Navigation – Plan du site

AccueilNuméros31Comptes rendusDino Piovan, Tucidide in Europa. ...

Comptes rendus

Dino Piovan, Tucidide in Europa. Storici e storiografia greca nell’età dello storicismo

Luca Iori
p. 252-254
Référence(s) :

Dino Piovan, Tucidide in Europa. Storici e storiografia greca nell’età dello storicismo, postface de Ugo Fantasia, Milan et Udine, Mimesis Edizioni, 2018, 180 p., 18 € / ISBN 9788857550602.

Texte intégral

1Il libro di Dino Piovan, accompagnato da una stimolante postfazione di Ugo Fantasia, è articolato in quattro capitoli, di cui tre già pubblicati come saggi autonomi, ognuno dei quali seguito da un ricco post-scriptum con aggiornamenti bibliografici. Il volume ha il notevole merito di ricostruire la fervida stagione di studi tucididei gravitanti attorno al magistero di Gaetano De Sanctis tra le due guerre mondiali, discutendola in rapporto agli indirizzi esegetici di area tedesca e, soprattutto, nel quadro della cultura politico-filosofica italiana del primo Novecento, dominata da un lato dal consolidamento del regime fascista e, dall’altro, dallo storicismo idealista di Benedetto Croce.

2Il capitolo I, Tucidide in Germania: tra storicismo e filologia, costituisce « una premessa necessaria sul piano storio­grafico » (p. 17) all’intera monografia. Qui, Piovan ripercorre il consolidamento del « culto ottocentesco di Tucidide » (l’espressione è di Arnaldo Momigliano) all’interno della tradizione storicista ger­manica, approfondendo gli scritti di Leopold von Ranke e rintracciandovi la canonizzazione di un’immagine idealizzata di Tucidide come padre fondatore della moderna storiografia scientifica e, insieme, maestro di prosa narrativa. Sul versante opposto, l’autore illustra i principali sviluppi della questione tucididea (Thukydideische Frage), che, aperta da Franz Ullrich nel 1846, minacciava di compromettere l’unità ideologica e artistica delle Storie, minando così, alle fondamenta, il « culto tucidideo ». Degna di nota, al riguardo, è la discussione delle posizioni unitarie di Eduard Meyer e l’agile presentazione dell’opzione disgregante di Eduard Schwartz.

3Nella restante parte del libro, Piovan approfondisce la riflessione su Tucidide elaborata da De Sanctis e dai suoi allievi – Aldo Ferrabino e Arnaldo Momigliano –, raccordandola con la tradizione di studi tedesca e con il più ampio dibattito sul significato complessivo della storia greca animato dalla Griechische Geschichte di Karl Julius Beloch. Il capitolo II (Gaetano De Sanctis o Tucidide critico dell’impero) rivela la complessità delle posizioni del caposcuola. Da un lato, è percepibile in De Sanctis il rifiuto di ogni esaltazione incondizionata di Tucidide, ben evidente nelle critiche mosse all’Impero atheniese di Ferrabino (1927), colpevole di un atteggiamento oltremodo passivo nei riguardi del testo tucidideo. Dall’altro lato, tali giudizi erano temperati dal riconoscimento della grandezza dell’autore ateniese, sottolineata a più riprese nel capitolo a lui dedicato nella Storia dei Greci (1939). Quanto alla componente crociana, essa emergeva soprattutto nel trattamento della Thukydideische Frage, laddove De Sanctis – risentendo dell’approccio dell’allievo Momigliano – approfondiva l’evoluzione della storiografia tucididea in termini di « svolgimento di pensiero », valutando i problemi della stratigrafia compositiva in funzione della « formazione del pensiero storico » (p. 70-71). La caratterizzazione di un Tucidide critico dell’impero – delineata a partire dal Dialogo dei Meli – pareva inoltre inserirsi all’interno di una più generale visione etico-politica che mostrava punti di contatto con la concezione crociana della storia come storia della libertà. Tutta desanctisiana – e legata al suo intenso cattolicesimo – era invece l’individuazione, nel contesto del medesimo dialogo, di un genuino senso tucidideo del divino, non privo di coloriture provvidenzialistiche.

4L’interpretazione di Ferrabino, illustrata nel capitolo III (Un moderno interprete tucidideo: Aldo Ferrabino), si muoveva su linee completamente diverse, ma rivelava lo stesso intreccio di influenze eterogenee. Il trattamento di Tucidide nell’Impero atheniese implicava – come detto – un’adesione strettissima al resoconto antico, che portava Ferrabino a svalutare pregiudizialmente testimonianze alternative a quella delle Storie e a prescindere da gran parte della bibliografia moderna. Tale impostazione, che si sorreggeva sulla convinzione che l’opera tucididea fosse pienamente credibile, venne ribadita in un corso universitario di pochi anni successivo – Alcibiade. Esegesi di Tucidide (1931) –, nel quale l’argomentazione ferrabiniana assumeva toni apologetici. Questo atteggiamento non era tuttavia sufficiente a fare di Ferrabino un « teologo » di Tucidide, « come allora venivano definiti i sostenitori incondizionati dello storico ateniese » (p. 78). Lo studioso – osserva Piovan – non si accontentava di fondare la propria lettura della realtà antica sulla sola parola tucididea, ma approdava a un’interpretazione del tutto personale e modernizzante della storia greca che spiegava l’evoluzione politica dell’Ellade alla luce del criterio – « ben novecentesco » – « dello Stato forte come Stato forte » (p. 84), rivelando in ciò chiare convergenze con l’ideologia fascista e con l’attualismo gentiliano.

5Il quarto e ultimo capitolo (Tucidide, Momigliano e lo storicismo) prende le mosse dalla tesi di laurea di Arnaldo Momigliano – La composizione della storia di Tucidide –, discussa a Torino nel 1929 sotto la guida di De Sanctis. Il lavoro, pubblicato nel 1930, ha nell’Impero atheniese di Ferrabino un antecedente diretto, la cui influenza emerge nella fascinazione di un Tucidide scopritore della legge universale della « forza come motore della storia » (p. 103). Ciononostante, l’opera ferrabiniana costituiva solo il punto di partenza di un’analisi in realtà più complessa, che si riallacciava da un lato allo studio filologico della questione tucididea e, dall’altro, mostrava evidenti debiti nei confronti dello storicismo crociano, declinati lungo tre direttrici principali: 1) i rapporti con la storiografia di Erodoto, rispetto alla quale Tucidide costituiva un « superamento » (p. 105); 2) l’aspirazione a unificare pensiero storico e filosofia, tangibile nella convinzione che le Storie potessero spiegarsi solo all’interno del quadro intellettuale definito dalla sofistica; 3) un approccio alla Thukydideische Frage che trasformava – anticipando De Sanctis – la questione filologica in problema di pensiero. Nonostante l’influsso crociano, permanevano però, almeno nel primo Momigliano, tracce della tradizione rankiana, evidenti nell’esaltazione dell’opera di Tucidide come imperituro capolavoro storiografico. Proprio questi riferimenti all’esemplarità tucididea iniziarono a diradarsi a mano a mano che il debito con la filosofia di Croce si approfondiva e Momigliano andava elaborando, all’interno della monografia Filippo il Macedone (1934), uno schema di sviluppo storico nel quale « civiltà greca, ellenistica, giudaica, romana venivano a confluire positivamente e a riannodarsi, attraverso il Cristianesimo, con la storia e la coscienza moderne » (p. 108). In questa lettura ad ampio raggio del mondo antico, il ruolo di Tucidide risultava sensibilmente ridimensionato e la sua opera veniva interpretata come espressione di una fase storica – quella di V secolo destinata a essere sopravanzata dal progressivo incedere delle epoche successive.

6Al termine del suo complesso itinerario, l’analisi di Piovan permette insomma di chiarire, oltre ai variegati rapporti instaurati dalla scuola desanctisiana con la tradizione esegetica di area tedesca, gli stretti legami intrattenuti da De Sanctis, Ferrabino e Momigliano con il panorama politico-filosofico dell’Italia primonovecentesca. In tale ottica, com’era negli auspici dell’autore, la ricezione di Tucidide si rivela « una sorta di prisma » (p. 18) utile per ripensare la storia dell’antichistica italiana tra le due guerre come parte di una vicenda culturale più ampia, segnata dalla dialettica con la filosofia neoidealista e con il clima, oppressivo e autoritario, imposto dal fascismo.

Haut de page

Pour citer cet article

Référence papier

Luca Iori, « Dino Piovan, Tucidide in Europa. Storici e storiografia greca nell’età dello storicismo »Anabases, 31 | 2020, 252-254.

Référence électronique

Luca Iori, « Dino Piovan, Tucidide in Europa. Storici e storiografia greca nell’età dello storicismo »Anabases [En ligne], 31 | 2020, mis en ligne le 27 juin 2020, consulté le 18 mars 2025. URL : http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/anabases/11062 ; DOI : https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/anabases.11062

Haut de page

Auteur

Luca Iori

Università di Parma
luca.iori@unipr.it

Articles du même auteur

Haut de page

Droits d’auteur

CC-BY-NC-ND-4.0

Le texte seul est utilisable sous licence CC BY-NC-ND 4.0. Les autres éléments (illustrations, fichiers annexes importés) sont « Tous droits réservés », sauf mention contraire.

Haut de page
Rechercher dans OpenEdition Search

Vous allez être redirigé vers OpenEdition Search