This article reconsiders the production history of a Franco-Anglo-American animated film, Alice in Wonderland, directed in 1947-1949 by Lou Bunin, an American left-wing sculptor and puppeteer, and a friend of Diego Rivera and Tina Modotti, who fled America from the “witch hunt”. Welcomed by technicians, actors, filmmakers and producers who were either members of, or close to, the French Communist Party, Bunin brought over from the USA several animators dismissed by Walt Disney for strike action and other “black-listed” film personnel. The film was intended to inaugurate an original vein of French animation production. Filmed in two languages, it benefited from the National Credit assistance system and from distribution by the recently established UGC (formed after the state seizure of German assets, notably those of Continental), who participated in the film’s financing. In the climate of the Cold War, the film met with hostility from the right-wing press who were indignant that public funds might be used to finance an “American-Communist” film, while in the USA Walt Disney did everything possible to hinder the distribution of Bunin’s film, which fell into oblivion. Based on original research in the archives of the National Credit and other collections, as well as the examination of the press of the time, this article retraces the production and reception context of this ill-fated film.

L’articolo ripercorre la produzione, tra il 1947 e il 1949, del film d’animazione franco-anglo-americano Alice au pays des merveilles, realizzato da Lou Bunin, scultore e marionettista americano di estrema sinistra, amico di Diego Rivera e Tina Modotti, fuggito dall’America della “caccia alle streghe”. Accolto da tecnici, attori, cineasti e produttori membri o simpatizzanti del PCF, Bunin fa arrivare dagli Stati Uniti alcuni animatori licenziati da Disney a seguito dello sciopero e altri inseriti come lui nella lista nera. Il film avrebbe dovuto inaugurare una produzione d’animazione francese originale. Girato in due lingue, beneficia del sistema di sovvenzioni del Crédit national e della distribuzione della UGC da poco costituita dopo la requisizione statale dei beni tedeschi e in particolare della Continental, che partecipa al finanziamento. Nel clima della guerra fredda il film va incontro all’ostilità della stampa di destra, indignata dall’uso di fondi pubblici per un film “americano-comunista”, mentre negli Stati Uniti Disney fa di tutto per ostacolarne la distribuzione, fino a farlo cadere nell’oblio. Grazie allo studio degli archivi finora inesplorati del Crédit national e di altri fondi, oltre che allo spoglio della stampa dell’epoca, quest’articolo ricostruisce le condizioni di produzione e la sorte del film.