generazione dei loro allievi Umberto Laffi, Gino Bandelli, e i compianti Mario Pani e Guido Clemente. Questo breve richiamo solo per citare alcuni dei grandi maestri di metodo che hanno segnato e orientato lo sviluppo degli studi sulla Repubblica romana. Una poderosa e autorevole tradizione che si organizza intorno ad alcuni grandi temi, in particolare: le istituzioni e il loro sviluppo; le dinamiche della cittadinanza e la costruzione dell’Italia romana; l’esercito e la società; il pensiero politico e l’ideologia; la storiografia.

  • 1 Pani 2015.
  • 2 Suggestionato dall’intervista che Umberto Laffi aveva sottoposto al suo maestro Emilio Gabba nel (...)
  • 3 Questo il testo del questionario:1. Quali vedi come capisaldi, in generale, della tua formazione? (...)

2I lavori di questi studiosi, che pure si confrontarono in varia misura con le suggestioni metodologiche ed epistemologiche che via via maturavano anche in ambiente internazionale (dalla prosopografia alle scienze sociali) hanno un punto di raccordo nel “corpo a corpo” con la fonte antica, colta nel suo contesto di produzione ed elaborazione. Una modalità sviluppata senz’altro nell’alveo dell’Altertumswissenshaft. Questo epicentro emerge nettamente, insieme a numerose altre considerazioni e riflessioni, dalle pagine di un incisivo volumetto comparso nel 2015, dal titolo Conversazioni sulla storia1, che raccoglie nella forma della intervista, una prospettiva che potremmo definire generazionale sullo stato delle ricerche di storia antica (ma anche della Università) in Italia. Il volume in questione fu sollecitato nel 2004 da Mario Pani2,; tramite un questionario3 Pani spinse ad un bilancio i colleghi della sua generazione: quel gruppo di studiosi di Storia greca e romana, Diritto romano e Archeologia classica entrati nell’Accademia negli anni Settanta del secolo scorso, che avevano vissuto gli eventi socio-politici e le trasformazioni culturali dalla metà del secolo fino al 2014, attraversando le tre età dell’Università segnate dal Sessantotto (quella presessantottina, quella sessantottina e quella postsessantottina); erano proprio gli allievi dei grandi maestri appena citati che avevano orientato gli studi di metà secolo. Le testimonianze contenute in quel libro restituiscono la radiografia dello stato degli studi secondo la lettura di quella generazione di studiosi di cui si è detto, che concludeva la propria carriera universitaria in una istituzione completamente diversa, per struttura, mentalità e percezione sociale, da quella in cui l’aveva cominciata. Le interviste rendono disponibili quadri consapevoli e rendiconti meditati, e lasciano intuire, tra pieni e vuoti, proiezioni future. Si srotolano, attraverso le opinioni degli intervistati, cinquant’anni di storia dell’Università italiana tra atmosfere socioculturali e accadimenti politici, valutazioni dello stato degli studi, vecchi e nuovi metodi, fallimenti e successi. In qualche caso trapela dai toni degli intervistati una certa nostalgia per una università ormai inesistente; in qualche altro si colgono la tensione e la proiezione verso il disegno di una nuova fase della università e della ricerca in Italia, in cui la storia antica possa finalmente collocarsi in dialogo con le altre storie, dalla medievale alla contemporanea.

3Mi interessa fissare solo qualche passaggio di quel bilancio, per sottolinearne alcuni tratti che meritano tuttora, in Italia almeno, di essere considerati, e che valgono sia in generale per tutta la storia romana, sia più in particolare per la storia di Roma repubblicana. In più di una intervista si sottolineano gli apporti allo sviluppo della ricerca, sia del dialogo interdisciplinare, non solo con l’archeologia e la filologia, ma anche col diritto; sia dell’applicazione proficua di categorie ermeneutiche elaborate per altre fasi storiche e in altri ambiti disciplinari, quali la sociologia, l’antropologia. Al contempo si lamentano da più parti la mancanza delle conoscenze filosofiche alla base delle teorie della storia (una lacuna che negli anni Settanta condusse, come riferisce Andrea Giardina nelle conclusioni al volume, alla creazione di laboratori interni alla rivista “Dialoghi di Archeologia” e ai Seminari dell’Istituto Gramsci); l’insufficienza interpretativa di alcune pur fondamentali categorie storiografiche del secolo scorso; la deriva metodologica indotta dall’applicazione sovrabbondante di quelle categorie maturate nell’ambito socio-antropologico, il cui uso giudizioso ed equilibrato è stato foriero di significativi progressi. Infine, come ricordavo all’inizio, tutti gli Autori delle interviste convergono nell’esprimere fiducia verso un metodo storico che riconosca la centralità del documento (con ricorrenti richiami ad Arnaldo Momigliano), la cui lettura ed interpretazione risulta certamente potenziata dal ricorso a strumenti acquisiti da altre discipline.

  • 4 Mi riferisco puntualmente ai lavori prodotti da studiosi operanti in Italia, con l’esclusione per (...)
  • 5 Non si dà conto, se non rapsodicamente e per esempio, dei contributi di giuristi, filologi e arch (...)

4In questo contributo mi concentrerò, come annuncia il titolo, sui lavori pubblicati da studiosi operanti in Italia nell’ultimo lustro4, senza alcuna ambizione di esaustività; i contributi che saranno citati sono certamente solo una parte della imponderabile mole di lavori comparsi (una moltitudine a tratti soffocante e ripetitiva, complice la bulimia pubblicistica innescata da certe politiche della valutazione in Italia), disseminate in riviste, miscellanee, atti di convegno5. Le ricerche, pubblicate tra il 2014 e il 2019 (si cita in queste pagine solo qualche occasionale contributo antecedente al 2014 e posteriore al 2019) testimoniano senz’altro una certa continuità di interesse per l’età repubblicana, alimentato anche dall’attenzione di alcuni giovani studiosi, ai cui titoli, per un tentativo di proiezione verso il futuro prossimo, si darà ampio spazio in queste pagine. L’esiguità in Italia di progetti finanziati sul tema di Roma repubblicana (ma la questione del finanziamento ministeriale riguarda i progetti di storia antica tout court) non ha certamente incoraggiato la realizzazione di studi su ampia scala; la situazione attuale, pertanto, mostra una significativa e vivace diversificazione dei temi della ricerca, sebbene manchi (soprattutto nell’ambito dei temi politici) una riflessione profonda e corale che possa condurre a nuove consapevolezze.

  • 6 Desideri 2017, 27-37.

5Prima di dare corso alla rassegna di autori e titoli che occuperà questo scritto, mi sembra utile ricordare che resta tuttora uno il contributo monografico complessivo sull’età repubblicana prodotto dalla ricerca italiana: si tratta di un denso volumetto pubblicato dalla casa editrice Il Mulino nel 2010, di cui è autore Mario Pani; in esso si discutono secondo un’articolazione in quattro parti (la mentalità; la politica; la società; l’impero), più una introduzione (sulla periodizzazione) e un epilogo (sulla eredità della repubblica romana), i temi, i metodi, i contenuti e le questioni più sensibili (dai caratteri della politica all’imperialismo alla romanizzazione, per citare alcuni argomenti di grido) della storia di Roma repubblicana, in un dialogo serrato con gli studiosi di varie discipline -storici antichi e moderni, archeologi, filologi, studiosi del diritto, sociologi, antropologi-, nazionali e internazionali, del passato e contemporanei; un dialogo che non ha mancato di suscitare riflessioni proprio riguardo alla natura della Repubblica romana, che Pani lascia intravvedere attraverso un percorso che si snoda tra processi interpretativi, storia degli studi, peculiarità ed eredità della Repubblica romana inserita nella più ampia prospettiva della cultura politica occidentale6.

6Nelle pagine che seguono si darà notizia in particolar modo dei contributi scientifici sul tema della politica repubblicana, un ambito sottoposto ad una profonda riflessione negli studi internazionali; una nota sarà dedicatà a chiusura di questa parte a studi di storiografia. Una breve appendice sarà riservata agli studi sull’Italia romana e sulla sua organizzazione, in considerazione della radicata tradizione di ricerche in Italia su questi temi.

Gli studi di argomento politico

  • 7 Non darò conto in questa sede degli studi internazionali di riferimento; soltanto in qualche caso (...)

7Gli studi sulla politica, che hanno un punto di riferimento, come già accennato, nella riflessione sviluppata da Mario Pani, sono stati orientati principalmente ad individuare i caratteri di questa pratica; a seguirne gli attori, sia individui sia istituzioni; ad indagare i meccanismi dell’acquisizione e della gestione del potere; ad approfondirne i valori. Soprattutto per alcuni contenuti è stato significativo l’impulso fornito dal dibattito metodologico e contenutistico intorno alla Repubblica, sviluppatosi nella ricerca internazionale7; esso ha senz’altro promosso anche in Italia, certamente con qualche ritardo rispetto ad altre aree d’Europa, un complessivo ripensamento della storia repubblicana; era Guido Clemente nel 2013, inserendosi proficuamente nel dibattito, a sottoporre agli studiosi poche e intense pagine sulle ragioni culturali, politiche, sociologiche della disaffezione degli studi italiani dalla storia politica, indotta a suo parere dalla rottura “della stretta connessione tra la politica contemporanea e la riflessione sulla politica degli antichi”.

  • 8 Pani 2011, 7.

8Quattro anni dopo, nel 2017, con un nuovo contributo Clemente rispondeva all’urgenza di una profonda riflessione sullo stato degli studi, che ne ripercorresse criticamente la storia, attraverso la discussione dei presupposti e dei modelli interpretativi sviluppatisi dalla fine dell’Ottocento ad oggi; anima il ragionato itinerario dell’Autore la continua valutazione dell’appropriatezza del metodo della ricerca, misurata rispetto al modo in cui esso si pone (ancora una volta) nei confronti della fonte antica, da considerarsi nel contesto e nella finalità della sua elaborazione. L’intento in qualche maniera programmatico dell’intervento di Clemente è espresso anche dalla sede scelta per la sua pubblicazione: Politica Antica. Rivista di prassi e cultura politica nel mondo greco e romano (2017), rivista fondata nel 2011 da Mario Pani con l’intenzione esplicita, “di creare uno strumento in più, specifico qui per la prima volta a proposito del mondo antico, per ricerche, documentazione e riflessioni che contribuisca a recuperare, con le categorie di tempo e spazio, la totalità della politica in antico e la percezione che la informava”8.

9L’obiettivo di Pani, squisitamente metodologico, era già stato dichiarato da Giuseppe Zecchini, uno degli attuali direttori di Politica Antica, in un suo intervento nella discussione promossa dall’Istituto Italiano di Storia antica nel 2004, e pubblicata nella rivista Studi Storici nel 2006, sul noto e pluritradotto volume di Joachim Hölkeskamp del 2004 (tradotto in italiano nel 2016) Rekonstruktionen einer Republik. Die politische Kultur des antiken Rom und die Forschung der letzten Jahrzehnte; lo stesso Mario Pani ribadiva questo indirizzo di metodo in un articolo comparso su Quaderni di Storia (2007), dal titolo Storicizzare la repubblica romana: alle prese con i vari turn e retour, Pani invocava significativamente un retour de l’événement, con riferimento ad Edgar Morin (1974). Una esigenza che, a distanza di tempo, sembra ora avvertire anche la ricerca internazionale, come si coglie da attuali indirizzi di indagne.

10In qualche maniera lo stesso Pani, una decina di anni prima, aveva seguito questa prospettiva in quel volume che rimane unico nella bibliografia italiana (e non solo) a contenere la lettura complessiva della politica a Roma, La politica in Roma antica. Cultura e prassi (1997): nelle pagine di quel libro, che tutt’oggi si impongono per l’originalità dello sguardo, cultura, mentalità e pensiero politico, colti come elementi integrati della società romana, sono fatti interagire con i fatti storici, recepiti nella loro discontinuità e nel loro sviluppo. Questa impostazione attraversa una parte degli studi italiani (Clemente 2019), e si realizza nello sforzo costante, a partire dalla fonte, di porre in relazione forme, dinamiche, concettualizzazioni della politica (la totalità della politica, come appunto Pani affermava nella Presentazione del primo volume di Politica antica, emancipata da una sua lettura frammentaria) con i luoghi e il tempo, i contesti e gli eventi, ma anche le percezioni dei contemporanei (estrapolate dalle fonti) seguite anch’esse nel loro sviluppo dinamico. Si tende, lungo questa via, a garantire allo studio della politica una profondità storica, ossia un radicamento nei contesti, identità della quale è stata talora “spossessata” in tempi recenti da alcune assolute applicazioni al suo studio di categorie puramente continuiste, maturate nell’ambito delle scienze socio-antropologiche; quelle stesse categorie che quando usate con equilibrio di metodo, hanno rappresentato e continuano a rappresentare una chiave eccezionale di lettura e interpretazione di fenomeni capace di aprire nuove vie.

11Nei paragrafi che seguono si tenterà di fornire il quadro del quale si diceva della produzione scientifica in Italia in materia politica, con la collocazione dei contributi, per una maggiore facilità di classificazione, in sei grandi contenitori, che saranno da intendersi come vasi comunicanti e non come comparti a se stanti.

Fasi e personaggi

12Difficile non rilevare in quest’ultimo quinquennio un nuovo interesse di studio per la storia degli eventi (un proficuo retour?), indagati in alcuni casi nella complessità degli intrecci socio-politici ed istituzionali, attraverso gli sviluppi che li contrassegnano e i protagonisti che li solcano, seguiti quest’ultimi con un approccio prosopografico contaminato da una segnata attenzione ai contesti (politico-istituzionale, valoriale, socio-culturale) dell’azione.

13In particolare, quanto alle fasi, l’interesse per la politica della mediarepublica (certamente oggetto di un’accresciuta attenzione rispetto al passato) si è espresso in pubblicazioni dedicate a temi di interesse storiografico (vedi infra) e politico-istituzionale (vedi infra), specialmente sulle guerre puniche (Bellomo 2017). Quanto alla tardarepubblica, sono state approfondite specifiche fasi e al loro interno precisi eventi: il periodo che corre dai Gracchi a Saturnino (Balbo 2018; Balbo 2016, per la rivolta di Fregellae); l’età di Silla, esaminata nella molteplicità delle sue manifestazioni e dei suoi impatti (Muzzioli 2014; Schettino, Zecchini 2018, che raccoglie gli Atti di un Convegno internazionale promosso dall’Istituto italiano per la storia antica, in cui sono passati in rassegna i volti plurali di Silla e la carica delle sue azioni politiche; Spadavecchia 2018, sulle assegnazioni sillane; Urso 2017 e 2018, su senato e proscrizioni); la guerra civile tra Cesare e Pompeo (Canfora 2017; Pani 2017; Traversa 2018; Zecchini 2020); la fase post-cesariana e triumvirale (Canfora 2019; Cristofoli 2019).

14Tra le pubblicazioni dedicate ai protagonisti di queste fasi, nella prospettiva che anticipavo ossia come grimaldello per indagare dinamiche e fenomeni specifici dei contesti di azione, ricordo, per le monografie: Annibale (Brizzi 2014), Verre (Fezzi 2016), Spartaco, occasione per una lettura delle condizioni socio-economiche dei ceti depressi italici (Brizzi 2017); Catilina (Urso 2015; 2019; Vacanti 2018); Pompeo (Fezzi 2019); Cesare (Fezzi 2017; 2020), Marco Antonio (Cresci Marrone 2013; 2020; Cristofoli 2016; 2019), Clodio e Catone, in connessione a Cipro (Calvelli 2020).

15Numerosi anche gli articoli dedicati allo studio di singoli personaggi, anch’essi spesso opportunità per ripensamenti di fenomeni più generali o di delucidazione di tendenze, di meccanismi politici o ancora di rielaborazione della memoria storico-politica; si ricordano per il IV a.C., Tito Quinzio Cincinnato Capitolino (Mazzotta 2016); per il III secolo, Atilio Calatino (Mazzotta 2020) recuperato soprattutto attraverso il ricordo ciceroniano; per il II a.C., Appio Claudio Pulcro (Balbo 2017), L. Mummio Acaico (Raimondi 2019); per il I a.C., Gaio Cornelio, il tribuno del 67 a.C. (d’Aloja 2018); Manio, procuratore di Antonio mentre era in Oriente – che consente riflessioni sulla guerra di Perugia- (Cresci Marrone 2014); il tribuno del 90 a.C., Q. Vario Hibrida (Mazzola 2018); Marco Antonio e Cleopatra (Cristofoli 2016); Tito Pomponio Attico (Zecchini 2013; Cristofoli 2015).

16Profili politici sono anche quelli tracciati per donne emblematiche di questi anni: membri dei ceti aristocratici che si inseriscono nei giochi politici e nei meccanismi della vita pubblica di questa fase (sulle donne e il ruolo nella vita pubblica, Cenerini 2014; Rohr Vio 2017), oltrepassando i canoni di comportamento delle matrone tradizionali (Rohr Vio 2014); tra queste: Ortensia (Lucchelli, Rohr Vio 2016), Fulvia (Rohr Vio 2015), Giulia, madre di Antonio (Rohr Vio 2018). Una riflessione a parte merita Azia, madre di Augusto, capolavoro di elaborazione politica piegata all’opera di costruzione ideologica della rappresentazione del potere augusteo (Rohr Vio 2018a), una riflessione che ben si inserisce nel tema dell’uso delle donne per la legittimazione del potere maschile. Infine, una menzione merita anche la riflessione compiuta sull’impiego politico dei bambini al tempo del triumvirato, tra costruzione di alleanze e trattative politiche (Rohr Vio 2020).

Forma e funzionamento delle istituzioni

17La riflessione sulla sostanza e la forma dell’assetto repubblicano, la civitas ciceronianamente intesa quale constitutio populi, ha spinto gli studiosi a continuare ad interrogarsi su categorie giuridico-costituzionali di riferimento, tra antico e moderno (anche sul modello del volume di McIlwain sul costituzionalismo degli antichi e dei moderni, del 1947, poi in traduzione italiana nel 1990; così Pani 2010a; ma anche Capogrossi Colognesi [20142] 2009); sulla presenza di motivi costituzionali romani nella politica e nella storiografia antica (vd. infra) e, come si osserva poco oltre, sulle strutture istituzionali e le loro procedure di funzionamento, colte nei reciproci rapporti di forza e in relazione alle strutture sociali.

  • 9 Tra gli ultimi, e.g. Pina Polo, Díaz 2019 sulla questura.

18In linea con il rinnovato interesse per le magistrature, sviluppatosi nell’ambito della ricerca internazionale9, in Italia sono comparsi contributi sulla censura e sulla dittatura. La censura è analizzata nel suo intero corso, dalle sue discusse origini all’età imperiale, passando attraverso alcuni snodi – il plebiscito Ovinio; le dinamiche di II secolo e quelle tardorepubblicane, le competenze che le erano proprie, in particolare la cura morum – e cambiamenti che ne variano il peso politico (Clemente 2016; Balbo 2017; 2018a; Maiuro 2018, che esamina le modalità e il significato della registrazione censuale, anche in considerazione dei mutamenti intercorsi nel 167 a.C.).

19Passando alla dittatura, il volume, primo di una serie, raccoglie i risultati di un articolato progetto di ricerca coordinato da Luigi Garofalo (2017); si segue nello svolgersi del libro lo studio della magistratura nelle sue caratteristiche costitutive, nei suoi meccanismi di nomina, di gestione e di funzionamento; la si indaga in relazione con le altre istituzioni e con gli altri poteri della Roma repubblicana (i concilia plebis e i tribuni plebis; i comizi centuriati, soprattutto in merito alle competenze giudiziarie). Si rivede l’idea della dittatura quale strumento patrizio nato per contenere le recriminazioni plebee e la si propone quale magistratura di “concertazione” tra le istanze esistenti. Alcune considerazioni sulla natura di questo incarico “straordinario” e non “eccezionale” consentono riflessioni su dispositivi giuridici subentrati alla fine del II secolo, quale il senatoconsulto ultimo. La dittatura continua peraltro a sollecitare l’interesse degli studiosi anche in ottica comparatista, per la molteplicità di sollecitazioni che propone. La ricezione e l’eredità della dittatura romana, con il carico di ambiguità esistente tra la dittatura magistratura tradizionale, vigente fino alla fine del III a.C., e quella tardorepubblicana, che si carica di negatività associandosi alla tirannide, trovano spazio in un contributo che si concentra sulla soluzione politica della dittatura tradizionale nella costruzione di Giuseppe Garibaldi; se ne considera però, in stretta connessione, anche la ricezione in altre esperienze politiche di età moderna; si cerca, muovendosi tra le fonti, di risalire alla costruzione del mito negativo della dittatura nel corso del I a.C. (Firpo 2017).

20Sono stati pubblicati in questi anni anche contributi concentrati su caratteri peculiari di alcune magistrature ovvero sull’azione dei magistrati nella prassi in considerazione di singoli episodi presenti nella tradizione letteraria: così si potrebbero citare gli articoli sui quaestores classici e la battaglia delle Egadi (Coarelli 2014), sulla dibattuta competenza dei comizi nella nomina di Q. Fabio Massimo a dittatore o prodittatore come lo definisce Livio (Bellomo 2018), e sulle competenze finanziarie dei consoli anche in riferimento al Senato (Bellomo 2014).

21Un significativo incremento hanno ricevuto in questi anni gli studi relativi al senato, certamente anche su impulso del progetto dedicato alla Palingenesi dei senatoconsulti, coordinato da Pierangelo Buongiorno e Sebastian Lohsse (PaRoS, Palingenesie der romischen Senatsbeschlusse 509 v.Chr. - 284 n.Chr.) presso l’Università di Münster. Numerosi studiosi italiani di formazione storica, filologica e giuridica, hanno dato il loro contributo alla creazione del corpus di senatoconsulti (previsto nel progetto), attraverso la loro l’individuazione nelle fonti letterarie ed epigrafiche in lingua latina e greca (Balbo, Buongiorno, Malaspina 2018; Buongiorno, Traina 2019).

22La struttura del senatoconsulto e i suoi mutamenti tra la fine dell’età repubblicana e il primo principato sono stati oggetto di studio in contributi che ne hanno seguito l’organizzazione complessiva (Buongiorno 2016) o si sono concentrati su parti speciali che lo compongono, in particolare le clausole di autoprotezione e di autolimitazione cautelare, materia per una riflessione sempre aperta sulla funzione e il valore, legislativo o no, dei senatoconsulti (Laffi 2019). Si è tornati a discutere anche sul valore del senatoconsulto (ultimo) prodotto in situazione di emergenza per la res publica (Buongiorno 2020). Anche singoli senatoconsulti hanno occupato l’attenzione degli studiosi, con sensibilità alle linee di indirizzo politico soggiacenti: si ricordino i provvedimenti de Bacchanalibus (Gallo 2017) e le misure punitive inflitte da Roma prima ai Campani e poi ai Tarentini per aver defezionato ad Annibale (Gallo 2018); il senatoconsulto de Plarasensibus et Aphrodisiensibus del 39 a.C. (Raggi, Buongiorno 2020); i senatoconsulti di età triumvirale (Raggi 2020).

23Agli studi sui senatoconsulti si sono accompagnati quelli sull’assemblea senatoria, le sue competenze e il suo funzionamento; in particolare tra le prerogative della curia risultano oggetto di studio, quelle afferenti alla politica estera, in relazione alla sfera di competenza dei comizi nel medesimo campo (Laffi 2016), e quelle di ambito sacrale, misurate rispetto alle prerogative delle comunità locali per l’età mediorepubblicana (Gallo 2016).

24In relazione alle procedure di funzionamento del Senato, sono stati messi a fuoco il ius primae sententiae (Todisco 2016), il calendario di convocazione dell’assemblea senatoria (Todisco 2019); se ne sono seguiti i mutamenti tra II e I a.C., soprattutto in relazione alle regolamentazioni normative intervenute che sono fortemente significative dal punto di vista politico: si tratta infatti di indicatori che possono sollecitare riflessioni sulla esistenza o no di contenuti politici nello scontro tra le partes (vedi infra). Un contributo a questa riflessione giunge dallo studio degli autori de antiquitatibus ed in particolare da Varrone, maestro di saperi “costituzionali”, e per questo supporto di uomini politici autorevoli (già Pani poneva la questione nel 2006; poi Todisco 2017; 2018; 2018-2019).

25Un apporto allo studio dei meccanismi politico-istituzionali è giunto dalla ricerca su dispositivi politico-giuridici quali l’appellatio e la provocatio ad populum (Spadavecchia 2015; 2016; 2018a); quest’ultima, a partire dall’esame della tradizione letteraria, è stata interpretata come pubblica contestazione possibile solo quando un cittadino, a causa di un comportamento “manifesto” e ritenuto pericoloso dall’autorità poteva essere sanzionato immediatamente.

26Oggetto, com’è noto, di un serrato e vivace dibattito internazionale, ormai pluridecennale, è la contio, che ha trovato posto anche nella bibliografia italiana degli ultimi anni (Pani 2013; Angius 2016; 2018): se ne valorizzano il ruolo e le implicazioni partecipative di coloro che vi prendono parte, tra studio della percezione dei contemporanei e delle dinamiche di funzionamento; il discorso sfocia naturalmente nella più generale discussione sui caratteri della politica, che continua ad imperversare negli studi (sebbene con qualche denunciato affaticamento).

I caratteri, le pratiche e i contenuti

27Gli studiosi italiani si sono introdotti nel noto dibattito (già attivo in Europa) sul ruolo del popolo nelle dinamiche politiche e nei processi decisionali a Roma negli anni 2000 (principalmente Pani 2002; 2007; 2010, su posizioni che valorizzano il ruolo del popolo, senza esasperarne la centralità; Zecchini 2006); di recente era stato Guido Clemente a riprenderne le fila (2017; 2018 con una discussione del volume del 2017 di Henri Mouritsen, dal titolo Politics in the Roman Republic): i suoi lavori tornano a ribadire la necessità di recuperare per una lettura dei caratteri della politica la storia degli impatti istituzionali e politici, e dei rapporti di forza colti nella loro dimensione spazio-temporale.

28In qualche modo il tema della partecipazione ha suggerito un’altra incisiva riflessione, quella riguardante l’esistenza e il ruolo dell’opinione pubblica a Roma (Angius 2018, 2019) in sintonia con il proficuo interesse di ricerca che ha sviluppato nel 2017 il volume di Cristina Rosillo-López, Public Opinion and Politics in the Late Roman Republic. Recente è una miscellanea di contributi di studiosi internazionali in materia di “opinione pubblica” comparsa nel numero 131/2 della Rivista Storica dell’Antichità (Angius, Marcone 2019).

29La svolta linguistico-comunicativa ha incentivato pure in Italia l’interesse per lo studio della retorica e quindi delle strategie della comunicazione, promuovendo nutriti e vari percorsi di ricerca: dal valore politico della formazione retorica (Guido Clemente 2016a, sull’editto di espulsione dei retori da Roma del 92 a.C.) al suo impiego quale eccellente trampolino di lancio per gli uomini politici agli esordi della carriera (Traversa 2016); dalle forme di comunicazione nelle assemblee (Thornton 2017) o negli eserciti (sulla comunicazione relativa alla guerra nelle strutture civiche cittadine e negli eserciti, Cresci Marrone 2017; Livadiotti 2019) alle strategie di manipolazione della parola ad uso sia politico (Todisco 2016-2017; Clemente 2019, sull’uso di populus e popularis) sia giudiziario (Russo 2014; Laffi 2018, sull’attendibilità giuridica delle affermazioni di Cicerone nella pro Caecina, in materia di cittadinanza). In questa prospettiva è stringente la costruzione dell’orazione stessa, un congegno consapevolmente costruito per bruciare l’avversario, sollevare contro di lui gli animi, attraverso la costruzione di un profilo esposto alla condanna generalizzata (Cristofoli 2014, in relazione alla delegittimazione politica di Antonio nella II Filippica).

  • 10 Va ricordato il contributo alla riflessione e alla connessione di metodi e temi tra diritto e sto (...)
  • 11 Non ho inserito l’ampia bibliografia a riguardo sviluppata da studiosi del diritto e della letter (...)

30Rimanendo nell’ambito delle fonti retoriche è oggetto di studio il loro contributo al diritto romano nella prospettiva di Dario Mantovani (e.g. Mantovani 2007[2006]; 2009; ma anche già Marotta 2000)10: lo studio del diritto romano si inserisce in questo modo in una prospettiva di storia culturale più ampia, che recupera il ruolo delle concettualizzazioni, dei dati di mentalità, delle deviazioni giuridiche e dunque la storicizzazione dei processi (Traversa 2019)11.

  • 12 Vd. supra, nella sezione Fasi e personaggi.

31Tornando alla pratica politica, ad attrarre interesse sono anche le modalità della conquista e della conservazione del potere nello spazio della competizione politica; le si seguono nello svolgimento dei banchetti ad uso politico (Cresci Marrone 2016): palcoscenici performativi di alleanze, di ufficializzazione di intese, di creazione del consenso; ma le si riconoscono attraverso tatticismi volti ad adulterare la realtà, che vanno dalla manipolazione del linguaggio, richiamata poco sopra, a quella della memoria di alcuni personaggi, quali, in negativo, Fulvia o Catilina o, in positivo, di Azia12, a quella finanche delle emozioni (Traversa 2018a, che indaga le elucubrazioni ciceroniane tra tatticismo ed emotività nel 49 a.C.).

32Un annoso problema legato alla tradizionale interpretazione della politica a Roma è, com’è ben noto, la difficoltà di leggere la lotta politica non solo come teatro di conflitti per la corsa al potere personale, ma anche come terreno di scontro o di confronto per la realizzazione di contenuti inerenti la res publica e il suo funzionamento. È innegabile che alcuni motivi tornano nell’azione di più magistrati dello stesso entourage politico: li vediamo appunto concretizzati in proposte normative che lasciano intuire l’esistenza di prospettive politiche, che si inseriscono a buon titolo e concretamente nello sviluppo di questa fase, intorno alle quali possono addirittura crearsi convergenze e nuove alleanze (e.g. Todisco 2019). Tra i temi presenti nella legislazione hanno ricevuto attenzione: l’ambitio (Russo 2016; 2018), la maiestas (d’Aloja 2011; Traversa 2020); la questione agraria (Sisani 2015; Spadavecchia 2018; Balbo 2014; 2019; 2019a); le frumentationes (Fezzi 2014); il voto segreto (Mazzola 2019); la formalizzazione delle procedure di funzionamento delle istituzioni (d’Aloja 2018; Todisco 2019); la cittadinanza (Laffi 2017; 2017a; 2018).

Pensiero politico

33Un certo spazio continua a conservare in Italia lo studio del pensiero politico tra ideologia e prassi. A parte opere complessive di riferimento (Zecchini 20182 [1997]), in questi anni è continuata l’elaborazione del pensiero politico di Cicerone, tra teoria e prassi: il magistrale studio di Ettore Lepore (1954) ne costituisce ancora, per certi versi, un irrinunciabile modello.

34Numerose sono le prospettive e le domande, peraltro spesso intrecciate, alla base degli studi su Cicerone: da questioni che afferiscono alla visione più complessa e generale dell’Autore, quale la presenza o no di una carica utopica nel suo de re publica (Carsana 2015), a problematiche più squisitamente politiche, decisive in una fase come quella a lui contemporanea di destrutturazione di equilibri secolari, tra cui la forma rei publicae e i destini dello stato (Todisco 2013; Valvo 2014). Continua a sollecitare gli studiosi la sua eredità politica nel Principato (Canfora 2018).

35Alla storia delle concettualizzazioni, soprattutto politiche, indagate attraverso l’analisi lessicale e con sensibilità allo sviluppo diacronico del loro utilizzo e a quello sincronico delle variabili d’uso, ha dato in Italia un fondativo contributo Mario Pani; la ricerca continua in quest’ambito, sempre nell’orizzonte di lettura delle discontinuità prospettiche (un esempio di riferimento è oggi senz’altro in ambito internazionale l’indagine di Claudia Moatti del 2018 su res publica). Tra i concetti studiati in questi ultimi anni figurano: uguaglianza (d’Aloja 2013), odium regni (Russo 2015), providentia, temeritas (Traversa 2015; 2017) e amicitia in Cicerone (Citroni Marchetti 2017), optimus in relazione ai senatori (Clemente 2018a), mediocritas (Angius 2019), popularitas (Urso 2019a), gratia (Todisco 2019a), proditio in relazione a patria (Traversa 2020a); auctoritas (Zecchini 2020) con profonda e perspicua attenzione al valore di questo concetto adoperato in relazione all’Italia con valore di legittimazione politica in età cesariana.

Politica estera

36In coda agli studi sulla politica interna e le sue forme, conviene citare qualche studio dedicato alla politica estera di Roma e alla sua gestione.

37Si sono succeduti in questi anni approfondimenti sulle vicissitudini politiche in atto a Roma in connessione alle guerre, sullo svolgimento stesso degli eventi con le implicazioni connesse (per i rapporti di Roma con le comunità alleate italiche, Chiabà 2019; per le guerre puniche Bellomo 2017; per la guerra giugurtina Balbo 2016a) e sulle relazioni interstatali di natura diplomatica (sul valore della propaganda nelle trattative politiche e diplomatiche di Roma al tempo delle guerre nel Mediterraneo orientale, Russo 2018a; per i due trattati romano-cartaginesi Vacanti 2019).

38Sopito il dibattitto sulla natura dell’imperialismo romano (su cui in chiave storiografica Thornton 2014; 2017a), in questi anni ha sollevato interesse il tema della costruzione della repubblica imperiale, principalmente le modalità di organizzazione delle strutture di governo, l’elaborazione di tecniche attraverso cui assoggettare i territori conquistati (Vacanti 2016) ed esercitarvi il potere di controllo, l’organizzazione amministrativa (Bellomo 2017a, sull’organizzazione del comando militare a Roma in età repubblicana, cogliendo i meccanismi di evoluzione della strutturazione degli imperia): è stata l’occasione per tornare a riflettere, da un punto di vista differente, sulle basi giuridiche, amministrative, politiche su cui Roma poggiò la repubblica, prima che fosse posto in essere l’impianto di età imperiale. Questa riflessione è stata accompagnata dallo studio sulle dinamiche che portarono alla definizione geopolitica di Roma nel Mediterraneo (Firpo 2018; Zecchini 2018).

Note di storiografia

39Fecondo terreno di indagine, radicato nella tradizione italiana (Marta Sordi, Emilio Gabba, Mario Pani), lo studio della storiografia ha continuato ad essere praticato in questi anni. Oltre al complessivo volume di Giuseppe Zecchini (2016) hanno avuto seguito linee di ricerca già consolidate, concentrate sulle tecniche narrative e sulla costruzione di eventi, fenomeni, personaggi, tra storiografia e politica; si tratta di studi complessivi su singoli autori (su Polibio, Thornton 2020, con una nuova lettura del Polibio storico e politico) ovvero su specifici aspetti suoi o di una sua opera (per Polibio, Thornton 2016; 2018; Zecchini 2018a; per Cicerone e il suo uso della storia, Carsana Zizza 2017; per Sallustio, Zecchini 2018b; per Diodoro, Urso 2018a; Angius 2020; per Livio, Bellomo 2018a; per Appiano, Carsana 2013; 2018; d’Aloja 2015; per Plutarco, Carsana 2014; sul racconto repubblicano di Cassio Dione, Urso 2013, 2016; 2016a, 2019b; 2019c; Carsana 2016; per Varrone storico nel de vita populi Romani, Todisco 2016a, 2017; 2018-2019).

40Oggetto di una convergenza indipendente di interessi, sono le Historiae Philippicae di Pompeo Trogo. Risale al 2018 il contributo di Giuseppe Zecchini (2018c), per quanto riguarda le note storiche, all’edizione Les Belles Lettres relativamente ai libri XI-XXIII. Del 2019 è l’edizione italiana dell’intera opera per l’editore Rusconi con premessa di Giusto Traina, traduzione, note e commento di Alice Borgna.

Qualche breve considerazione

41La vitalità della ricerca e l’incessante pubblicazione di nuovi contributi rendono questa rassegna di per sé uno strumento che nel momento stesso in cui vedrà le stampe sarà obsoleta: numerosi altri titoli si saranno aggiunti a quelli menzionati; i titoli sfuggiti allo sguardo parziale del redattore si saranno imposti per i loro contenuti.

42Resta però l’occasione di poter scorgere indizi, nella lunga lista di nomi, titoli e temi, che dicono certamente di una ricerca in fermento a cui contribuiscono con vigore anche giovani studiosi; senza dubbio gli studi sulla politica di Roma repubblicana in Italia si sono giovati e continuano a giovarsi del contributo originale di alcuni importanti protagonisti della storia degli in quest’ambito, attivi negli ultimi vent’anni o poco più: tra loro, ricorderò il più volte menzionato Mario Pani al quale si deve una riflessione sistematica e innovativa, ancora foriera di sviluppi su temi e metodi.

43Come già rilevava in più occasioni Guido Clemente (2013; 2015) a cui si devono recenti e acuti interventi, gli studi sulla politica romana in Italia hanno attraversato, nonostante alcuni significativi e imponenti contributi, un lungo autunno, in cui, mi pare di poter affermare, a mancare non è stato tanto lo studio su aspetti e temi specifici della politica tardorepubblicana (che fossero i fatti, i personaggi, le istituzioni, i processi, gli autori e le opere), ma una riflessione che conducesse ad un ripensamento complessivo dei processi, e che avrebbe potuto offrire suggestioni motrici di nuova visione della storia di Roma repubblicana, e anche rem valore in prospettiva. Risulta chiaro dagli studi del quinquennio 2014-2019 qui censiti un vivace interesse positivamente concentrato su fatti e personaggi, spesso indagati con ottica politico-istituzionale o socio-culturale, anche con attenzione alle connessioni di mentalità e alle atmosfere culturali (sebbene non manchino talora studi percorsi da un certo descrittivismo e la tentazione di una storia per episodi e figurine) che sembrano ridare alle proposte di ricostruzione una certa profondità “storica” (rispetto ad alcune esasperazioni recenti, anche in contesto internazionale, che restituiscono pagine di storia senza storia). Una pregevole caratteristica degli studi (secondo una tradizione in continuità di atteggiamento scientifico col passato) è garantita dall’approccio storico-giuridico allo studio delle istituzioni repubblicane e delle loro procedure: se ne propone nella maggior parte dei casi una lettura che tiene conto degli impatti e degli equilibri/squilibri di potere che ne influenzano e determinano i meccanismi, tendendo prevalentemente a non cedere a tentativi di sistemazione astratta, ma a misurare il funzionamento delle istituzioni nella prassi politica. Al contempo non è mancato lo sforzo di alcuni studiosi per una interpretazione del sistema “costituzionale” romano nella sua complessità, in ragione della fragilità e della debolezza insite nella sua consistenza “fluida”.

44Ad ogni modo sembra di poter affermare che la cifra identificativa del metodo degli studi in Italia continua ad essere per la politica e per altri temi (come si leggeva nella Introduzione) la centralità delle fonti antiche (di ogni tipologia), la cui reperibilità e consultazione è oggi anche facilitata dai processi di digitalizzazione (con il rischio però sempre in agguato di letture frammentarie e rapsodiche). Lo studio delle fonti, attuato nella gran parte dei casi col supporto della formazione filologica, si è animato fruttuosamente tramite il ricorso a nuove categorie di interrogazione dei testi, acquisite anche dal dibattito e dalla riflessione internazionale (seguendo i vari turn) e nella maggior parte dei casi adoperate con equilibrio di metodo.

45La ricchezza e vivacità dei contributi, certo non sempre al riparo, come si diceva, da una faticosa ripetitività (purtroppo funzionale a meccanismi di valutazione della ricerca in atto in Italia) conforta sul futuro dei nostri studi e sullo stato di salute della ricerca; essa potrebbe trovare una certa forza di sviluppo ed esprimersi in visioni più generali in un più fervido e corale confronto tra gli studiosi (e non solo di Storia antica: è auspicabile un dialogo su alcuni temi anche con le Storie di altre fasi), il solo che potrà promuovere un salto di prospettiva. Questo intento era stato anche di Guido Clemente, studioso della storia politica repubblicana animato da spirito innovatore, come mostrano i richiami ai scuoi scritti contenuti in questo contributo. Un convegno sulla politica romana da lui voluto e organizzato ha il precipuo intento di promuovere un ripensamento sulla politica repubblicana, forse anche cercando di ricucire quello scollamento che egli stesso riscontrava “tra la politica contemporanea e la riflessione sulla politica degli antichi”: le avversità della Storia non hanno permesso che l’incontro si svolgesse in sua presenza. Esso si terrà nel prossimo ottobre. Nostro l’auspicio che i suoi risultati possano promuovere un nuovo progresso degli studi.

Appendice

L’Italia romana

46Un tema di costante interesse e di straordinaria tradizione di studi in Italia è l’organizzazione dell’Italia romana; una linea di ricerca fortemente sostenuta dalla ricca tradizione di studi epigrafici in Italia. Questo indirizzo continua a produrre significativi e validi contributi sia concentrati sulle forme giuridiche di organizzazione del territorio, sia sulla pratica amministrativa. La ricchezza di contributi può essere solo minimamente resa dai pochi titoli che qui si citano. In merito alle forme giuridiche di organizzazione del territorio italico rimangono un fondamentale strumento di confronto, per contenuti e metodo, i lavori di Emilio Gabba e Umberto Laffi; di fondamentale apporto gli studi sull’organizzazione delle aree rurali di Luigi Capogrossi Colognesi (alcuni dei quali raccolti ora in Capogrossi Colognesi 2017). Il panorama della ricerca si è arricchito in questo quinquennio di nuovi lavori su istituti ancora incerti e che necessitavano di essere riportati all’attenzione degli studiosi: l’adtributio e la contributio (Faoro 2015), la prefettura (Gallo 2018a), o di ulteriore riflessione su temi che hanno conosciuto un forte sviluppo nell’ultimo decennio quale l’organizzazione delle aree rurali (Todisco 2014).

47Uno studio costante è stato rivolto alle realtà urbane con contributi sugli assetti politico-istituzionali e socio-culturali: le magistrature romane (Sisani 2016; Evangelisti, Ricci 2017, in cui Letta 2017) o preromane (e.g. Pelloso 2017, sulla dittatura nelle magistrature italiche), lo status giuridico degli individui (Laffi 2017, per gli Italici in colonie latine e i Latini in colonie romane) e i modelli culturali (Nonnis 2019, sulla base di un’ampia rassegna sulla produzione epigrafica mediorepubblicana nel Lazio meridionale). La storia della colonizzazione e il connesso dibattito continuano ad essere coltivati in Italia come mostrano i suoi riverberi sia nella riflessione storiografica, sia nelle ricerche ricchissime di storia locale, relative a territori o città (necessiterebbe, di numerose pagine l’elenco dei lavori dedicati alle città oggetto di attenzione, ma un segno tangibile dell’ampiezza e della fecondità di questi studi è la pubblicazione in continuità dei volumi dei Supplementa Italica 2012-2019).

48Segnalo in questa sede lo studio di una regione dell’Italia romana, l’Apulia, che ha per ora preso forma in due volumi (Grelle, Silvestrini 2013; Grelle, Silvestrini, Volpe, Goffredo 2017), appunto dedicati alla storia repubblicana (il terzo in uscita sarà concentrato sulla storia dell’Apulia di età imperiale). Si tratta di un lavoro prototipico per lo studio delle altre regiones dell’Italia romana, costruito com’è sulla stretta collaborazione tra archeologi, storici e giuristi: approccio multidisciplinare irrinuneiabile per lo studio del territorio.

49Di carattere più generale sono alcuni dibattiti di lunga durata, sempre relativi all’Italia romana: tra gli altri in materia di romanizzazione un quadro serrato ed esemplare è in Bandelli 2019; ma si ricordino anche gli studi sui confini dell’Italia romana e il discusso valore del sostantivo Italia, tra percezione fisica, giuridica e culturale (Sisani 2016a; 2016b) che contribuiscono ad un dibattito sempre aperto e non ancora del tutto risolto. Recente un volume sui rapporti di Roma, prima di conquista e poi di amministrazione, con le comunità dell’arco alpino (Giorcelli 2019).

50Infine, una certa attenzione è dedicata all’applicazione degli strumenti giuridico-amministrativi esperiti in Italia alle comunità provinciali (Sisani 2018; Sisani 2018a). Un utile strumento di studio del processo criminale e civile romano nelle aree grecoparlanti è il volume di Umberto Laffi (2013) in cui sono studiati i corrispettivi greci, attestati in iscrizioni e papiri, dei termini latini adoperati per le procedure legali, civili e criminali.

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Bibliographie

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Verrico, Buongiorno, Lohsse 2019 : vd. Buongiorno, Lohsse, Verrico 2019.

Volpe, Grelle, Silvestrini, Goffredo 2017 : vd. Grelle, Silvestrini, Volpe, Goffredo 2017.

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Zecchini, Schettino 2018 : vd. Schettino, Zecchini 2018.

Zizza, Carsana 2017 : vd. Carsana, Zizza 2017.

Supplementa Italica 28-31 (2016-2019): SI 31-2019: Regio II - Apulia et Calabria. Bantia, Marcella Chelotti; Regio XI. Transpadana. Inter Novariam et Vercellas - Novariam - Inter Novariam et Aronam – Ripa Lacus Verbani occidentalis supra Aronam - Vallis Ossolae, Giovanni Mennella, Valentina Pistarino; Regio XI - Transpadana. Augusta Praetoria - Vallis Augustana inferior - Via Alpis Poeninae - Vallis Duriae Superior, Silvia Giorcelli Bersani, Mattia Balbo; SI 30-2018: Regio VII - Etruria. Perusia - Ager Perusinus, Maria Carla Spadoni, Luana Cenciaioli, Lucio Benedetti; SI 29-2017: Regio II - Apulia et Calabria. Genusia, Custode Silvio Fioriello, Anna Mangiatordi; Regio II - Apulia et Calabria. Aeclanum - Ager inter Compsam et Aeclanum, Silvia Evangelisti; Regio V - Picenum. Numana, Gianfranco Paci; Regio VI - Umbria. Trebiae, Giovanna Asdrubali Pentiti; Regio X - Venetia et Histria. Arilica - Sirmio, Riccardo Bertolazzi, Vera Guidorizzi; Supplementorum Supplementa: Regio IX - Liguria. Vada Sabatia, Eleonora Fiodi; Regio IX - Liguria. Albingaunum, Eleonora Fiodi; SI 28-2016: Regio X - Venetia et Histria. Patavium, Maria Silvia Bassignano.

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Notes

1 Pani 2015.

2 Suggestionato dall’intervista che Umberto Laffi aveva sottoposto al suo maestro Emilio Gabba nel 2009, Laffi 2009.

3 Questo il testo del questionario:1. Quali vedi come capisaldi, in generale, della tua formazione? 2. Quali studiosi riconosceresti come quelli da cui hai più appreso o che vedi come punti di riferimento in tanti anni, oltre i tuoi maestri effettivi? 3. Quale è stato il tuo rapporto con le teorie della Storia che abbiamo vissuto in questi anni e quale/i metodologie oggi privilegeresti? 4. Come vedi oggi il dibattito su alcuni nodi storiografici di tuo interesse specifico nell’interpretazione del mondo antico? 5. Nel campo degli studi vedi che qualcosa si sia ingiustamente trascurato? 6. Quale differenza/evoluzione vedresti tra l’Università della nostra formazione e l’Università della nostra docenza? 7. Come giudicare il nostro impegno universitario e civico? 8. Quale futuro vedi per l’Università e che pensi, in particolare, dei suoi criteri valutativi? 9. Quali prospettive vedi per i nostri studi storici e per quelli antichistici? 10. Come spiegheresti ad un giovane oggi il senso dello studio della storia, in generale, e antica o dell’antico in particolare? 11. Vuoi aggiungere altre considerazioni?

4 Mi riferisco puntualmente ai lavori prodotti da studiosi operanti in Italia, con l’esclusione pertanto di quelle prodotti da studiosi italiani all’estero, in ragione dell’obiettivo di questo contributo: fornire un quadro dello stato della discussione degli studi sulla Repubblica romana nelle Università italiane nell’ultimo quinquennio.

5 Non si dà conto, se non rapsodicamente e per esempio, dei contributi di giuristi, filologi e archeologi che pure discutono dell’età repubblicana, indirizzando significativamente il corso delle ricerche. I lavori citati nel testo e in bibliografia (non tutti i titoli in Bibliografia trovano spazio nel testo) sono quelli emersi da una rassegna condotta attraverso gli strumenti tradizionali della ricerca bibliografica, lo spoglio di alcune riviste, le segnalazioni dei colleghi italiani, che ringrazio, studiosi della Repubblica romana. È evidente che si tratta di una rassegna indicativa e parziale.

6 Desideri 2017, 27-37.

7 Non darò conto in questa sede degli studi internazionali di riferimento; soltanto in qualche caso se ne farà menzione cursoriamente nel testo.

8 Pani 2011, 7.

9 Tra gli ultimi, e.g. Pina Polo, Díaz 2019 sulla questura.

10 Va ricordato il contributo alla riflessione e alla connessione di metodi e temi tra diritto e storia dei Collegi CEDANT; i volumi dell’ultimo quinquennio trattano di temi imperiali e pertanto non sono qui censiti.

11 Non ho inserito l’ampia bibliografia a riguardo sviluppata da studiosi del diritto e della letteratura; un certo interesse riguarda la retorica “nascosta” in linea con gli studi internazionali (e.g. la nuova edizione LOEB, a cura di Gesine Manuwald dei frammenti dell’oratoria e i contributi esito del progetto ERC di Catherine Steel The Fragments of the Roman Republican Orators: Text, Translation and Commentary), manifestato soprattutto da studiosi di letteratura, e.g. Santorelli, Stramaglia 2015, per le declamazioni nascoste all’interno di fonti di età imperiale, con attenzione a suasorie di impianto storico (guerra annibalica; Silla).

12 Vd. supra, nella sezione Fasi e personaggi.

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Pour citer cet article

Référence papier

Elisabetta Todisco, « Per una rassegna degli studi sulla politica repubblicana in Italia nell’ultimo quinquennio (2014-2019) »Anabases, 34 | 2021, 99-128.

Référence électronique

Elisabetta Todisco, « Per una rassegna degli studi sulla politica repubblicana in Italia nell’ultimo quinquennio (2014-2019) »Anabases [En ligne], 34 | 2021, mis en ligne le 29 octobre 2023, consulté le 17 février 2025. URL : http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/anabases/12679 ; DOI : https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/anabases.12679

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Elisabetta Todisco

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